drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Giovane Videoarte a Roma

di Costantino Maiani
  Perspective mostra collettiva di video arte Roma, febbraio 2003
Data di pubblicazione su web 01/09/2004  
Da alcuni mesi, nel cuore di Roma, è possibile visitare una singolare galleria d'arte, dal nome "El Aleph - L'arte del visibile", la cui peculiarità consiste nell'esclusiva programmazione di lavori in video e pellicola. "Il nuovo spazio", è scritto nel testo introduttivo, "ospita personali di giovani videoartisti, anteprime di cortometraggi, presentazioni di DVD e omaggi al cinema di ogni tempo": la galleria, dunque, si propone come territorio di confine tra arte contemporanea e visioni cinematografiche.

La collettiva tenuta nella prima parte di febbraio, dal titolo Perspective, curata da Maria Cristina Bastante e Paola Capata, ha offerto ai visitatori la possibilità di vedere recenti opere in video (quasi sicuramente tutte realizzate in digitale) di diciassette giovani artisti, le cui produzioni sono già state oggetto di mostre curate, tra gli altri, da noti studiosi come Gabriele Perretta e Bruno Di Marino. Nel pomeriggio di lunedì 10 febbraio, inoltre, è stata organizzata, in galleria, una tavola rotonda cui hanno partecipato Silvia Bordini, docente universitaria e tra i maggiori esperti di arti elettroniche in Italia, e Mario Sasso, pioniere della Videoarte italiana.

I video sono stati proiettati in un seminterrato della galleria, al buio, su uno schermo di medie dimensioni: si è creata, quindi, un'atmosfera simile a quella della sala cinematografica. La serie è iniziata con La differenza tra noi e dio è l'attrito di Francesco Carone (1975), un'immagine fissa di una lampadina che si accende e si spegne, la cui intermittenza è accompagnata da un effetto sonoro che simula il battito cardiaco umano. La centralità della lampadina nell'inquadratura e il secco effetto di espansione della luce verso lo spettatore ricordano, in parte, alcune esperienze del cinema sperimentale, come Komposition I/22 und II/22 (1922) di Werner Graeff: in entrambi i casi, infatti, si è inteso raffigurare un elemento costitutivo delle rispettive scritture (video e cinematografica).


Caterina Notte, Domus de Janas, (2003)
Caterina Notte, Domus de Janas, (2003)


Domus de Janas di Caterina Notte (1973), girato in Sardegna, è una raffinata riflessione sui rapporti tra reale e virtuale. Un bambino si trascina carponi sulla sabbia di un paesaggio spoglio: guidato da una litania giunge nei pressi di una casetta, vi entra e indossa una maschera. Successivamente a questa operazione, il piccolo protagonista vede l'ambiente che lo circonda, attraverso alcune rapide Soggettive, diverso da prima, virato in una sfumatura blu scuro e dai contorni sfocati: sembra formarsi un inquietante universo parallelo. La casetta, mediante un effetto realizzato in post-produzione, scompare, si ricompone, ed è pronta ad accogliere un nuovo personaggio, una bambina che, sempre carponi, procede verso di essa. È, dunque, una sorta di interfaccia tra una realtà conosciuta e una dimensione ignota: tale funzione è suggerita dal titolo del video, che in dialetto sardo significa "casa delle fate", un sepolcro che si riteneva abitato da esseri sovrannaturali. "È un lavoro sul doppio", ci spiega l'artista, "sulla trasposizione mia in altre persone. Costringo l'altro a vivere quel senso di spaesamento che si prova davanti alla possibilità che si apra un'"altra" dimensione: quello che, insomma, ho provato io di fronte alla dimensione virtuale".

Egualmente pregevole 10 a.m. di Rossella Biscotti (1978). Un giovane manager, appena giunto nel suo angusto luogo di lavoro, improvvisa una sorprendente performance: salta, cammina in cerchio e, pur vestito di tutto punto, mostra i genitali, mentre una ripetitiva musica extra-diegetica sottolinea ritmicamente i suoi movimenti. Lo sguardo dello spettatore è calamitato dai genitali dell'uomo, sia perché la videocamera non ne inquadra mai il volto, sia in conseguenza del quasi impercettibile rallentamento dei movimenti del personaggio stesso, ottenuto in post-produzione: si tratta, in una certa misura, di una riflessione sulle controverse sensazioni prodotte dall'atto di guardare, poiché l'oggetto di tale visione è ancora in grado di procurare imbarazzo.

Di tenore diverso gli accattivanti lavori di Paolo Angelosanto (1973) e Domenico Palma (1978). In Mirror (di P. Angelosanto) è evocato lo scintillante universo del film di Alejandro Jodorowsky Santa sangre (1989): l'artista, somigliante a Fenix, il protagonista del film, che a sua volta richiama l'immagine di Cristo, si osserva allo specchio e incontra il suo doppio; a tale atmosfera surreale è giustapposta, con stile barocco ripreso dal grande regista russo-cileno, una canzone tratta da Cenerentola. De donde vengo a donde voy (di D. Palma) consiste in un'immagine che, a prima vista, sembra riprodurre la nota iconografia, virata in rosso, di Che Guevara: si tratta, invece, dell'artista, inquadrato in Primo Piano, straordinariamente somigliante al Comandante il quale, dopo alcuni istanti, recita, in lingua spagnola e con un efficace effetto straniante, il monologo conclusivo di Roy Batty in Blade runner ("Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…").

Clean, del duo Interno 3 (Manuel Frara [1972] e Laura Riolfatto [1973]), rivela principalmente le possibilità creative offerte dalla post-produzione. Un gesto quotidiano conosce una rappresentazione poetica: compaiono tre elementi (un rubinetto, un bicchiere e uno scarico idraulico), filmati separatamente e poi riuniti in un'unica inquadratura geometrica invasa da un bianco intenso; una mano apre il rubinetto e, alcuni istanti dopo, appare l'immagine dell'acqua, però inaspettatamente sovrimpressa.


Clean di Interno 3
Clean di Interno 3


Tutti i lavori proposti hanno rivelato, in diversa misura, elementi interessanti. Dai curiosi cubi che invadono la Terra in Amellonia.doc di Andrea Melloni (1975), alla piccola cappella scossa dal vento che torna sempre in posizione eretta in Viados (lavoro, però, forse più vicino alla Computer Art) di Francesco Arena (1978), fino a meditazioni, quanto mai attuali, sulla violenza e la guerra: Before… un attimo prima di tutto di Eleonora Chiesa (1979), la registrazione iterata degli istanti immediatamente precedenti ad una carica della polizia durante le manifestazioni contro il G8 a Genova, e First day di Giusi Pallara (1977), uno scenario di morte ottenuto rielaborando alcuni spezzoni di film tra loro diversi (ad esempio Stalker di Tarkovsky e Touchia di Benhadj) in cui emerge il doloroso Primo Piano di una bambina.


Perspective mostra collettiva di video arte Roma, febbraio 2003

Video Galleria El Aleph Via dei Funari 19, 00186 Roma Telefono 06-68891576, Fax 06-68891576
 

















La differenza tra noi e dio è l'attrito di Francesco Carone
La differenza tra noi e dio è l'attrito di Francesco Carone







 


Caterina Notte, Domus de Janas, (2003)
Caterina Notte, Domus de Janas, (2003)






 
 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013