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La guerra è in vendita al dettaglio

di Fabio Tasso
  Un'immagine promozionale del film
Data di pubblicazione su web 01/01/2005  
La retrospettiva che l'edizione 2004 del Torino Film Festival ha voluto dedicare John Landis, attraverso la riproposizione di molti suoi classici (da Animal House a Blues Brothers, da Una poltrona per due a The Stupids), è stata impreziosita dalla scelta di proiettare anche il documentario Slasher, ultimo lavoro del poliedrico regista statunitense, ancora inedito in Italia. Questa scelta si inserisce perfettamente nell'impostazione "politica" che ha segnato il Festival 2004, con una proposta di titoli che ha attraversato trasversalmente le varie sezioni; tra gli altri, il pubblico ha potuto quindi assistere a K Street di Steven Soderbergh, Tanner on Tanner di Robert Altman (entrambi in "Americana") e Lilli e il Cavaliere di Caterina Borelli (un documentario sulla sfida tra Lilli Gruber e Silvio Berlusconi alle elezioni europee del giugno 2004).

Lo Slasher del titolo è colui che, con l'efficace arte della propaganda, è in grado di "abbattere" i prezzi gonfiati in precedenza, cercando di convincere eventuali clienti ad acquistare i suoi prodotti. Le prime immagini del film mostrano per l'appunto i personaggi politici che John Landis ha inteso prendere di mira, in primis il presidente George W. Bush e la sua amministrazione, che hanno abilmente saputo "vendere" la guerra in Iraq, distogliendo l'attenzione del paese dalle sue reali necessità.

Il paragone con chi vende auto usate, sostiene Landis, è immediato. E allora ecco che la scena di sposta a Memphis, Tennessee, nel profondo sud degli Stati Uniti, un'area che si dibatte in una profonda crisi economica; è qui che Michael Bennet, lo slasher, inscena una spettacolare vendita a basso prezzo per attirare compratori sprovveduti. Slasher segue l'iniziativa di Bennet, personaggio complesso e straordinario, vero e proprio imbonitore da fiera ma dotato di una disarmante consapevolezza di sé e del suo ruolo. Un uomo che, se da un lato non stona nella filmografia dei "caratteri" landisiani, dall'altro emerge come figura a sé, ricca di una strabiliante effervescenza linguistica e di un carisma naturale che gli permette di assumere la guida di un gruppo di venditori, tanto improbabili quanto determinati a "fare sul serio".

Il documentario è, fin dall'inizio, segnato dall'intraprendenza di Bennet e dei suoi collaboratori, e segue con partecipazione gli stratagemmi che essi escogitano per allestire una vendita di auto usate a 88$ l'una. Lustrini, palloncini colorati, manifesti, strisce, belle ragazze (assoldate dopo una severa selezione, nella quale non ci vengono risparmiati commenti politically uncorrect), niente è trascurato e niente lasciato al caso per organizzare un evento memorabile. Landis si mette, per così dire, da parte (lui stesso ha dichiarato che non è stata scritta alcuna sceneggiatura), lasciando che sia la rutilante esplosione di questa umanità provinciale a determinare la scansione temporale e la successione degli eventi. Indescrivibile la galleria di personaggi che poco alla volta, richiamati dalla verve di Bennet, entrano nello spazio delle telecamere e ne escono guidando un'auto, salvo poi, più tardi, essere inquadrati mentre fanno fronte ai primi problemi meccanici.

Attraverso un montaggio volutamente frenetico e una colonna sonora eccezionale che impone il ritmo al film, Landis mostra uno spaccato credibile della provincia americana, della ricerca ai limiti della disperazione di un benessere che sembra a portata di mano e che invece si rivela, in molti casi, solo una luccicante truffa. Non ci sono intenti moralistici: Landis sospende il giudizio su Bennet e i suoi soci, che anzi appaiono simpatici e familiari, limitandosi a mostrare la loro attività.

La critica, semmai, è rivolta all'ordine mondiale, del quale la vendita all'usato è una metafora ferocemente dissacrante. Tra il chiasso, la musica assordante e un'esteriorità dipinta a colori pastello, si fa strada un'idea semplice e universale, ma che emerge con tutta la forza devastante della sua genuinità e immediatezza: che la guerra non si vende al dettaglio come le auto, che non è un usato dal quale ottenere il massimo profitto possibile. Il messaggio di Landis è chiaro, e alla fine, pur sovrastati dalla forza delle immagini, dalle urla, dalla musica, è impossibile non rivolgere un pensiero a chi, ormai da mesi, respira a fatica sotto le bombe.

