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Papagonìa

di Roberto Fedi
  Immagine tratta da "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman, 1956
Data di pubblicazione su web 04/04/2005  
La morte è una cosa seria. Passando gli anni, ognuno di noi si trova, senza poter fare niente, a incontrare la morte: dei genitori, soprattutto. Non so come chi legge ha, se gli è accaduto, assistito alla morte. Ci sarà stato chi ha pianto, chi l’ha accolta in silenzio, chi ha visto il mondo cadergli addosso, chi ha cercato di esorcizzarla. Chi avrà pregato. Chi avrà imprecato. Tutti, dico tutti, sanno per esperienza che se nascere è difficile, morire è ancora più difficile. Chiunque abbia assistito alla morte di una persona, sa (non lo confesserà mai, ma sa) che a un certo punto si è augurato che quello strazio finisse.

È quello che auguriamo, di cuore, al papa. Da laici, non da cattolici. Da persone che rispettano, come hanno sempre fatto, anche chi non gli piaceva. Basta. Basta con il circo che da giorni si è allestito, mediaticamente e non solo, intorno a quest’uomo (è un uomo, dopotutto). Basta con le dirette come allo stadio. Basta con le migliaia di interviste a preti, cardinali, catecumeni, sagrestani, suore, passanti, giovani, boyscouts, attori, attrici, bambini, vescovi, poveri, ricchi, politici, fedeli, infedeli, narcisisti, giornalisti, cantanti, nani, ballerine. Basta con le notizie da gossip mortuario (‘ha parlato ai giovani! miracolo’… ‘ha lasciato un messaggio alle suore…’). Basta con le inside stories  (‘si è fatto il segno della croce…’, ‘ha sorriso…’). Basta con le testimonianze di chi lo vide sui monti, sugli sci, per strada, in chiesa, a Gerusalemme, in Cadore, a cena, in aereo, allo stadio… Basta con le no-stop con attori, preti, personaggi da trivio ora compunti e cerimoniosi. Basta con i bollettini spietati sul cuore, il respiro, il rantolo. Basta con le voci del popolo che piagnucola in massa aspettando l’ultimo lavacro spettacolare nelle tendopoli allestite dal Comune di Roma. Basta con la papagonìa infinita.

Per favore. Lasciatelo morire in pace e in silenzio. Una volta tanto.


 


La locandina del film di Bergman




 
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