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Scene isolate in un rifugio antiaereo

di Gherardo Vitali Rosati
  Valentina Apollone, Katia Gargano e Carmen Panarello
Data di pubblicazione su web 07/02/2005  

 Una lunga tournée sta portando Scanna sul palcoscenico dei principali teatri italiani: dopo il debutto alla Biennale di Venezia, dove è stato seguito e recensito per noi da Carmelo Alberti (Un delitto, in nome del padre) lo spettacolo di Davide Enia è stato ospite del Garibaldi di Palermo, dell'India di Roma, del San Giorgio di Udine… fino al Fabbricone di Prato dove abbiamo avuto la possibilità di rivederlo. Si è così colta l'occasione per proseguire l'analisi già iniziata e si è voluto proporre un confronto fra il lavoro di Enia e il celebre spettacolo Mpalermu di Emma Dante.

Un gruppo di persone chiuso in una stanza tenta ripetutamente di uscire, ma qualcosa glielo impedisce costringendolo a convivere per un tempo troppo lungo. Prima era una casa, adesso è un rifugio antiaereo, alla motivazione tutta psicologica dell'incapacità di agire di Emma Dante, si sostituisce un imperativo categorico ( "le rugule so' regule"). E nell'attesa, lì scelta qui imposta, si cerca qualcosa da fare, lì come scusa qui come sfogo. Malgrado la differenza di motivazioni le situazioni sono le stesse: quelle che nascono fra un gruppo di ragazzi costretti a restare insieme. Cercano di vivere, di raccontarsi storie, di scherzare come la nota brigata di giovani che si raccontava novelle durante la peste fiorentina. La struttura narrativa non è poi tanto diversa: al filo conduttore principale, che in realtà ha ben poco da raccontare dato che nulla succede, si alternano mille percorsi paralleli che si astraggono dal presente per andare al passato o all’immaginario di ognuno dei personaggi.

Rispetto al lavoro di Emma Dante, che vantava il pregio dell'innovazione (relativamente al panorama teatrale in cui si inseriva) è qui più accurata la sceneggiatura, anche se talvolta il dialetto rende incomprensibili le battute che mantengono forza soltanto grazie alle loro connotazioni sonore e ai movimenti che le accompagnano. L'autore-regista Enia emerge quindi con più forza dell'autrice di Mpalermu, limitando leggermente la libertà dei suoi attori in vista di una maggiore formalizzazione.



L'ultima scena dello spettacolo



Il risultato è un'assai più precisa connotazione dei personaggi che prendono corpo grazie alle loro storie private, a volte ripercorse durante la rappresentazione, e grazie alla straordinaria abilità degli attori. Assolutamente inferiore risulta la funzionalità della trama rispetto alla creazione di uno sviluppo narrativo. Il filo conduttore è spesso citato, ma rimane qualcosa di lontano, semplicemente una cornice per le azioni scaturite dalle improvvisazioni degli attori. Molto forti sono le scene di tensione che si generano fra i fratelli più grandi in attesa del padre: uno di loro è il più carismatico e cerca con ogni mezzo di imporre la propria volontà, alcuni lo assecondano, qualcuno si oppone, generando costantemente violenza e spavento. Di tanto in tanto la tensione è allentata dalla nascita di un gioco, come le bolle di sapone, il gioco della bottiglia, gli scherzi dei bambini. L'atmosfera diventa così d'un tratto lirica, le azioni si trasformano in danze accompagnate dalla musica e dalle ombre che raddoppiano il movimento e interagiscono con i personaggi.

Il vissuto dei picciriddi palermitani emerge con forza da queste scene che presentano tutta la violenza e i contrasti ma anche l'estrema tenerezza della vita perché "non bisogna privarsi della capacità di ridere, di divertirsi, di fottersene". E fra una storia e l'altra arriva il finale, quello che ci aspettavamo, preceduto da un crescendo un po' artificiale, ma anche da tante vicende che non avevano perso la loro sincerità.






Scanna
cast cast & credits
 


 



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