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La Notte della Taranta: tradizione, tradimento e trasformazione

di Giovanni Fornaro
  Notte della Taranta
Data di pubblicazione su web 01/09/2003  
La Notte della Taranta, che si celebra ormai da sei stagioni nella settimana di ferragosto in un minuscolo comune di quasi tremila anime in provincia di Lecce, è un perfetto esempio di manifestazione "glocal", cioè di un evento che, nato dal tentativo di valorizzare tradizioni e prassi locali, abbia assunto dimensioni globali e multidirezionali: quest'anno, ad esempio, in un crescendo che non accenna a mutare, i partecipanti sono stati valutati nell'ordine di cinque decine di migliaia. Cos'è questa strana notte mista di spezie di macchia mediterranea, di ancestrali paure, di animali mitici o "totemizzati", di calore e di sudore, di tradizioni antiche e di dub trasgressivo ma danzereccio?
 

Uccio Aloisi Gruppu
Uccio Aloisi Gruppu

È un progetto nato per caso nel 1998, quando si decise di realizzare, all'interno dell'area ellenofona denominata "Grecìa salentina", un grande concerto in cui la locale musica folklorica si ibridasse con altre tradizioni musicali, rivitalizzandosi e stabilendo, in questo modo, anche una modalità diversa di composizione musicale contemporanea, delineata su stilemi propri alla tradizione orale e non su quelli, più usuali e noti, della musica culta. Pretesto ed icona della manifestazione fu la taranta, o tarantola, animale mitico al cui morso le classi subalterne salentine attribuivano una funzione catartica, poi rivelatasi negli studi di Ernesto De Martino – nel suo celebre saggio La terra del rimorso (1961) – come emersione del malessere interiore, con deflusso liberatorio provocato dalla musica e dalla danza.

Musica e danza, un binomio che gli organizzatori delle prime edizioni hanno inteso valorizzare anche se, oggi, nulla rimane di questo ancestrale istituto culturale: al suo posto si può rilevare un desiderio di trance, di "sballo" liberatorio in una condizione di fruizione condivisa. Fu scelto il comune di Melpignano semplicemente perché disponeva di uno spazio sufficientemente ampio – il magnifico ex convento degli Agostiniani – e perché vi si trovarono amministratori maggiormente disponibili a sostenere l’iniziativa, coadiuvati da un'istituzione culturale, l'Istituto Diego Carpitella, nato anch'esso per il medesimo impulso di sinergia culturale. Colto e folklorico, minimale e popolare erano gli ossimori che si cercava di risolvere in questa operazione che ha potuto contare su maestri concertatori di assoluto carisma e capacità musicali come il jazzista-folklorista Daniele Sepe, il compositore minimalista Piero Milesi (in due occasioni), il famoso tastierista jazz Joe Zawinul, uno dei precursori della world music.

Poi, come sempre accade, il festival "esplose", la gente cominciò a considerarlo come un appuntamento irrinunciabile dell'estate salentina, come un marcatore dell'identità locale. Gli amministratori dei comuni della Grecìa decisero di avocare a se ogni decisione, sia organizzativa che artistica, e realizzarono l'edizione del 2002 e quella di quest'anno chiamando alla direzione musicale il tastierista d'area rock progressivo Vittorio Cosma, ex Premiata Forneria Marconi. È chiara la sterzata verso un genere musicale, il pop-rock venato di new age e di dub, che ha da un lato perso ogni tensione di sperimentazione compositiva e dall'altro cerca e trova un consenso ed un'adesione oceanica che, in precedenza, non poteva sperare di acquisire. In quest'ottica il concertone del 17 agosto scorso è stato un successo totale, non fosse altro, oltre che per i grandi numeri, per la varietà di tòpoi umani riscontrabili: dall'anziana signora salentina al frickettone metropolitano, dal mistico rasta al punkabbestia tintinnante di chiavi e lucchetti, dal radical-chic in vena di farsi tatuare al deputato di sinistra elegante e guardato a vista dalla scorta.

La musica? Interessante – ma troppo lunga – la performance di Ambrogio Sparagna con la Bosio Big Band, coadiuvati dal canto e dal "recitato" dell'ex C.S.I Giovanni Lindo Ferretti, coinvolgente la lunga sequenza finale di musicisti salentini dell'Ensemble Notte della Taranta, fra i quali alcuni autentici virtuosi come l'indiavolato tamburellista Carlo "Canaglia" De Pascali e l'elegante – anche per le movenze coreutiche – Anna Cinzia Villani alla voce. Ciò che non è condivisibile, dal punto di vista musicale, è l'inutile – perché non utilizzata e valorizzata – presenza di grandi nomi del rock e del pop come l'ex batterista dei Police Stewart Copeland, pomposamente definito "maestro concertatore" e qui ridotto al rango di mero session man, quasi inudibile nel marasma percussivo dato da due batterie e dalle percussioni dell'inglese Ensemble Bash, pur essendo perfettamente in grado di assolvere ad esigenze di composizione ed arrangiamento in organici complessi, come dimostra il suo lavoro in parecchie colonne sonore. Stesse considerazioni per Teresa De Sio e Radio Dervish, utilizzati quasi solo come coristi – fa eccezione il buon arrangiamento della tradizionale Lu rusciu de lu mare interpretato da Nabil Salameh – mentre Raiz degli Almamegretta, rientrando perfettamente nel progetto dub, ha cantato con esiti felici e grande successo di pubblico L'acqua de la funtana.


La notte della Taranta
La notte della Taranta
 
Bistrattato per la collocazione all'inizio della serata e per il ridotto tempo concessogli, il settantacinquenne cantore Uccio Aloisi, vero "albero di canto" della musica salentina – come è stato definito, citando Bartòk, durante un recente ed importante convegno internazionale dedicato alla figura di Diego Carpitella – ha fornito un'interpretazione intensa, in cui l'elaborazione attualizzata di ritmi e melodie del passato riesce a mantenere un filo diretto ed ininterrotto con la tradizione orale salentina. In attività praticamente da quando era bambino, Aloisi ha sempre cantato e suonato, anche negli anni in cui ci si vergognava di un'espressione che riportava alla memoria un passato di subordinazione e di ristrettezze e in cui di "identità etnica" non si parlava ancora: gli capitava di suonare per un piatto di pasta ai matrimoni, ma oggi ha realizzato un raffinato cd solista, Robba de smuju (Materiali Musicali-Il Manifesto) di grande dolcezza evocativa e di forte impatto emozionale. Con queste premesse le sue performances dal vivo, di pregevole "sostanza" musicale, funzionano ed entusiasmano non solo nelle piccole piazze dei paesi salentini ma anche davanti a platee oceaniche, come ha dimostrato a Melpignano.

La notte della Taranta / Melpignano
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