Mercoledì sera, 9 marzo, su Rete 4 è andata in onda la commemorazione di Alberto Castagna. Con Maurizio Costanzo a dirigere, una sedia vuota in mezzo per il fantasma del caro estinto, e un po’ d’amici a ricordare, si è celebrata la commozione.

Niente di male: ognuno ricorda come sa e può. Si sono visti spezzoni antologici (che, a dirla tutta, non sembravano poi così memorabili), si sono ascoltate testimonianze (tutte del tipo ‘mi mancherà tanto’), si sono sentite parole commosse di alcune coppie in studio, a suo tempo miracolate dal Castagna e dal suo Stranamore. Una signora ha anche detto che il miracolo, diciamo così, era durato solo un anno e mezzo, dopodiché il marito se ne era andato di nuovo. Vabbè, anche il commemorato aveva i suoi limiti, mica era Padre Pio.

Ripetiamo: niente di male. Anche se la trasmissione faceva pena, e non solo per l’argomento. Era scontata e banale. Salvo restando, per carità, il tono sincero di tutti, che hanno fatto quattro chiacchiere come si farebbe una sera a cena, solo che erano in televisione. Ma si sa che ormai la televisione non è più il medium del villaggio globale, bensì della cucina globale, della camera da letto globale, del bar globale, della toilette  globale.

Naturalmente c’è stato chi ha stigmatizzato il fatto che per tanto uomo di spettacolo, e per il suo programma più famoso, ci fossero in passato state critiche. “Sono i soliti imbecilli”, ha sentenziato bofonchiando Costanzo, sempre più arrogante anche nelle commemorazioni.

Eh no. Lo diciamo noi, che di Stranamore, guarda caso, parlammo a suo tempo non male, e così del suo conduttore: in assoluta controtendenza, come ci accade quasi sempre. Quindi, a rigor di ragionamento costanzesco, saremmo intelligenti. Beh: sentirci in quel plotone di campioni dell’intelligenza lì riuniti (Magalli, Venier, Cocuzza, Costanzo, Rita Dalla Chiesa, Balestri, Sabani, e qualcun altro di cui ci siamo scordati subito) ci ha fatto sentir male.

Facciamo quindi marcia indietro. E ci associamo, seduta stante e senza volerne al commemorato, alla più invidiabile schiera degli imbecilli.