La retrospettiva che l'edizione 2004 del Torino Film Festival ha voluto dedicare John Landis, attraverso la riproposizione di molti suoi classici (da Animal House a Blues Brothers, da Una poltrona per due a The Stupids), è stata impreziosita dalla scelta di proiettare anche il documentario Slasher, ultimo lavoro del poliedrico regista statunitense, ancora inedito in Italia. Questa scelta si inserisce perfettamente nell'impostazione "politica" che ha segnato il Festival 2004, con una proposta di titoli che ha attraversato trasversalmente le varie sezioni; tra gli altri, il pubblico ha potuto quindi assistere a K Street di Steven Soderbergh, Tanner on Tanner di Robert Altman (entrambi in "Americana") e Lilli e il Cavaliere di Caterina Borelli (un documentario sulla sfida tra Lilli Gruber e Silvio Berlusconi alle elezioni europee del giugno 2004).

Lo Slasher del titolo è colui che, con l'efficace arte della propaganda, è in grado di "abbattere" i prezzi gonfiati in precedenza, cercando di convincere eventuali clienti ad acquistare i suoi prodotti. Le prime immagini del film mostrano per l'appunto i personaggi politici che John Landis ha inteso prendere di mira, in primis il presidente George W. Bush e la sua amministrazione, che hanno abilmente saputo "vendere" la guerra in Iraq, distogliendo l'attenzione del paese dalle sue reali necessità.

Il paragone con chi vende auto usate, sostiene Landis, è immediato. E allora ecco che la scena di sposta a Memphis, Tennessee, nel profondo sud degli Stati Uniti, un'area che si dibatte in una profonda crisi economica; è qui che Michael Bennet, lo slasher, inscena una spettacolare vendita a basso prezzo per attirare compratori sprovveduti. Slasher segue l'iniziativa di Bennet, personaggio complesso e straordinario, vero e proprio imbonitore da fiera ma dotato di una disarmante consapevolezza di sé e del suo ruolo. Un uomo che, se da un lato non stona nella filmografia dei "caratteri" landisiani, dall'altro emerge come figura a sé, ricca di una strabiliante effervescenza linguistica e di un carisma naturale che gli permette di assumere la guida di un gruppo di venditori, tanto improbabili quanto determinati a "fare sul serio".

Il documentario è, fin dall'inizio, segnato dall'intraprendenza di Bennet e dei suoi collaboratori, e segue con partecipazione gli stratagemmi che essi escogitano per allestire una vendita di auto usate a 88$ l'una. Lustrini, palloncini colorati, manifesti, strisce, belle ragazze (assoldate dopo una severa selezione, nella quale non ci vengono risparmiati commenti politically uncorrect), niente è trascurato e niente lasciato al caso per organizzare un evento memorabile. Landis si mette, per così dire, da parte (lui stesso ha dichiarato che non è stata scritta alcuna sceneggiatura), lasciando che sia la rutilante esplosione di questa umanità provinciale a determinare la scansione temporale e la successione degli eventi. Indescrivibile la galleria di personaggi che poco alla volta, richiamati dalla verve di Bennet, entrano nello spazio delle telecamere e ne escono guidando un'auto, salvo poi, più tardi, essere inquadrati mentre fanno fronte ai primi problemi meccanici.

Attraverso un montaggio volutamente frenetico e una colonna sonora eccezionale che impone il ritmo al film, Landis mostra uno spaccato credibile della provincia americana, della ricerca ai limiti della disperazione di un benessere che sembra a portata di mano e che invece si rivela, in molti casi, solo una luccicante truffa. Non ci sono intenti moralistici: Landis sospende il giudizio su Bennet e i suoi soci, che anzi appaiono simpatici e familiari, limitandosi a mostrare la loro attività.

La critica, semmai, è rivolta all'ordine mondiale, del quale la vendita all'usato è una metafora ferocemente dissacrante. Tra il chiasso, la musica assordante e un'esteriorità dipinta a colori pastello, si fa strada un'idea semplice e universale, ma che emerge con tutta la forza devastante della sua genuinità e immediatezza: che la guerra non si vende al dettaglio come le auto, che non è un usato dal quale ottenere il massimo profitto possibile. Il messaggio di Landis è chiaro, e alla fine, pur sovrastati dalla forza delle immagini, dalle urla, dalla musica, è impossibile non rivolgere un pensiero a chi, ormai da mesi, respira a fatica sotto le bombe.

Slasher
cast cast & credits
 



 
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