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L'esaltazione del montaggio

di F.F.
  Sean Penn e Naomi Watts
Data di pubblicazione su web 06/09/2003  

I 21 grammi sono il peso che ciascun essere umano perde nel momento del trapasso dalla vita alla morte. Per chi ci crede, il peso dell'anima. Per i cinefili, un titolo che ricorda molto il racconto sulla pesatura del fumo fatto da William Hurt in Smoke.

Intorno a un incidente di auto ruotano i destini di molte persone: Christina perde tutta la famiglia, Jack ripiomba nell'incubo del carcere e Paul può riprende la speranza di vivere. Storie di dolore cosmico e di incontri stabiliti dal fato, costruite attraverso un complicato e spezzettatissimo montaggio che incrocia personaggi e piani temporali. Ma raccontare anche solo a grandi linee la trama del film sarebbe fare un torto ai suoi autori.

Il valore del film di Inarritu sta soprattutto nella capacità di scomporre una storia in fin dei conti banale e ai limiti del melò. Poco interessato all'originalità del racconto, il giovane regista messicano, autore di un debutto folgorante con Amores Perros e di uno degli episodi del film 11'09''01, ha fatto un film molto teso, specie nella prima metà dell'opera, nella quale lo spettatore si trova del tutto spaesato, incapace di intuire se si tratti di una o più vicende incrociate.
Viene in mente l'intricata struttura di Memento che però aveva il pregio, oltre che di un plot assai più interessante, di costruire l'incredibile montaggio sfruttando l'handicap di memoria del suo protagonista. 21 grammi invece subordina l'intreccio ad un montaggio vertiginoso, vero protagonista del film, appesantito inoltre da code metafisiche poco riuscite. Districata la matassa, nonostante la grande fotografia di Rodrigo Prieto (La 25a ora, Amores Perros e Frida), il film risulta fatalmente meno avvincente, anche se lo sceneggiatore Guillermo Arriaga si è premurato di lasciare alcuni nodi da risolvere per il finale.

Il cast americano non inganni: Inarritu ha girato questo film lontano dalla protezione delle Majors hollywoodiane, che pure devono tenerlo d'occhio da parecchio. Ha prodotto in prima persona il film, girandolo in inglese, ma con una troupe in buona parte messicana. E nonostante ciò il film ha proprio difetti e pregi tipici delle grandi produzioni a stelle e strisce. Curatissimo nella forma, efficace nel mantenere la tensione narrativa, si perde in una trama fessa e semplicistica, nonostante ottimi attori.

Al messicano non fanno difetto grandi capacità visive, ma se si volesse ricomporre il film con un montaggio lineare, resterebbero in mente soprattutto le interpretazioni dei tre protagonisti. Buone quelle di Charlotte Gainsbourg e Naomi Watts, ottima quella sotto le righe di Sean Penn, mentre risulta un po' fiacco Del Toro, in grado comunque di reggere la scena con la sua sola presenza.




21 grammi
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