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Il tempo non è galantuomo

di Roberto Fedi
  Renzo Arbore
Data di pubblicazione su web 08/02/2005  

Sapete com’è la memoria. Fa brutti scherzi, quasi sempre. Per esempio a noi, che non siamo mica dei ragazzini, ripensare al ‘mitico’ (come suol dirsi) Alto gradimento alla Rai – da intendersi come radio – con i ‘mitici’ Arbore & Boncompagni più una schiera di mattoidi un po’ goliardi ma tutti ‘mitici’, beh  fa tenerezza. Se ci consentite un ricordino un po’ proustiano-naïf, lo sentivamo al ritorno da scuola, tra i profumi della cucina con una fame da lupi.

Idem per Quelli della notte, questa volta alla televisione. Era il 1985, salvo errore. Eravamo meno ragazzini. Eravamo anche meno affamati e sicuramente meno addormentati: e quindi si poteva stare alzati fino a tardi, o abbastanza tardi, e vederci il sempre ‘mitico’ Arbore, con un gruppo di gente che si divertiva a stare lì, e che divertiva anche noi. Si conobbe Frassica che faceva il frate (strepitoso), il professore del brodo primordiale (“voliamo bassi…”, faceva con la mano che si muoveva a livello della terra), il trombettista con le sue sentenze (“è meglio essere ricchi e in buona salute che poveri e malati”), e anche il giovane D’Agostino che filosofeggiava e deliberatamente infilzava le sciocchezzuole che, poi, non ha più ritrovato, anzi incattivendosi. E c’era gente che suonava, ridendo.

Personalmente, qualche volta ci capitava di riunire un paio di amici, e di vederlo insieme, rifacendo in casa nostra e in piccolo la ipotetica casa di Arbore. C’erano musiche simpatiche (Ma la notte no: “…lo diceva Neruda, che di giorno si suda, ma la notte no!”). C’era un certo senso dello spasso intelligente, e la capacità di essere leggeri. Così, quando leggemmo il Calvino della Leggerezza (Lezioni americane, 1988), ci venne subito in mente Quelli della notte. Che non era citato, ma ci sarebbe stato benissimo.

Poi molti di quei ‘mitici’ personaggi si sono persi, come succede. I tempi cambiano, e  il tempo non è quasi mai galantuomo. Anche Renzo Arbore, dopo qualche esperienza non sempre felicissima, si era messo a girare il mondo (gli emigrati o ex emigrati italiani abbondano) con una ‘Orchestra italiana’ che eseguiva musiche della tradizione più scontata. Non ci piaceva. E così, quando ora è tornato con un altro programma notturno, avevamo quasi un po’ di paura a guardarlo. Come quando si rilegge un libro che ci entusiasmò, e nove volte su dieci ci delude.

E infatti. Speciale per me, ovvero meno siamo meglio stiamo (sabato Raiuno, dalle 23.45 fino alle due e mezzo di notte) è il desiderio di sembrare come vent’anni fa, senza ahimè esserlo più. In una scenografia inutilmente sontuosa e caotica, una specie di piazza by night con stand dove la gente (gli ospiti) chiacchierano (terribile il Mirabella che fa lo spiritoso), e con tavoli dove il pubblico vede e ride senza troppo entusiasmo, Arbore si trova come impacciato. È seguito dal ‘presentatore’ ufficiale, che ci sta come il cavolo a merenda. Incontra Marisa Laurito, sguaiata. Un cuoco, non simpatico. I due cucinano, senza essere neanche appetitosi. Le voci si accavallano, e più che altro si urla.

Il ‘clou’ del programma, inutilmente lungo, sarebbero i vecchi filmati della Rai tirati fuori dalle teche, come suol dirsi. Un po’ come quando Arbore e De Crescenzo facevano Tagli, ritagli e frattaglie, titolo sgradevole per un programma brutto di anni fa. Così arrivano gli ospiti, che hanno sostituito gli amici d’antan. Sabato 5 febbraio erano Gino Paoli e Ornella Vanoni, che stavano lì per pubblicità a se stessi essendo in giro con un loro revival di canzonette. Una imbarazzante (la Vanoni) e l’altro antipaticissimo (Paoli), se ne stavano lì come se stessero facendo un favore agli ascoltatori, e nemmeno la residua verve di Arbore riusciva a smuoverli. Si sono rivisti filmati impietosi  (Paoli che ballava il tip tap in una trasmissione leggera era una delle cose più orrende e meno spiritose che si siano mai viste in Tv).

Se è un programma finanziato dal ministro Sirchia perché gli italiani, oltre a non fumare, siano indotti ad andare a letto presto, ci sta bene. Comunque, siamo d’accordo con il sottotitolo, Meno siamo e meglio stiamo: per quanto ci riguarda, Arbore starà benissimo.












Speciale per me
Ovvero meno siamo meglio stiamo


cast cast & credits
 


La locandina del film Il papocchio di Renzo Arbore, 1980
 




 
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