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La Goldonetta ritrovata

di Gabriella Gori
  CanGo-Cantieri Goldonetta
Data di pubblicazione su web 13/01/2004  
Maledetti toscani, recita il titolo di un famoso libro di Curzio Malaparte, e l'antifrasi è perfetta per ribattezzare lo spirito d'iniziativa di una genìa di "benedetti" toscani, in particolare fiorentini, che hanno riportato alla luce, nel cuore pulsante dell'Oltrarno cittadino, lo splendore del Saloncino Goldoni di via Santa Maria. Situato nel complesso "Delices Goldoni", realizzato fra il 1814 e il 1819 nella Firenze dei Lorena grazie all'impresario teatrale Luigi Gargani e composto dal Teatro Goldoni, dall'Arena all'aperto (oggi cinema Goldoni) e dal Saloncino delle Feste, questo spazio del quartiere di Santo Spirito è risorto per intervento dell'Amministrazione Comunale, che nel 1978 ha iniziato il recupero, assieme all'Ufficio Belle Arti della Direzione Cultura del Comune.

Le feste natalizie del 2003 hanno coinciso con l'inaugurazione del Saloncino, detto anche Goldoncino e/o Goldonetta, che dai fasti granducali dell'Ottocento è passato alla dismissione del Novecento per tornare all'originaria funzione di sala da ballo: nel 1917 adibito a deposito; nel '75 a sede della "Compagnia Cricot" di Tadeusz Kantor per il celebre spettacolo Wielopole Wielopole; nel '78 concesso alla "Bottega Teatrale di Firenze" di Vittorio Gassmann; finalmente rilanciato nel '99 dall'Assessore alla Cultura di Palazzo Vecchio, Rosa Maria Di Giorgi, che individuò nel Goldoncino la "casa della danza". Sostenuta da Simone Siliani, questa vocazione coreutica ha caratterizzato i lavori di ripristino e trovato nel direttore artistico, il danzatore e coreografo fiorentino Virgilio Sieni, il responsabile di un'innovativa gestione dello storico edificio.

Questa rinascita, frutto del mecenatismo politico-culturale di Firenze, è stata festeggiata con la presentazione del CanGo-Cantieri Goldonetta - un centro, ideato da Sieni, "dedito ai linguaggi del corpo, crocevia per artisti provenienti da discipline diverse, la danza innanzitutto, ma anche il teatro, l'arte visiva, la musica" – e con una rassegna di nove giorni (27 dicembre 2003-4 gennaio 2004), La Democrazia del Corpo, curata dalla "Compagnia Virgilio Sieni Danza" con un pool di consulenti.
Nello spazio labirintico della Goldonetta – di cui tre sale sono affiancate da stanze di varia dimensione adibite ad uffici, luoghi di prove, studio, allestimenti, e la cui definizione di "Cantieri" sottolinea la duttilità di un luogo aperto alla ricerca e alla sperimentazione - si è avuta la mise en espace del progetto seniano sulla "democrazia del corpo", con spettacoli, performances, mostre, installazioni audio/video, recitationes poetiche, incontri col pubblico. Per la serata inaugurale hanno animato il Saloncino le installazioni di Annalisa Cattani, Liana Moro, Letizia Ronzini, Grazia Toderi, Cesare Pietroiusti, mentre nella grande sala rettangolare – detta Spazio Oltrarno – sono stati ospitati i soli di Marina Giovannini, Mara Smaldone, Samuele Cardini e Michele Simonetti, su musiche di Daniele Fusi e Mirko Mariottini. All'invito dello stesso Virgilio Sieni di fruire dello spazio lorenese, passando fra corridoi e 'radure' affrescate, i numerosi presenti sono stati introdotti nella sala Spazio Verde, dove il duo Kinkaleri (Cristina Rizzo e Marco Mazzoni) si è esibito in Variazioni di Tono, un "passatempo coreografico" dedicato alle variazioni tra suono-movimento, spazio-corpo, ritmo-respiro, tramite una dinamica motoria interessante ma un po' ripetitiva.

