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Non consento

di Roberto Fedi
  Mi consenta
Data di pubblicazione su web 01/03/2003  
Lo sappiamo benissimo: di certe cose sarebbe meglio non parlare. Se lo facciamo, è solo perché non vorremmo che - equivocando anche sul titolo del programma - si pensasse che chi tace acconsente, come dice il noto adagio. E quindi, scusandoci con i lettori, siamo quasi costretti a parlarne.

Ci riferiamo, come si sarà capito, al programma comico (comico???) in onda su Canale5 il venerdì: Mi consenta, regia di Pier Francesco Pingitore, con vari attori (attori???) e attrici (attrici???) fra cui Pippo Franco, Leo Gullotta, Oreste Lionello, Pamela Prati (che per noi rappresenta un notevole problema quasi espistemologico: da che cosa costei, a parte ciò che si vede e che comunque non è poco, deriverà la sua fama è veramente duro da capire), Valeria Marini (come sopra: ma lì la conoscenza del perché è più facile), e un tale che si fa chiamare Martufello e che sarebbe troppo anche in una recita parrocchiale della Ciociaria (ci scusiamo con le parrocchie ciociare).

Insomma, il cosiddetto Bagaglino. Il titolo è solo una citazione, senza senso, di un celebre intercalare del Presidente del Consiglio - da pronunciarsi ovviamente con la -e- stretta, mi consénta. No comment.

Perché questa è la caratteristica del programma: quella di mettere in scena le parodie di personaggi preferibilmente della politica e in genere famosi (sarebbe più appropriato dirli 'famigerati'), imitati come peggio non si potrebbe neanche alla Corrida; e non per farne la satira, ma anzi per esaltarli, più o meno. Per renderli simpatici, familiari, insomma 'de noantri': perché naturalmente semo a Roma. Si tratta, diciamo, di una satira che una volta si sarebbe definita 'di regime', e che ora si può definire 'di regime' lo stesso. Intendendo però con l'espressione una specie di regime che equivale piuttosto a un costume di vita: vasto, onnicomprensivo, asfissiante a 360 gradi (come dicono tutti quelli che non sanno a che santo votarsi); e che si manifesta in modi banali, approssimativi, sbracati, sguaiati, sgraziati, volgari, ignobili, maleducati, arroganti, screanzati, urlati, incivili, incolti, sciatti, rozzi, insolenti, triviali, grossolani, grevi, scurrili, sboccati, provinciali, buzzurri, mediocri, ignoranti, zotici, pecorecci (si potrebbe continuare per mezz'ora), insomma da veri tangheri: e però esibizionistici. In una parola: l'Italia, oggi.

Non si tratta, neanche, della riproposta dell'avanspettacolo d'un tempo. Che non abbiamo l'età per ricordare, ma dal quale comunque sono usciti, tanto per fare qualche nome, dei veri e propri geni del comico da Totò fino - scendendo parecchio - a Billi & Riva. E non si parli per carità di travestimento carnevalesco, che (dopo Bachtin è chiaro a tutti) non è altro che la rappresentazione tragica della realtà rovesciata nella sua parodia. In realtà questi qua non sono nemmeno tristi: sono squallidi.

Le carrellate sul pubblico che si sganascia dal ridere sono indicative: da Gian Pier Galeazzi a qualche altro ospite in prima fila che è bello non menzionare, non si sa bene se quelli lì spaparanzati siano proprio loro o le loro malriuscite imitazioni ad opera di qualche guitto di periferia degradata.

Non si capisce altrimenti come gente apparentemente intelligente almeno per contratto (giornalisti, stilisti, attori…) possa ridere fino a sbellicarsi per scenette come la seguente, fra il pessimo imitatore di un Berlusconi vestito da cardinale (Oreste Lionello) e quello di Fini (scegliamone a caso una fra le tante): Fini: "Se non si risolve questa faccenda della Rai, io mando tutto a monte" - Berlusconi: "Hai certamente ragione. Te l'appoggio!" (risate grasse). Fini: "Quel Bossi è diventato insopportabile" - Berlusconi: "Ti ha rotto le palle?" - Fini: "Sì" - Berlusconi: "Due o quattro?" - Fini: "Sedici" - Berlusconi: "Fermiamoci lì che 17 porta iella" (risate e applausi). Seguono parolacce a josa e doppi sensi sul "pazzo", con Gullotta travestito da fanciulla tedesca con gli zoccoli di legno e accento come nelle barzellette da caserma. Basta così.

Ci scusiamo con i lettori. All'inizio della trasmissione di venerdì scorso, la Marini (vedi sopra) ha letto un compitino e ha ricordato Alberto Sordi, dedicandogli lo spettacolo. Ne è seguita regolare standing ovation. Dovunque si trovi, speriamo che il grande attore non li perdoni. Questi sanno benissimo quello che fanno.



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