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Un grande coreo-regista

di Gabriella Gori
  Sogno di una notte di mezza estate
Data di pubblicazione su web 22/02/2003  
La drammaturgia è sempre stata una delle fonti predilette dai coreografi che hanno contribuito alla storia del teatro di danza del XX secolo e Shakespeare è forse l'autore che, più di altri, li ha spinti a cimentarsi in originali rivisitazioni, tutte accomunate dal desiderio di reinterpretare nel linguaggio della danza le più importanti pièces dell'autore di Amleto. E se è vero che l'incompiutezza di un testo teatrale resta oggettiva fino alla sua messinscena, è altrettanto vero che un ulteriore inverarsi di questa insita provvisorietà si realizza quando musica e danza sostituiscono voce e parola.

L'applauditissimo Sogno di una notte di mezza estate di John Neumeier, andato in scena al Teatro Comunale di Ferrara con il Balletto della Bayarische Staatsoper di Monaco, è in tal senso una delle dimostrazioni più lampanti.
Nel balletto, datato 1977, quello che affascina è la mano di Neumeier che trasforma questo dancedrama in un esempio di "teatro di regia" coreutica esaltata dalla partitura di Mendelssohn, dalla musica elettronica di Ligeti e dalle arie della Traviata di Verdi.


sogno di una notte di mezza estatse


Questa regia teatrale richiama alla mente le limpide e ariose mise en scène di Giorgio Strehler o quelle grandiose e ingegnose di Luca Ronconi. L'accostamento non è azzardato perché in questa creazione colui che muove i fili di uno spettacolo bello, intenso, complesso, privo di sbavature evidenti e tutto giocato sull'equilibrio tra realtà e sogno, è proprio l'artista statunitense che ha dato prova di abilità registica anche nella realizzazione di titoli come Schiaccianoci, Il lago dei cigni, Romeo e Giuletta, La signora della camelie, per il suo Balletto di Amburgo. Nel Sogno di Neumeier la trama offre il destro al 'coreo-regista' per un'analisi della psicologia femminile còlta nel delicato passaggio dalla fase adolescenziale a quella adulta e sancito dalle nozze di Ippolita e Teseo, Erminia e Lisandro, Elena e Demetrio.

Il direttore del Balletto di Amburgo, influenzato in questa lettura dal Sogno che Peter Brook realizzò nel 1970, sdoppia alcuni dei personaggi come Ippolita, regina delle Amazzoni e futura sposa di Teseo, che diviene anche Tatiana, sovrana delle fate, e come Teseo, duca di Atene, che impersona anche Oberon, re degli elfi. L'ambientazione nel disegno registico di Neumeier è quella del Direttorio francese, perfettamente rievocata dalle scenografie e dai costumi di Jurgen Rose, che si riverbera nel linguaggio neoclassico di un elegante ballet d'action, tinteggiato di sfumature moderne e pantomimiche. In una sovrapposizione di piani spaziali e temporali, perfettamente comunicanti, il coreografo assegna a Filostrato, cerimoniere di palazzo e folletto birichino della foresta incantata (Puck), il compito di annodare e dipanare i fili della sua fabula psicanalitica. E il "sogno" della timorosa e perplessa Ippolita nella foresta incantata prima del matrimonio, si trasforma in un'iniziazione ai giochi d'amore di cui la fanciulla aveva intuito la natura nelle schermaglie amorose di Elena ed Erminia con Lisandro e Demetrio.

Neumeier, memore della lezione di John Cranko, è un maestro nel ritrarre la psicologia di personaggi come la deliziosa e petulante Elena di Valentina Divina, una donnina con tanto di occhialetti neri che si ribella al disinteresse dell'ufficiale Demetrio (un bravo Norbert Graf) o la romantica e sognante Erminia di Zuzana Zahradnikova, che affannosamente cerca di contenere l'esuberanza di Lisandro (un fanciullesco Lukas Slavichy). E se con i 4, che si snodano in assoli, trii e quartetti, il coreografo racconta il complicato scambio di partner, la sua inventiva tocca l'apice nel tratteggiare figure come Ippolita/Tatiana, Teseo/Oberon, Filostrato/Puck. Teatro delle loro carismatiche presenze è la selva magica, sottolineata dalle musiche elettroniche di Ligeti e popolata di fate ed elfi, in calzamaglia argentea con calotta fosforescente, che danzano in un paesaggio costellato di luci metalliche, alberi luminosi, e intrecciano scene corali di grande impatto visivo (memorabili la culla 'umana' su cui si posa Tatiana ammaliata dal fiore rosso di Cupido e la citazione balanchiniana di Apollon Musagète).

Il nitore neoclassico trova la sua massima espressione nella coppia Kusha Alexi e Roman Lazik, che nelle sembianze dei sovrani, prima terreni e poi divini, sfoderano una tecnica portentosa negli enchainements e nei reiterarti passi a due. A sconvolgere questa atmosfera onirica arriva l'eccezionale Alen Bottaini che dal ruolo di Filostrato (il "vinto d'amore" di boccacciana memoria) passa a quello furfantesco e maldestro di Puck, simbolo della capricciosità dell'eros. Campione di versatilità interpretativa, Alen balza da una parte all'altra della scena in sfolgoranti grands jetés, salti, batterie e annodate evoluzioni, che lo vedono cadere e rialzarsi come una molla, ridere delle pene d'amore inflitte con il magico potere del suo fiore cremisi, a cui rimedierà per ordine di Oberon.

L'eccessiva fastosità delle nozze sulle note della Marcia nuziale di Mendelssohn si stempera nell'esilarante pantomima di Piramo e Tisbe ad opera dell'ottima compagnia di artigiani "en travesti" (riconoscibile e godibilissima la parodia di Giselle), cui partecipa il tessitore Botton, liberato dalla testa d'asino, frutto dell'incantesimo di Puck, e pronto a piroettare sulle arie di Traviata riprodotte da un gozzaniano organetto di Barberia. Nell'epilogo con una mirabile tecnica ad incastro, che suggella la comunione tra realtà e sogno, Ippolita/Tatiana e Teseo/Oberon si ritrovano abbracciati nel bosco incantato e calano il sipario su uno dei più bei "classici" del repertorio ballettistico del secondo Novecento.

Sogno di una notte di mezza estate - Neumeier
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Sogno di una notte di mezza estate


 

 
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