Assolo per 4

di Gabriella Gori

Data di pubblicazione su web 16/06/2003

Des Feux dans la nuit
La decima edizione di Fabbrica Europa, il festival fiorentino della ex Stazione Leopolda, ha reso omaggio a tre nomi culto della più innovativa coreografia contemporanea, confermando la sua predilezione per quel tipo di ricerca che ibrida linguaggio del corpo, arti visive, partiture musicali e sonore.

Negli antri oscuri dello spazio Leopoldino, riempiti all'entrata da macchine in disuso color verde acqua, una lunga serie di letti ospedalieri e cenci colorati appesi al soffitto, la canadese Marie Chouinard, la fiamminga Anne Teresa De Keersmaeker, il belga Wim Vandekeybus, hanno presentato quattro creazioni incentrate su quella particolare forma che si chiama assolo. Emblema del rinnovamento etico-estetico della coreutica moderna e contemporanea, la performance assolo è un tipico prodotto del Novecento che rispecchia una concezione intima e personale della danza, comunica le emozioni e la visione del mondo dell'autore e non disdegna la contaminazione con altre espressioni artistiche. Senza voler indagare sulle motivazioni che sono alla base di questa danza solipsistica, nell'assolo possiamo riscontrare le caratteristiche delle più consumate tecniche narratologiche del monologo e del soliloquio. Il genere è assimilabile al monologo narrativo quando ad interpretarlo è lo stesso danzatore-coreografo che si esibisce in prima persona, ha invece carattere di soliloquio quando diventa dialogo immaginario tra l'autore della coreografia e il danzatore-esecutore chiamato ad interpretarla.

Nelle creazioni Etude # 1 e Des Feux dans la nuit di Marie Chouinard e in It di Wim Vandekeybus sono riscontrabili i caratteri di assoli soliloquio, mentre Once di Anne Teresa De Keersmaeker è un esempio di monologo di danza. Tutti, avendo come interpreti danzatrici e danzatori, mettono in evidenza la diversa qualità che è alla base del gender maschile e femminile.
Etude # 1



In Etude # 1 è la femminilità ad animare un'orchestica geometrica e impetuosa grazie a Lucie Mongrain, musa ispiratrice della stessa Marie Chouinard e membro dell'omonima compagnia. Lucie, in calzoncini neri e canottiera blu (Vandal), capelli raccolti da un naso di pinocchio argentato, balla all'interno di un rettangolo blu e con le scarpe da tip tap produce suoni e ritmi che rispondono a quelli elaborati in tempo reale dalla musica del compositore Louis Dufort. Il corpo, nell'infinita concatenazione di movimenti che richiamano passi e gesti mutuati dal tap, dalla danza classica e dal contemporaneo, mostra l'invisibile circuito energetico che lo attraversa e in momenti parossistici sfida i limiti umani imposti dalla velocità dei suoni. Le luci accentuano la stasi e la dinamicità dei vari passaggi e le legazioni, ora lente, ora sincopate, ora fluide, sono corredate da un'appropriata mimica facciale e da emissioni vocali che corrispondono agli spasmi del corpo.

In questo assolo si riflette l'anima dell'esecutrice-ballerina che 'dialoga' con la coreografa in un soliloquio caratterizzato da una gestualità simbolica e allusiva, ma il lavoro, nonostante l'innegabile bravura di Lucie Mongrain, appare lungo e a tratti ripetitivo.


Des Feux dans la nuit


E l'eccessiva lunghezza si riscontra anche in Des Feux dans la nuit, un inno alla mascolinità che prende le mosse da "La Musique des mots" di Rober Racine. Con questa creazione la Chouinard esplora per la prima volta l'universo maschile in un assolo per uomo, interpretato dall'ottimo Simone Alaire. Simone, testa rasata, torso nudo e pantaloni neri (Vandal) è accompagnato al pianoforte da Racine ed esprime un lavoro intenso, tutto fisico e diaframmatico, influenzato dalle tecniche delle discipline orientali interiorizzate da Marie.

L'ascolto è la chiave di lettura di Des Feux dans la nuit e il danzatore è bravissimo nel far sentire i rumori del corpo e percepire la memoria di gesti quotidiani come camminare, cadere, respirare. E proprio il respiro mette a nudo tutta la potenza del diaframma, fulcro della vita stessa e centro dell'ars coreutica. L'uso dello spazio e del pavimento concorrono a stimolare il vigore maschile delle evoluzioni, mentre le braccia si trasformano in ali e regalano intense emozioni.


It


It è un altro esempio di soliloquio di danza firmato questa volta da Wim Vandekeybus, fotografo, regista, coreografo, attore, fondatore della Compagnia Ultima Vez. Artista eclettico, Wim è approdato alla "scena performativa" grazie al suo incontro con un "danzautore" del calibro di Jan Fabre, e ha sviluppato uno stile "onnivoro", incline alla mescolanza tra cinema, danza e teatro, che ne ha fatto una delle figure più originali della danza contemporanea del nord-Europa.

Vandekeybus per It si è ispirato a The circular valley, un racconto di Paul Bowles, e ha chiamato il danzatore belga-marocchino Sibi Larbi Cherkaoui, Premio Nijinkij 2002. In questo assolo, a cui difetta come agli altri due l'eccessiva lunghezza, vero tallone d'Achille di questa forma di danza solitaria, il platinato protagonista ha come suo referente un asinello che, proiettato su uno schermo gigante, parla come Lucio dell'Asino d'oro di Apuleio e pronuncia frasi tratte dal racconto di Bowles (alla prima uscita del lavoro al Festival d'Avignone del 2002 l'asino era vero e si esibiva in playback). Accompagnato dalla musica di Charo Calvo, Sibi, a petto nudo e in larghi pantaloni bianchi (Isabelle Lhoas), inizia a muoversi in un deserto immaginario, dopo essere sceso da un palo metallico, e alla fine si sdoppia apparendo allo stesso tempo in video e in carne ed ossa.

