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Una possibile redenzione

di Sara Mamone
  Romain Duris in un'immagine del film
Data di pubblicazione su web 22/02/2005  

Nella nutrita serie di film francesi al Festival di Berlino De battre mon coeur s’est arrêtè, il bel film francese di Jacques Audiard è forse il più riuscito e avrebbe potuto meritare di più che un premio quasi inerte alla protagonista: la musica. Di musica è infatti impregnato questo rifacimento originale e compiuto del thriller di James Toback, Melodia per un assassino (nella prima versione cinematografica con Harvey Keitel).

De battre mon coeur s’est arrêtè
De battre mon coeur s’est arrêtè
 

L’ambientazione è perfetta, siamo certo a Parigi, ma più per l’atmosfera che per luoghi identificabili, e il protagonista, Romain Duris, ha la faccia, le mani nervose, gli occhi cangianti di un Rupert Everett di banlieue, oscillante fino alla fine tra le forze opposte di due possibili destini: dal padre, ubriacone, seduttore, lamentoso, imbroglione immobiliare di piccolissima tacca e di meritata sfortuna (Niels Arestrup di impressionante devastazione fisica), ha ereditato la disperazione di fondo, una debolezza che lo porta ad imbarcarsi in azioni malavitose di cui è sempre gregario (è imbarcato in una pessima compagnia di malfattori immobiliari di generazione successiva a quella banale e pasticciona del padre), un presentimento di fine sciagurata. Ma Tom è anche un figlio presente e premuroso, capace di improvvise tenerezze nei furori di una vita allo sbando. Nel disordine di una china che sembra inarrestabile il destino ha la grazia di un agente musicale, antico compagno di lavoro della madre pianista, incontrato per caso e che lo richiama implicitamente a quell’altro migliore destino, a quell’altra migliore metà di sé che sembrava sepolta insieme alla madre.


La musica prende campo nella lotta tra i due demoni che si contendono quest’anima. A poco a poco il desiderio di essere migliore riappare, la musica impone disciplina, e anche coraggio, come l’amore che Tom non osa affrontare e dichiarare alla moglie sbandata del suo sbandatissimo capo. Un mondo diurno si affianca a quello notturno.


De battre mon coeur s’est arrêtè
De battre mon coeur s’est arrêtè



Il regista è perfetto nell’alternanza dei ritmi filmici: le immagini rapide, spezzate, a singulto, i tempi incalzanti del film d’azione si alternano ai ritmi lenti, alle immagini apparentemente più convenzionali di un cammino interiore che è l’esatto contrario. Il protagonista si acconcia a meraviglia mettendo in ognuna delle sue anime un pizzico di quell’altra, accendendo di speranza la disperazione e mitigando con disperazione la speranza. Il thriller dell’anima si svolge alla perfezione. Quando tutto pare potersi incanalare nella redenzione della musica che ha il volto angelico e la disciplina ferrea di Miao Lin (l’incantevole Linh Dan Pham, la virtuosa cinese che gli dà lezione per pochi soldi e che non parla con lui se non attraverso la musica), il passato ritorna. E ritorna più volte. Ancora quando… “due anni dopo”, l’abito da sera che ha sostituito l’immancabile blouson di cuoio, il pianoforte da concerto perfettamente accordato in sala, l’elegantissima Miao Lin sul palco, Tom incontra per caso il malfattore che aveva ridotto in fin di vita suo padre. Ma ora è davvero un altro uomo: alcuni colpi ben assestati uccidono il criminale e, sporco di sangue ma redento, Tom prende posto nel palco e assiste al concerto di Lin. 
 

La delicatezza del regista nell’alternanza dei due piani, la sua capacità di costruire un meccanismo ansiogeno consentono forse una terza lettura, appena accennata, forse soltanto interiore che allontana lo spettatore da una soluzione realistica e gli fa intravvedere il tutto come un’illusione, come il sogno impossibile di una autentica redenzione. Sia come sia, il film conferma in Jacques Audiard uno dei più interessanti registi francesi del momento e in Romain Duris l’attore moderno non lezioso né post moderno di cui il cinema francese ha bisogno.




Tutti i battiti del mio cuore
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Romain Duris
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