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La molteplicità dello sguardo

di Fabio Tasso
  un'immagine del film "Father and Son"
Data di pubblicazione su web 01/01/2005  
Uno degli eventi più attesi della sezione "Fuori concorso" del Torino Film Festival 2004 era la proiezione in anteprima mondiale dell'ultimo lavoro di Aleksandr Sokurov, regista russo segnalatosi negli ultimi anni con opere quali Arca Russa (2002) e Father and Son (2003), e al quale già lo scorso anno il Festival aveva dedicato una retrospettiva completa.

Mozart Requiem è la registrazione, ripresa con cinque telecamere, della celeberrima opera incompiuta di W.A. Mozart, messa in scena il 3 febbraio 2004 alla Filarmonica di San Pietroburgo e realizzata dal regista stesso. Un film di poco più di un'ora, girato in video, che mostra l'interpretazione delle soliste del teatro Mariinskij e del coro da camera, guidati dal direttore Valentin Nesterov, un ensemble in grado di presentare l'intera esecuzione del capolavoro mozartiano.

Sokurov stabilisce fin da subito lo spazio visivo del film, con una prima inquadratura che mostra i grandi lampadari che dominano la piccola sala dall'alto del soffitto. Lo spazio viene poi dettagliato con un montaggio lento e costruito, che ci avvicina al luogo della rappresentazione, passando attraverso rapide carrellate che indagano i volti degli spettatori e la loro attesa prima dell'inizio dell'esecuzione.

Qui il cinema e la musica classica trovano davvero un connubio esemplare, attraverso l'incalzante susseguirsi delle note, delle voci che si sovrappongono alle voci secondo una progressione che conduce al gran finale. Sokurov segue e accompagna l'incalzare della musica con un montaggio istintivo e mutevole, spostandosi dai personaggi sul proscenio, in perenne movimento, alla fissità del pubblico, del quale mostra i volti attoniti e compassati, le espressioni, la partecipazione emotiva all'evento. Ogni elemento contribuisce a trasmettere la percezione dell'esperienza sensoriale sperimentata dal pubblico presente; da un lato le inquadrature, sempre alla ricerca dell'immagine più carica di vibrante significato, capace di offrire e restituire l'intensità generata dalla musica, dalle evoluzioni dell'orchestra; dall'altro la luce e il colore, attraverso un gioco di chiaroscuri ora tenui ora più accentuati, che spesso isolano gli attori dallo spazio e a volte, invece, sembrano fonderli con la scenografia che sta alle loro spalle.

Il lavoro di Sokurov è a tratti invisibile, a tratti invece palese e carico di senso, e tende a far emergere quel surplus di significato che la ripresa cinematografica di un lavoro teatrale inevitabilmente comporta. Come se il regista russo avesse inteso reiterare, con l'ausilio di cinque punti di vista diversi, una visione già messa in mostra con l'allestimento teatrale, della quale il lavoro filmico amplifica la sperimentazione sul piano puramente spettacolare.

Come ha messo in luce il regista stesso, "la caratteristica principale dell'interpretazione è che il coro non è fermo, ma si sposta sulla scena", e ancora "i pietroburghesi venuti ad assistere allo spettacolo sono anche i personaggi del film". Mozart Requiem è quindi una doppia riflessione, sia sul concerto lirico, la sua esecuzione, la sua rappresentazione scenica, sia anche sulla presenza attiva e partecipe del pubblico e sulla stretta connessione con i protagonisti dell'opera, due elementi che Sokurov lega magistralmente con l'ausilio del mezzo espressivo cinematografico. La mobilità del coro aumenta la dinamicità di una rappresentazione altrimenti irrigidita nel contrappunto di voci maschili e femminili, ma dal coro si stagliano poi i solisti, che Sokurov avviluppa in una rete di inquadrature, mostrandone tutte le sfaccettature.

Mozart Requiem, sobrio, elegante e formalmente impeccabile, vera e propria "rappresentazione della rappresentazione", aggiunge allo sguardo del regista teatrale altri sguardi, che diventano parte integrante dello spettacolo stesso, tanto che risulta difficile, alla fine, scomporre individualmente i punti di vista. Il risultato è uno sguardo molteplice, frammentato, che non impedisce però di godere pienamente del Requiem mozartiano in tutta la sua innegabile organicità.