Nell'esibizione sono visibili influenze dell'hip hop e del modern jazz ma il ballerino più che dare un saggio della sua capacità tersicorea mostra una consumata abilità contorsionistica e nel finale il lucido da scarpe, spalmato sulla faccia e il petto, sigla l'epilogo di uno spettacolo che non riesce comunque ad entusiasmare.


Once


Un intenso e raffinato monologo di danza è invece Once di Anne Teresa De Keersmaeker, una coreografia minimalista ideata nel 2002, per il ventesimo anniversario della fondazione della Compagnia Rosas, e incentrata sul rapporto dialettico tra musica, danza e parola. Ad offrire il destro al talento creativo di Anne sono le canzoni di Joan Baez, raccolte nello storico album Joan Baez in Concert Part 2 del 1968, in cui la cantante si esibisce da sola con la chitarra acustica e canta le speranze e i sogni degli anni Sessanta.

Sulla scena vuota, delimitata da un vecchio giradischi e una sbarra, l'artista fiamminga non cerca nessun appiglio narrativo e la sua danza nasce da un discorso interiore stimolato dalle sonorità folk della Baez. Le canzoni si susseguono senza interruzione con i commenti dal vivo della prima registrazione in studio del long play e la Keersmaeker esegue pliés, battements tendus, ronds de jambe, attitudes, li disarticola fino a perdere l'equilibrio, che ritrova grazie alla sbarra classica, per poi ricominciare la sua esplorazione contemporanea del gesto puro e delle linee infinite.

In Once si avverte il gusto per la ripetizione del movimento meticoloso, frutto della formazione che Teresa ha avuto presso la scuola Mudra di Béjart, e nel contempo si avverte anche l'influsso della post-modern dance americana nell'accumulazione di una gestualità quotidiana che, lungi dalla mera improvvisazione, ha alle spalle un'organizzazione ferrea e rigorosa.

Lo spazio avvolto nell'oscurità è trafitto da fasci di luce che esaltano il look neoesistenzialista dell'artista e di grande impatto visivo ed emotivo si rivelano le proiezioni video di scene di guerra accompagnate dalle celebri songs Glory, glory alleluia e We shall over came. La teatralità tocca l'apice quando la Keersmaeker, seduta su di una sedia, resta immobile di spalle al pubblico e alla fine, spogliandosi lentamente del lungo abito di Anke Loh, mostra la nudità del corpo che ricongiunge la danza all'essenzialità della musica e della parola.

Fabbrica Europa 2003

Cast & Credits




 






Cast & credits - Etude # 1

Titolo 
Fabbrica Europa 2003
Sotto titolo 
Etude # 1
Data rappresentazione 
6/05/2003
Città rappresentazione 
Firenze
Luogo rappresentazione 
Stazione Leopolda - Festival Fabbrica Europa 2003
Prima rappresentazione 
ImPuls Tanz Festival, Vienna 2001
Evento 
Prima italiana
Interpreti 
Lucie Mongrain
Scenografia 
Marie Chouinard
Costumi 
Marie Chouinard
Coreografia 
Marie Chouinard
Luci 
Marie Chouinard
Musiche 
Louis Dufort

Cast & credits - Des Feux dans la nuit

Titolo 
Fabbrica Europa 2003
Sotto titolo 
Des Feux dans la nuit
Data rappresentazione 
6/05/2003
Città rappresentazione 
Firenze
Luogo rappresentazione 
Stazione Leopolda - Festival Fabbrica Europa 2003
Prima rappresentazione 
ImPuls Tanz Festival, Vienna 1999
Evento 
Prima italiana
Interpreti 
Lucie Mongrain
Costumi 
Vandal
Coreografia 
Marie Chouinard
Luci 
Axel Morgenthaler
Musiche 
Rober Racine

Cast & credits - Once

Titolo 
Fabbrica Europa 2003
Sotto titolo 
Once
Data rappresentazione 
9/06/2003
Città rappresentazione 
Firenze
Luogo rappresentazione 
Stazione Leopolda - Festival Fabbrca Europa 2003
Prima rappresentazione 
Bruxelles, Rosas Performance Space, 27 novembre 2002
Evento 
Prima italiana
Interpreti 
Lucie Mongrain
Scenografia 
Jan Joris Lamers
Costumi 
Anke Loh
Coreografia 
Anne Teresa De Keersmaeker
Musiche 
Joan Baez in Concert Part 2

Cast & credits - It

Titolo 
Fabbrica Europa 2003
Sotto titolo 
It
Data rappresentazione 
27/05/2003
Città rappresentazione 
Firenze
Luogo rappresentazione 
Stazione Leopolda - Festival Fabbrica Europa 2003
Prima rappresentazione 
Festival d'Avignon, luglio 2002
Evento 
Prima italiana
Autori testo d'origine 
Paul Bowles, "Circular Valley"
Regia 
Wim Vandekeybus
Interpreti 
Lucie Mongrain
Scenografia 
Wim Vandekeybus
Costumi 
Isabelle Lhoas
Coreografia 
Wim Vandekeybus
Sceneggiatura 
Wim Vandekeybus
Suono 
Stefan Alleweireldt
Luci 
Stefan Alleweireldt
Musiche 
Charo Calvo in collaborazione con Pierre Vervloesem