La Compagnia fiorentina Kinkaleri ha proposto Esso, una pièce astratta, per un dj e due danzatori, Cristina Rizzo e Marco Mazzoni, che si alternano nel movimento, improvvisando. Ognuno di loro ha a disposizione uno spazio limitato, una striscia di tappeto posto in diagonale rispetto alla scena. La modalità in cui l'elemento coreografico viene proposto fa esplicito riferimento alle esibizioni e al gioco di sfida e competizione dei breakers e degli hip hoppers della strada. L'improvvisazione - che, pur nell'invocare serialità e casualità della composizione, non può fare a meno di attingere al vocabolario elaborato all'interno di una certa cultura del corpo e del movimento - viene colta come momento creativo per eccellenza.
L'improvvisazione non esita a mettere in gioco il corpo e l'io oggettivato in esso (Esso, come recita il titolo della pièce). È un'idea di danza per la danza, di movimento fine a se stesso che mira alla cancellazione della valenza espressiva dell'individualità e di qualsiasi intento narrativo affidato al corpo e alle sue strategie comunicative. Il corpo in movimento non deve concedere nulla allo spettatore, se non il proprio mettersi alla prova attraverso sfide ritmiche (assecondando o contrastando la musica, prendendosi a volte la libertà di non ascoltarla affatto), giochi con la gravità e sperimentazioni estemporanee su stili e qualità.
Quel che salta all'occhio, oltre alla ricchezza di risorse cinetiche degli interpreti nel formulare l'avvicendarsi di temi e variazioni in successione, è la chiarezza di elaborazione del progetto e l'austera pulizia della realizzazione che rivelano la cura nel lavoro di Kinkaleri, che è sempre un lavoro scrupoloso di tutto il gruppo anche quando solo alcuni di loro compaiono in scena. Ci si domanda perché a questa compagnia, le cui produzioni continuano a rivelare in modo chiaro l'impegno nella sperimentazione e nell'esplorazione di nuovi territori, sia stato negato quest'anno il sostegno del contributo regionale.
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