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Da Tiziano a Caravaggio a Tiepolo - Capolavori di tre secoli di arte italiana

di Giorgio Bonsanti
  Da Tiziano a Caravaggio a Tiepolo - Capolavori di tre secoli di arte italiana
Data di pubblicazione su web 23/02/2003  
In arrivo dall'Australia, approda a Stupinigi una mostra che ho visitato incuriosito. Per cominciare, i titoli invalsi da qualche anno normalmente presentano due termini, p.es.: "Da Tiziano a Caravaggio", oppure "da Caravaggio a Tiepolo". Stavolta invece sono tre, e chissà che in futuro non ci attendano titoli di mostre come "Da Giotto a Simone Martini ad Ambrogio Lorenzetti a Giovanni da Milano ad Altichiero a Gentile da Fabriano al Pisanello a Masaccio a Piero della Francesca", e via via fino a Giorgio Morandi. Un po' di ridondanza, dunque. Ma di che si tratta? Di una buona vecchia mostra come se ne facevano una volta, ad esempio settant'anni fa, in cui si prendono alcuni capolavori (poi vedremo se la definizione è corretta) e si appendono alle pareti in attesa che i visitatori esclamino: "Che bello!". Naturalmente, sono quadri che alle pareti ci stanno a cose normali tutto l'anno, senza che il popolo li degni di molta attenzione; ma tant'è, ormai conosciamo il fenomeno. All'interno, presi da questo clima di vecchie cose di pessimo gusto (visto che siamo a Torino), ci attendiamo che un commesso vestito da Gianduia arrivi con la boccetta del rosolio o del vermuth chinato, domandandoci se vogliamo favorire. Il criterio concettuale della mostra, difatti, è facilmente riconoscibile ab absentia, nel senso che assai semplicemente non c'è.

Se si voleva documentare lo sviluppo della pittura italiana, andava fatto un lavoro didattico, e non è questo il caso della mostra di Stupinigi. A parte inoltre le assenze, del tutto clamorose, se si voglia prendere sul serio l'affermazione di Gilberto Algranti all'inizio del catalogo: "Nessuno, o quasi, dei grandi artisti che diedero vita a questa comunità è assente in questa mostra, ciascuno con capolavori o comunque con opere di grande qualità". Se per "quasi nessuno" s'intende esimerci da Raffaello, dal Pontormo, dal Rosso Fiorentino (presente in catalogo ma non in mostra, così come Annibale Carracci), dal Beccafumi, dal Correggio, dal Parmigianino (per limitarci alla prima metà del Cinquecento, e ovviamente se ne potrebbero citare molti altri), direi che non possiamo trovarci d'accordo con l'enunciato.

Mi domando altresì, visto che siamo nel discorso, cosa ci stia a fare la paginetta di Gilberto Algranti al principio del catalogo da cui abbiamo tratto la citazione. Il suo nome in calce è stampato arrogantemente senza alcuna indicazione di chi sia e cosa faccia questo signore. Io posso dirvi che si tratta di uno stimato mercante d'arte; ma, dal momento che i presidenti della Regione Piemonte come della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT, ed ugualmente l'Assessore alla Cultura della Regione Piemonte e il Presidente della Camera di Commercio, sono tutti correttamente indicati con le loro specificazioni, trovo abbastanza inconcepibile che un antiquario di cui il pubblico ignora la funzione sia presente con pari dignità e senza nemmeno informare di chi si tratti, evidentemente dando per scontato che tutti lo conoscano. Del resto (per terminare con le "rappresentanze" all'inizio del catalogo) il testo della Commissaria Straordinaria dell'Ordine Mauriziano ha inizio con queste notevoli parole: "L'Arte [con la maiuscola, n.d.a.] è la libertà dal bisogno nel bisogno, che trascende, attraverso la contemplazione del suo messaggio sublime, le ristrettezze del vivere quotidiano". Io personalmente non sono proprio riuscito a capire cosa si proponesse infelicemente di significare la signora D'Ascenzo, anche perché la sintassi non aiuta.

