drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Un biglietto perduto

di Riccardo Castellacci
  I tre registi: Ermanno Olmi, Ken Loach, Abbas Kiarostami
Data di pubblicazione su web 21/03/2005  

Tickets si distende attraverso lo scorrere di un treno, anzi di un Trenitalia, in un unico tragitto che dalla Germania conduce fino a Roma. Al suo interno, come tre vagoni contigui, i tre episodi dei diversi registi si susseguono senza una precisa soluzione di continuità, trovando nell’intreccio delle storie dei personaggi il principale elemento di coesione narrativa.

Carlo Delle Piane
Carlo Delle Piane
 

Ad aprire è Olmi, il cui sguardo si posa su un anziano professore di farmacia (Carlo Delle Piane). Olmi racconta un incontro mancato, un desiderio andato perduto insieme ai ricordi e a quello che non si è mai avuto il coraggio di dire. Fra il susseguirsi e lo slittare da una scena presente ad un ricordo passato trasfigurato dal desiderio, veniamo proiettati nel mondo rarefatto di sensazioni che afferrano il protagonista e lo fanno vacillare. L’amore per un’assistente (Valeria Bruni Tedeschi) coglie inaspettatamente il protagonista, e tale sentimento si confonde in lui con quello provato in adolescenza per una fanciulla mai conosciuta: ed è un trasalimento del cuore, un fremito che riverbera nelle parole dell’uomo, come nelle silenziose immagini di momenti solo sognati. Infine risvegliato dalle sue fantasticherie troverà il coraggio di fare ciò che l’umanità ridicola e diffidente di viaggiatori non sembra più capace di compiere: intervenire sulla realtà, riparare al danno di un soldato che nella sua malcelata freddezza ha versato il latte ad un bambino affamato, la cui storia, insieme con quella di tutta la sua famiglia di profughi in viaggio verso l’incontro col padre, seguirà l’intreccio delle tre storie.

Una carrellata su un donna grassa e affannata (Silvana De Santis) che cerca di salire sul treno preceduta da un giovane (Filippo Trojano) carico di bagagli, apre l’episodio di Kiarostami. Dopo un piccolo attimo di suspense, quando ancora i rapporti fra i personaggi non sono chiari allo spettatore, capiamo che il ragazzo accompagna la donna poiché sta svolgendo il  servizio civile. I personaggi dei film di Kiarostami li incontriamo spesso dialogare su una macchina in viaggio; qui, come ha dichiarato simpaticamente il regista, poiché il numero dei personaggi era troppo grande per un'auto, sono stati stipati nel vagone di un treno. Il regista iraniano ha certo fatto tesoro per la sua cinematografia della lezione di Viaggio in Italia di Rossellini ('53), il quale, come ebbe a dire Godard, “dimostrò che per far cinema bastavano due attori in un’auto e una macchina da presa”.

 

Silvana De Santis e Filippo Trojano
Silvana De Santis, Filippo Trojano

Le qualità migliori dei film di Kiarostami sono i momenti in cui la narrazione si allenta, si ‘squama’, e l’occhio del regista si concentra su oggetti marginali, un campo di grano (che chiama alla memoria il paesaggio iraniano, anzi ne sembra una citazione), lo sguardo di una ragazza quattordicenne. Il film mostra ancora una volta la capacità del regista di dirigere i bambini: Kiarostami non forza mai la loro recitazione, li segue e asseconda, sembra ‘appendersi’ al loro guardare. Il protagonista di questa piccola storia è Filippo (Trojano), un uomo che oscilla fra due donne opposte nei modi e nell’aspetto e che alla fine, cercando di scappare dalla matrona, si allontanerà da entrambe. Curioso notare come la sua scomparsa coincida con l’apparizione di un’altra donna ancora diversa, vestita di rosso, misteriosa e seducente, di cui non sapremo niente.

Lontano dall’Iran, Kiarostami sembra tuttavia perdere quell’universalità che ne caratterizza il linguaggio espressivo. Inoltre il suo episodio appare troppo legato al bisogno, insolito per il regista, di seguire la narrazione, lasciando poco spazio a quel divagare dello sguardo che siamo soliti ammirare nei suoi film.

 

I tre tifosi del Celtic
I tre tifosi del Celtic

 

L’episodio di Loach entra con uno stacco diretto su una porta che si chiude (quale esempio più classico di nascondimento del montaggio) e si respira fin da subito un’altra aria: qui i sentimenti si fanno strada, la partecipazione alla storia diviene parte fondamentale del modo di raccontare. Tre giovani tifosi sono in viaggio per raggiungere la partita Roma-Glasgow Celtic. Il loro viaggio prosegue scanzonato fino a quando non incontrano i personaggi delle storie precedenti, la famiglia di immigrati poveri, che ruberà loro il biglietto del treno: ciò nonostante commossi dal racconto della madre preferiranno farsi arrestare al fine di aiutarli. In un crescendo di retorica, arrivati alla stazione, mentre la famiglia riabbraccia il padre, riusciranno a scappare dalla polizia aiutati dalla complicità dei tifosi romanisti, al grido del motto del Celtic: “famosi in tutto il mondo per loro spirito amichevole”.

Se non sarà per quest’opera che i tre registi saranno ricordati, resta da dire che rispetto ad altre collaborazioni ordite dalla Fandango di Domenico Procacci (vedi il recente Eros) almeno il film presenta il tentativo di una seppur minima interazione stilistica e narrativa. Certo in Tickets nessuno dei tre sembra più a proprio agio con il mediometraggio, cadendo in incertezze narrative abbastanza inconsuete. Ma alla fine, se usciti dal cinema si ha ancora voglia di sapere se il professore darà forma e corpo ai suoi sogni o quali eventi attenderanno Filippo sceso alla stazione di Chiusi, qualcosa questo film deve pur aver messo in moto.






Tickets
cast cast & credits
 
 
  
 
Ermanno Olmi
Ermanno Olmi sul set

 







 
 
 
Abbas Kiarostami sul set
Abbas Kiarostami sul set


 

 

 






Ken Loach
Ken Loach sul set

 

 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013