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Non aprite al postino

di Roberto Fedi
  Maria De Filippi
Data di pubblicazione su web 17/11/2002  
Accendere il televisore e vedere la De Filippi, almeno per chi scrive, è come uscire di casa e scoprire che ti hanno rigato la macchina: una brutta sorpresa. Sarà capitato anche a voi. Non che sia irrimediabile, si capisce (basta andare dal carrozziere), ma ci si rimane male. Ti resta dentro la brutta impressione di una cosa stridente.

Anche con Maria De Filippi i guasti sono rimediabili: basta cambiare canale e cambiarlo spesso, perché la signora Costanzo è un po' dappertutto. Ma, almeno a noi, rimane il segno di quella disarmonia. Le sue trasmissioni sono un mistero: sia pure nel triste panorama delle produzioni serali o pomeridiane dedicate a gente che ama e non si ama, si trova e si perde, si riperde e si ritrova (quelle della serie 'urla, applausi & lacrime'), le sue sono quasi eccessive, senza sfumature, tagliate con l'accetta; e lei stessa - a dire il vero - è in tema. Legnosa.

Insomma, un'aliena. Il che potrebbe andare tutto a suo merito, intendiamoci: se, in questo stato, fa un gran successo, vorrà dire che è brava. Il fatto è che la signora De Filippi in Costanzo ha perfettamente imparato dal marito che, in televisione, non c'è limite al peggio. E così, anche cambiando canale, ci si rimane - appunto - male. E allora facciamo finta di nulla e vediamo C'è posta per te.

Che si basa, come forse è noto, sulla storiella del perduto/a e del ritrovato/a. Mettiamo che ci sia una ragazza che cerca la madre, che l'ha abbandonata in tenera età non si sa bene perché. Mettiamo che la madre abiti lontano, magari all'estero. A questo punto una persona normale, in un mondo normale, avrebbe già preso un treno, un aereo, un autobus, una macchina (anche graffiata), una bicicletta, e sarebbe andata a trovarla. Magari anche per dirgliene quattro. A Canale 5 no. Qui Maria De Filippi in Costanzo chiama la ragazza e la fa un po' piangere; poi finge di mandare un postino a recapitare una lettera d'invito alla fuggiasca; che apre al postino, prende la lettera (di solito fa anche un po' la faccia sgomenta: 'oddìo, chi sarà?'), e forse - chi sa? - si presenterà in studio. Qui, seduta su un divanetto scomodo, con una bustona finta che la separa dalla ragazza, ascolta in diretta le parole dell'abbandonata. Che, ovviamente, piange. Il pubblico sgangheratamente applaude. Suspense: accetterà la fuggiasca ritrovata di abbracciare la figlia? No? delusione e singhiozzi, e disapprovazione del pubblico. Sì? applausi, urla, lacrime, grugniti, pacche sulla schiena da schiantare un bue, abbracci mozzafiato, barriti (domanda: ma non era meglio se rimanevano ognuno a casa sua, invece di fare queste figure?). Dall'altra parte, su Rai1, Gianni Morandi ce la mette tutta: canta, si sbraccia, si agita, si mette anche in mutande, ma con le lacrime spesso è partita persa.

Più o meno le cose vanno così. In un ipotetico Inferno dantesco del secolo XXI, di sicuro Raffaella Carrà avrebbe un posto d'onore. Ma almeno lei, antesignana delle lacrime da ritrovamento, aveva il merito se così si può dire di essere la prima. E poi sapeva ballare e cantare, e alla sua età non era poco. Qui invece siamo, come sempre accade agli epigoni, proprio ai cascami. Lo studio è una specie di circo (non a caso); il pubblico è rozzo; le storie banali; la presentatrice è un'aliena; le risate - quando arrivano i siparietti comici - da caserma. Sono antipatici anche i postini e le postine, che invece sarebbero un'istituzione da salvaguardare.

In un'intervista di qualche anno fa, Raimondo Vianello (uno dei pochissimi che avessero il dono dell'ironia e dell'eleganza nell'universo dell'intrattenimento televisivo) disse che gli sarebbe piaciuto presentare una trasmissione di queste. Sorpresa dell'intervistatore. "Immagini questa scena - rispose Vianello - Vado da una signora. 'Le piacerebbe sapere qualcosa di quel suo parente che non vede da trent'anni…?' 'Oh sì!!', e giù lacrime. 'Beh: è morto' ". Troppo forte.

A noi la De Filippi fa lo stesso effetto della macchina rigata. Il segno di un qualcosa che dovrebbe essere diverso, la prova della disarmonia del creato (televisivo). Ma di fronte a storie così, di quelle o quelli che vanno da lei a piangere come fontane perché il marito è scappato, la moglie l'ha buttato fuori di casa, la mamma da cinquant'anni vive all'estero, il babbo ha tagliato la corda eccetera, beh, pensiamo (citando Oscar Wilde) che ci vorrebbe proprio un cuore di pietra per non scoppiare a ridere. E noi non abbiamo di certo un cuore di pietra.


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