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Novecento (avanti Cristo)

di Roberto Fedi
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Data di pubblicazione su web 08/04/2003  
Durante una delle tante trasmissioni di commento al Festival di Sanremo, Pippo Baudo reagì con una certa vivacità a chi lo accusava, molto bonariamente, di fare trasmissioni un po' troppo facili, per un pubblico dalla bocca buona e che si accontentava di poco: cosa che, secondo alcuni, aveva causato il drastico flop di ascolti del Festival. Disse che non era assolutamente vero: e per provarlo citò per l'appunto Novecento.

E quindi diamogli un'occhiata: Raiuno, il giovedì, alle 20.55 (seconda serie). Una trasmissione che in astratto sarebbe tutt'altro che banale, per ripercorrere in modi non paludati un po' di storia del secolo appena trascorso. Impresa nobile, dato che come dicono tutti siamo un paese privo di memoria, che non ricorda nemmeno la ragione delle sue feste nazionali.

Normalmente (ci riferiamo per esempio alla puntata di giovedì 3 aprile) la trasmissione è divisa in sezioni: c'è quella comica, quella di intrattenimento, quella dedicata a un anno di cui si rievoca un fatto particolarmente importante. Ci sono dei concorrenti 'celebri' (attori, attorucoli, attrici, attricette, registi, registucci) che debbono rispondere a qualche quizzettino, e che naturalmente (e ridài!) sono lì per farsi pubblicità e basta.

Già questo incrina le buone intenzioni: ma è mai possibile che la Rai debba regalare pubblicità a un sacco di gente? E almeno i personaggi fossero simpatici. Con rare eccezioni (talmente rare che non ce ne ricordiamo neanche una) questi qua, con una certa condiscendenza, se ne stanno lì a batticchiare le mani, a fare qualche domandina agli ospiti, e a farsi vedere. Quando li inquadra la camera, sorridono compiaciuti di sé. Stop.

Ci sono degli ospiti, che si raccontano. Questa volta tre caratteristi del cinema d'un tempo: Maria Pia Casilio, Giacomo Furia e Marisa Merlini. Che lasciano il tempo che trovano, naturalmente. Non perché non siano bravi o magari anche gradevoli, ma li abbiamo visti talmente tante di quelle volte (a parte la Casilio), li abbiamo sentiti raccontare tanti aneddoti (la Merlini), insomma li conosciamo così bene che ormai non ne possiamo più. E poi: che c'entrano con il Novecento?

Si fanno vedere dei filmati d'epoca. Si commentano con gli ospiti, infiorettandoli con le solite banalità e con domande da far cadere le braccia (come era fatto Totò? era galante? era generoso? e naturalmente si fa sentire Malafemmina). Ricky Tognazzi chiede alla Merlini se ha mai avuto 'storie' (pardon) con i suoi partner cinematografici. Domanda sottile, come si vede. La Merlini risponde che sì, una volta per soli due mesi con Anthony Franciosa, dopodiché lui se la squagliò. Applauso scrosciante, non si capisce se alla Merlini o al fuggiasco. Di banalità in banalità - o peggio - si arriva alla sezione 'storica', e si rievoca il sequestro di un bambino nel 1990, riferendosi esplicitamente al Salvatores e all'Ammaniti di Io non ho paura, che certo non hanno bisogno di pubblicità - che però, comunque, non è mai troppa.

Qua e là qualche filmato d'epoca, ogni tanto una notiziola spicciola. Si ricorda che nel 1990 morirono Pertini e Ugo Tognazzi, ma neanche una parola per Moravia (ce ne sarebbero anche altri, ma sorvoliamo). Si ricorda che in quell'anno si ballava la lambada (accidenti che notizia), ma non che il 2 agosto 1990 Saddam invase il Kuwait - e scusate se è poco. Si fa vedere un brano di Umberto D. e si applaude la Casilio, ma niente si dice del protagonista, l'eccezionale professor Carlo Battisti. Alla fine appare il cosiddetto professor Umberto Broccoli, che non si capisce bene cosa ci faccia in video (e che è anche supponente). Costui fa vedere una decina scarsa di orologi d'epoca, non si sa perché, fra cui uno così diffuso da essere, a suo dire, 'mitologico' (forse voleva dire mitico).

Fine. Se questo è un programma di approfondimento o almeno di recupero memoriale, stiamo freschi. È un modello vecchio, come, visto che siamo in tema di ricordi, certe macchinacce di qualche decennio fa, che sbarrocciavano da tutte la parti. È fatto di cose già viste, di filmati che sappiamo a memoria, di personaggi che sono da anni nelle compagnie di giro della Rai. Condotto da uno che, ci dispiace dirlo, qualsiasi cosa faccia o dica sembra che sia sempre a Sanremo. Basta, per pietà.


Novecento

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