Ma basta con queste amenità. Proviamo a entrare nella mostra seguendo il percorso. Tanto, ormai, credo si sia capito quale sia il principio ispiratore: quadri, alcuni bellissimi e molto importanti, altri così e così, altri ancora che ci si domanda cosa ci stiano a fare (proporrò qualche esempio), senza un filo logico, senza un risultato didattico, senza potere in alcun modo pretendere di rappresentare con coerenza il percorso, o meglio i percorsi dell'arte italiana nel Cinquecento, nel Seicento e nel Seicento. Più modestamente del resto Vittorio Sgarbi, curatore della mostra, scrive ch'essa "non ha la presunzione di essere una storia dell'arte italiana di tre secoli, e neanche una plausibile antologia. E' semmai una delle storie possibili". E questo mi sembra corretto e accettabile. Altro discorso è se a me o a voi sarebbe stato possibile mettere su una mostra, che si avvale in massima parte di presenze da Enti e Istituzioni pubbliche, statali e no, facendo viaggiare in qua e in là i capolavori in questione. Sinceramente: posso ancora capire che Sgarbi abbia voluto fare la mostra in Australia, come dimostrazione di alcuni punti alti dell'arte italiana, e che pertanto siano stati inviati oltreoceano i quadri in questione. Meno normale è che poi siano stati esposti a Stupinigi, con pochissime assenze soltanto (ma significative, come il Rosso Fiorentino degli Uffizi) rispetto all'editio australiana.

Prendiamola in conclusione come un'occasione di svago disimpegnato; e sotto quell'aspetto, godiamoci subito i due Jacopo Bassano (da Bassano e da Venezia) che ci si presentano all'ingresso, uno di qua e uno di là, a ricordarci che Jacopo è uno dei massimi della nostra storia pittorica. Di Tiziano ci sono la Resurrezione di Urbino e la Crocifissione di Ancona, e un ritratto virile barbuto, di grande qualità e molto abraso, che appare senz'altro un'opera giovanile del cadorino, pubblicato dal Suida nel 1939 e oggi riemerso. Ovviamente a quella data (1511-2) non potrebbe trattarsi dell'Aretino, nato nel 1492, e che a Venezia ci venne dopo il Sacco di Roma; di conseguenza apprezziamo la riproposta, ma non la faciloneria con cui è stata redatta la scheda (come del resto alcune altre).

Superfluo o pedante elencare tutte le opere presenti: c'è l'Annunciazione di Recanati di Lorenzo Lotto, due bellissimi ritratti del Moroni (per quello di Gian Gerolamo Albani, la scheda è del tutto priva dalla storia critica, che pure esiste); c'è un San Giovanni Battista del genovese seicentesco Gregorio De Ferrari, dalla foto stampata all'incontrario; troviamo un bel Francesco Cairo inedito. Altra scoperta recente, una Santa Cecilia di Guido Reni, già esposta nel 1996 come Santa Caterina e in seguito liberata delle incongrue trasformazioni iconografiche con recupero dell'originalità. Ci sono il Narciso della Galleria Barberini e il San Francesco di Carpineto Romano del Caravaggio; uno scelto gruppo di Caravaggeschi (ma nessun Gentileschi, ad esempio) fra cui un Battistello rovinatissimo da Capodimonte, mentre Luca Giordano è rappresentato da un bozzetto poco significativo. Fra i paesaggisti, stanno tre Marco Ricci in proprietà privata a Reggio Emilia, di cui due a pendant e di piccole dimensioni; come una marina a Piedigrotta del modenese Antonio Joli (ma come si fa, caro Claudio Strinati Soprintendente di Roma, a definirlo "un genio" - p. 29 del catalogo -, mentre fu un pittore piacevole ma indiscutibilmente modesto?). C'è anche un unico busto in marmo, il Clemente X del Bernini da Palazzo Barberini, cui è affidato l'arduo compito di ricordare che non esisteva soltanto la pittura. Il quadro più bello, quello che mi porterei a casa? Escludendo alcuni fuori concorso, direi il Riposo nella fuga in Egitto del Baciccio da Palazzo Corsini a Roma.

L'allestimento è semplice e onesto, basato su tendaggi rosa e senza colpi di testa; l'illuminazione presenta le abituali difficoltà di veduta non appena la cosa si fa un po' più complicata. Il percorso prevede di uscire dall'entrata, tornando sui propri passi, il che crea problemi non indifferenti quando un pullman incontra frontalmente un altro pullman. E dunque, in definitiva: vale la pena di andarci, oppure no? Ovviamente, spetta a voi a deciderlo; e a tal fine, può darsi che teniate conto in piccola misura anche di quanto qui vi ho raccontato.





Da Tiziano a Caravaggio a Tiepolo - Capolavori di tre secoli di arte italiana

Palazzina di Caccia di Stupinigi Palazzina di Caccia di Stupinigi, 17 novembre 2002-16 febbraio 2003
 


Curatore
Vittorio Sgarbi

 


 

Caravaggio, San Francesco in meditazione, Chiesa di S. Petro a Carpineto Romano
Caravaggio, San Francesco in meditazione, Chiesa di S. Petro a Carpineto Romano


 

 

 

 

 

 


 

Lorenzo Lotto, Annunciazione, Recanati, Pinacoteca Comunale
Lorenzo Lotto, Annunciazione, Recanati, Pinacoteca Comunale



 

 
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