Evento clou dell'inaugurazione è stata la messinscena nel salone Oltrarno di Empty Space. Requiem, un lavoro in due atti creato da Virgilio Sieni con la collaborazione di Marina Giovannini, musa ispiratrice e formidabile coreuta. Costruita durante i giorni della guerra in Iraq e fortemente allusiva allo "straniamento" di fronte all'evento bellico in sé, foriero di "sangue, sudore e lacrime", la pièce riflette l'attuale poetica seniana, tutta concentrata sullo scardinamento dei codici performativi in nome di una ricerca perennemente in fieri. Sieni, abbandonata la "danza pura" di emozionanti spettacoli come Cantico (Premio Danza&Danza 1993), di intensi drammi coreutici ispirati alle tragedie di Eschilo (Rosso Cantato, 1995, Ghenos, Trilogia del Presente/Orestea, 1996) e di limpide architetture coreografiche (Canti Marini, '’97-'98), ha intrapreso nel '97 un percorso conoscitivo sulla fiaba (Studi su Cappuccetto Rosso, La Regina delle Nevi, Fulgor, 2000, Trilogia del niente, 2002) che gli è valso il premio UBU 2002, segnando la svolta della sua ricerca teatrale. Coreografo intellettuale e concettoso, Sieni ha trasformato la sua vigorosa orchestica contemporanea in un linguaggio dal forte potenziale metaforico, arricchendolo di una gestualità franta e tagliente, di sonorità vocali e gutturali, utilizzando come spazio scenico luoghi solo all'apparenza antiteatrali (stanze, corridoi, sale, siti all'aperto).

Marina Giovannini, interprete ideale del magistero seniano, è al centro della prima parte di Empty Space. Requiem, un'azione di 45 minuti in cui l'artista esprime dolore e morte in una continua negazione d'identità, vestendosi e svestendosi con un mucchietto di abiti variopinti (ideati dalla costumista Manuela Menici) posti a destra della scena. Nel susseguirsi delle trasfigurazioni - etera presenza femminile in verde chiaro, ballerina in tutù, pingue donna nera, misteriosa presenza in burka, farfalla in bozzolo a cui è negato il diritto alla vita - l'ottima performer inanella una serie di torsioni, involuzioni del corpo, spezza di continuo l'armonia del movimento per negare la bellezza di una danza che è però presente nell'allure tersicoreo della protagonista. "Maschera nuda", la Giovannini è l'anima del primo atto Empty Space e con la sua bravura attenua l'autorefenzialità della creazione del coreografo fiorentino, in scena nel secondo atto con Samuele Cardini e Michele Simonetti per l'interpretazione del "cartoon della morte".

Tre strani figuri in nero, con maschere da Topolino, cuffie e occhiali scuri, vagano accennando passi di danza, si tengono per mano, corrono, emettono suoni e richiami, inscenano ridicole tenzoni, mentre su uno schermo scorrono le immagini del montaggio audio/video di Letizia Ronzini. Animali in gabbia, aerei che lanciano bombe, musicisti di strada cubani, marce trionfali al ritmo di Topolin Topolin dal celebre film Full Metal Jacket di Stanley Kubrick, l'impossibilità di ridestare con strazianti richiami un topolino colpito a morte e la volontà di impedire l'ascolto di Space Oddity di David Bowie, interpretata da bambini: tutto mira ad accentuare la chiara valenza simbolica di questo tragicomico secondo atto.

Innegabile l'ingegnosità di una mente fervida come quella di Sieni, ma qua e là traspaiono retorica ed enfasi. Se non si può condividere in toto il giudizio di Jennifer Dunning che, recensendo lo spettacolo sul New York Time, parla di questa seconda parte come "annoyingly cute", è comunque certo che di fronte a Empty Space. Requiem neppure l'entusiasmo travolge.

Empty space Requiem
cast cast & credits
 


CanGo-Cantieri Goldonetta

I CanGo-Cantieri Goldonetta










CanGo-Cantieri Goldonetta

I CanGo-Cantieri Goldonetta




 
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