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Non ci resta che ridere

di Roberto Fedi
  Il cast del programma
Data di pubblicazione su web 13/07/2003  
Secondo un vecchio adagio, mai troppo lodato, far ridere è molto più difficile che far piangere. Chissà chi l'avrà espresso per primo, ma si direbbe che l'abbia fatto dopo un paio di serate davanti alla televisione. Per esempio un giovedì sera, verso le 23 e dieci, su Rai Tre. Il titolo del programma, profetico come pochi e come pochi da sottoscrivere in toto, è BRA. Che vuol dire - che spiritosi - Braccia rubate all'agricoltura. È l'unica cosa azzeccata di un'ora imbarazzante.

Si tratterebbe ahimè della nuova striscia satirica di Rai Tre, con la cosiddetta "Fattoria dei comici" creata da Serena Dandini. Sulle cui qualità comiche anche in passato deve esserci stato più di un equivoco: il fatto che una presentatrice ridesse sempre mica vuol dire che facesse ridere. Questi qua si impegnano, dal Piccolo Jovinelli di Roma, a farci sorridere, in giorni in cui il convento offre poco. Lo stesso giorno che abbiamo preso in esame (il 10 luglio), per dire, su Canale 5, Maurizio Costanzo, sempre più ripiegato su se stesso e indisponente, dedicava un'intera trasmissione al caldo - quando si dice stare sulla notizia.

Quindi strapparci un sorriso sarebbe da applauso a scena aperta. Il fatto è che questi qui non farebbero ridere neanche un isterico che avesse sniffato del gas esilarante. E come succede ai 'comici' (pardon) che non fanno ridere mai, invece di prenderne atto e cambiare mestiere - magari passando a qualche trasmissione che fa piangere - i tristanzuoli perseverano; anzi, stanno in scena di più; anzi, fanno mettere in platea uno pseudo pubblico di amici e parenti (si suppone) che seppure a stento una risatina benevola la esalano, aumentando il nostro stupore. Anzi, fanno di peggio: urlano. Che è l'ultima spiaggia del 'comico' disperato e disperante, un po' come quando - ci avrete fatto caso - chi non sa una parola per esempio d'inglese parla a voce alta quando un turista gli chiede un'informazione, come se quello fosse sordo invece che inglese.

Questi qui infatti urlano. Anzi, fanno di peggio-bis: dicono le parolacce. Che è, per un 'comico', la spiaggia al di là dell'ultima spiaggia, proprio l'Ultima Thule (c'è solo un passo ulteriore, da galera: le parolacce in dialetto). Mettiamo per esempio che entrino in scena, scippando pervicacemente le proprie braccia all'agricoltura, due disperati che imitano Stursky & Hutch. Già questa non è una grande trovata, visto che trattasi di un duo non esattamente freschissimo (erano in una serie di telefilm made in Usa quand'eravamo bambini). Un po' come se uno facesse la parodia di Rusty: e chi era? diranno i nostri piccoli lettori. Il bambino che stava con Rin Tin Tin. Capirai.

Questi due disgraziati, insomma, urlano come pazzi. E vabbè, si pensa: smetteranno. Si intrecciano in duetti che lasciano esterrefatti. Sempre più disperati, e sempre urlando, ecco che se ne escono con la parola magica che 'fa ridere': che è quella di cinque lettere che comincia per 'c' e finisce per 'azzo'. Risatine dei parenti in sala. Incoraggiati e quasi increduli, i due allora ce la rifilano fino alla noia, in frasi spiritosissime del tipo 'ma che c. fai?', 'ma che c. freni?' (imitano un inseguimento in macchina), e altri c. vari - pardon.

Da restarci secchi. Non parliamo poi di una poveretta che 'fa' quell'animaletto detto Stercorario, che si presenta in scena con regolamentare pallone marrone e dice solo la parola, sempre di cinque lettere, che comincia per 'm' e finisce per 'erda'. Con questo caldo.

E chi, come da titolo di questo pezzetto, volesse ridere sul serio? Beh, ragazzi, non lamentatevi: vi sembra che in questi giorni, accendendo la televisione la sera verso le 8 (otto e mezzo su Rai due), non si rida abbastanza? A proposito, anche qui, di Braccia Rubate all'Agricoltura. Ma per davvero.

 


BRA ovvero Braccia rubate all'agricoltura

cast cast & credits
 






 
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