Largomento è tragico, serio e assolutamente profondo. Si tratta di Terri Schiavo, la donna da quindici anni in coma irreversibile in Florida, che vive in stato vegetativo permanente e per cui il marito chiede la cessazione della vita vegetativa (se si può chiamare ‘vita) che ha solo una possibilità di continuare: con laiuto delle macchine. E noto che i genitori, e una schiera di sostenitori della possibilità contraria, sono invece perché si continui quella specie di esistenza del tutto vegetale.
Non si vuole qui entrare nel problema, che ognuno risolve da sé senza manifestazioni, urla, cartelli o altro. Va solo, secondo noi, accennato al fatto che unintera Nazione, o un Paese come si potrebbe anche definire, è su queste questioni che dovrebbe interrogarsi, con una anche dolorosa presa di coscienza di ciò che è etico, o morale, o civile: dando ovviamente per scontato che la morale non può essere solo quella cattolica, né quella comunque della fede (chi ce lha), ma che esiste anche una morale laica altrettanto onesta, profonda, sostenibile. Negli Stati Uniti lo stanno facendo.
Ma vogliamo qui solo brevemente dire, sommessamente come si conviene a quel dramma, che, comunque la si pensi, non si può aprire un telegiornale con il titolo (detto e non soprascritto, per fortuna) “Terri deve morire”. Non si può per deontologia professionale, per decenza, per senso della misura. Non si può commentare così, come se si trattasse dello striscione di una partitaccia di calcio, la decisione (sofferta, immaginiamo) del giudice americano che ha accolto la richiesta (sofferta, di sicuro) del marito di, come si dice, staccare la spina: o, come sarebbe meglio dire, di finirla con quello strazio.
Non si può per mille ragioni. Emilio Fede invece lha fatto, nellapertura del Tg4 di martedì 22 marzo, alle 19.
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