Dove la musica incontra il cinema
Se a chi legge queste righe il nome Bernard Shakey dirà poco o niente, è perché non si tratta di un nome, bensì di uno pseudonimo. Per la precisione, il nomignolo fittizio dietro il quale si nasconde il cantautore americano Neil Young.
Greendale, infatti, non è proprio un film, ma la trascrizione per immagini di un album del celebre cantante. Una sorta di raffigurazione di ciò che le canzoni sanno solo suggerire, e che le immagini, al contrario, possono anche mostrare, con tutta l'immediatezza e la potenza che è loro propria. Si tratta certamente di un esperimento innovativo, sperimentale, anche coraggioso, tentato pochissime volte (forse mai) al cinema. Di norma è la musica che accompagna le immagini, elevandone la suggestione in un modo che probabilmente nessun altro medium potrebbe fare. Ma lascia sorpresi quando accade esattamente il contrario, quando cioè le immagini diventano l'accompagnamento visivo di una traccia sonora che contiene, già di per sé, un intero universo di sensazioni, storie, personaggi, temi.
Greendale è diviso in sezioni, ognuna corrispondente a una canzone. Ma, a differenza di ciò che si potrebbe pensare, le sezioni non sono staccate le une dalle altre e non vivono di vita propria. L'album sul quale si basa Greendale è infatti un cosiddetto "concept album", ovvero una raccolta di canzoni che possiedono un denominatore comune: in questo caso, a fare da filo conduttore è la storia di una famiglia di quattro persone, che vengono seguite durante i loro spostamenti e le loro peregrinazioni. Protagonista è una ragazza, accompagnata in una sorta di road movie attraverso le strade di un'America che ha il respiro dei grandi spazi e delle grandi tematiche sociali. Attraverso questo personaggio, incarnazione esemplare del mito degli hippies degli anni Settanta, Neil Young ha modo di mostrare i temi della pace e dell'ambiente, attraverso uno scontro ideologico che la ragazza stessa rappresenta nella sua opposizione estrema a un sistema codificato di valori antagonisti.
Insieme agli altri personaggi, il regista/cantante esplora un mondo famigliare che si estende, progressivamente, a un macrocosmo, fino a raccontare (questa pare la sua ambizione) l'atmosfera di un'epoca, i suoi sogni e le sue speranze, con una sincerità che spesso trascende in un ingenuo e un po' facile ideologismo di maniera. Ma ciò che conta, probabilmente, è mostrare suoni e immagini e la loro armonia univoca, cementata ancor più dalle parole delle canzoni pronunciate dagli attori, in un flusso senza soluzione di continua che avvolge lo spettatore in un'esperienza che è, comunque, nuova e diversa, e che alla fine permette di pensare al cinema come a un mezzo diverso, le cui infinite e inalterate possibilità espressive ancora non smettono di sorprendere.
Greendale, infatti, non è proprio un film, ma la trascrizione per immagini di un album del celebre cantante. Una sorta di raffigurazione di ciò che le canzoni sanno solo suggerire, e che le immagini, al contrario, possono anche mostrare, con tutta l'immediatezza e la potenza che è loro propria. Si tratta certamente di un esperimento innovativo, sperimentale, anche coraggioso, tentato pochissime volte (forse mai) al cinema. Di norma è la musica che accompagna le immagini, elevandone la suggestione in un modo che probabilmente nessun altro medium potrebbe fare. Ma lascia sorpresi quando accade esattamente il contrario, quando cioè le immagini diventano l'accompagnamento visivo di una traccia sonora che contiene, già di per sé, un intero universo di sensazioni, storie, personaggi, temi.
Greendale è diviso in sezioni, ognuna corrispondente a una canzone. Ma, a differenza di ciò che si potrebbe pensare, le sezioni non sono staccate le une dalle altre e non vivono di vita propria. L'album sul quale si basa Greendale è infatti un cosiddetto "concept album", ovvero una raccolta di canzoni che possiedono un denominatore comune: in questo caso, a fare da filo conduttore è la storia di una famiglia di quattro persone, che vengono seguite durante i loro spostamenti e le loro peregrinazioni. Protagonista è una ragazza, accompagnata in una sorta di road movie attraverso le strade di un'America che ha il respiro dei grandi spazi e delle grandi tematiche sociali. Attraverso questo personaggio, incarnazione esemplare del mito degli hippies degli anni Settanta, Neil Young ha modo di mostrare i temi della pace e dell'ambiente, attraverso uno scontro ideologico che la ragazza stessa rappresenta nella sua opposizione estrema a un sistema codificato di valori antagonisti.
Insieme agli altri personaggi, il regista/cantante esplora un mondo famigliare che si estende, progressivamente, a un macrocosmo, fino a raccontare (questa pare la sua ambizione) l'atmosfera di un'epoca, i suoi sogni e le sue speranze, con una sincerità che spesso trascende in un ingenuo e un po' facile ideologismo di maniera. Ma ciò che conta, probabilmente, è mostrare suoni e immagini e la loro armonia univoca, cementata ancor più dalle parole delle canzoni pronunciate dagli attori, in un flusso senza soluzione di continua che avvolge lo spettatore in un'esperienza che è, comunque, nuova e diversa, e che alla fine permette di pensare al cinema come a un mezzo diverso, le cui infinite e inalterate possibilità espressive ancora non smettono di sorprendere.
Cast & credits
Titolo
Greendale |
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Origine
USA |
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Anno
2003 |
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Durata
87 min. |
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Formato
35 mm. |
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Colore | |
Soggetto
Neil Young |
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Regia
Bernard Shakey |
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Interpreti
Sarah White Larry Cragg Eric Johnson Twink Brewer Pegi Young Russ Tamblyn Erik Markegard |
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Produttori
L.A. Johnson, Neil Young |
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Distribuzione
Nakajima Kanji, Kanagawaku Yokohama-City |
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Scenografia
Gary Burden, Fenice Heo, Eric Johnson, James Mazzeo |
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Sceneggiatura
Neil Young |
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Montaggio
Toshi Onuki (Neil Young) |
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Fotografia
Neil Young |
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Suono
Tim Mulligan, John Hausmann |
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Musiche
Neil Young |