Uno degli eventi più attesi della sezione "Fuori concorso" del Torino Film Festival 2004 era la proiezione in anteprima mondiale dell'ultimo lavoro di Aleksandr Sokurov, regista russo segnalatosi negli ultimi anni con opere quali Arca Russa (2002) e Father and Son (2003), e al quale già lo scorso anno il Festival aveva dedicato una retrospettiva completa.

Mozart Requiem è la registrazione, ripresa con cinque telecamere, della celeberrima opera incompiuta di W.A. Mozart, messa in scena il 3 febbraio 2004 alla Filarmonica di San Pietroburgo e realizzata dal regista stesso. Un film di poco più di un'ora, girato in video, che mostra l'interpretazione delle soliste del teatro Mariinskij e del coro da camera, guidati dal direttore Valentin Nesterov, un ensemble in grado di presentare l'intera esecuzione del capolavoro mozartiano.

Sokurov stabilisce fin da subito lo spazio visivo del film, con una prima inquadratura che mostra i grandi lampadari che dominano la piccola sala dall'alto del soffitto. Lo spazio viene poi dettagliato con un montaggio lento e costruito, che ci avvicina al luogo della rappresentazione, passando attraverso rapide carrellate che indagano i volti degli spettatori e la loro attesa prima dell'inizio dell'esecuzione.

Qui il cinema e la musica classica trovano davvero un connubio esemplare, attraverso l'incalzante susseguirsi delle note, delle voci che si sovrappongono alle voci secondo una progressione che conduce al gran finale. Sokurov segue e accompagna l'incalzare della musica con un montaggio istintivo e mutevole, spostandosi dai personaggi sul proscenio, in perenne movimento, alla fissità del pubblico, del quale mostra i volti attoniti e compassati, le espressioni, la partecipazione emotiva all'evento. Ogni elemento contribuisce a trasmettere la percezione dell'esperienza sensoriale sperimentata dal pubblico presente; da un lato le inquadrature, sempre alla ricerca dell'immagine più carica di vibrante significato, capace di offrire e restituire l'intensità generata dalla musica, dalle evoluzioni dell'orchestra; dall'altro la luce e il colore, attraverso un gioco di chiaroscuri ora tenui ora più accentuati, che spesso isolano gli attori dallo spazio e a volte, invece, sembrano fonderli con la scenografia che sta alle loro spalle.

Il lavoro di Sokurov è a tratti invisibile, a tratti invece palese e carico di senso, e tende a far emergere quel surplus di significato che la ripresa cinematografica di un lavoro teatrale inevitabilmente comporta. Come se il regista russo avesse inteso reiterare, con l'ausilio di cinque punti di vista diversi, una visione già messa in mostra con l'allestimento teatrale, della quale il lavoro filmico amplifica la sperimentazione sul piano puramente spettacolare.

Come ha messo in luce il regista stesso, "la caratteristica principale dell'interpretazione è che il coro non è fermo, ma si sposta sulla scena", e ancora "i pietroburghesi venuti ad assistere allo spettacolo sono anche i personaggi del film". Mozart Requiem è quindi una doppia riflessione, sia sul concerto lirico, la sua esecuzione, la sua rappresentazione scenica, sia anche sulla presenza attiva e partecipe del pubblico e sulla stretta connessione con i protagonisti dell'opera, due elementi che Sokurov lega magistralmente con l'ausilio del mezzo espressivo cinematografico. La mobilità del coro aumenta la dinamicità di una rappresentazione altrimenti irrigidita nel contrappunto di voci maschili e femminili, ma dal coro si stagliano poi i solisti, che Sokurov avviluppa in una rete di inquadrature, mostrandone tutte le sfaccettature.

Mozart Requiem, sobrio, elegante e formalmente impeccabile, vera e propria "rappresentazione della rappresentazione", aggiunge allo sguardo del regista teatrale altri sguardi, che diventano parte integrante dello spettacolo stesso, tanto che risulta difficile, alla fine, scomporre individualmente i punti di vista. Il risultato è uno sguardo molteplice, frammentato, che non impedisce però di godere pienamente del Requiem mozartiano in tutta la sua innegabile organicità.


Mozart Requiem
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