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Atene, Olimpiadi amene (diario olimpico: 3)

di Roberto Fedi
  Discobolo
Data di pubblicazione su web 22/08/2004  
Siccome non c'è limite al peggio, ci tocca ritornare sulla (a nostro parere) talvolta indecorosa gestione dei Giochi Olimpici da parte di Rai Sport: con l'avvertenza che non tutto è così fallimentare (i commenti del nuoto non erano male), ma che basta purtroppo un episodio come quello che stiamo per raccontare per gettare un'ombra, anzi una nube, su tutta la faccenda.

Dunque: siamo a sabato 21 agosto, pomeriggio. Aspettando l'atletica, che ci fanno vedere solo nel dopocena, in un 'pastone' registrato e commentato dall'imperturbabile Bragagna come se fosse in diretta, c'è però in palinsesto una gara di quelle coi fiocchi. Scherma: finale del fioretto a squadre, Italia e Cina. Una gara spettacolare, a dire poco.

Oddìo, c'è un precedente inquietante. Il giorno prima, per una altrettanto strepitosa finale italiana (la sciabola a squadre), nella diretta era intervenuta la regia passando la linea a qualcos'altro, dicendo che "tanto la finale durerà almeno 40 minuti", e quindi che si poteva anche perderne una decina che era lo stesso. Come dire che l'Amleto è in cinque atti, e quindi anche se ne buttiamo via un paio chi se ne frega. Grande 'senso' della narrazione televisiva e del climax drammatico, non c'è che dire.

Ma questa volta stiamo a vedere, con qualche speranza di non essere interrotti. Anche perché la finale del fioretto a squadre è da cardiopalma: su e giù col punteggio, incertissima, da adrenalina alle stelle anche per i profani.

Accidenti. C'eravamo dimenticati che, da qualche parte, stava per incominciare la gara di calcio della NPM (Nazionale dei Piccoli Miliardari). E che per Rai Sport esiste solo il calcio: anche quando la NPM (come la sorella maggiore: la NGM o Nazionale dei Grandi Miliardari) è scadentissima, gioca come peggio non si può, non è seguita da nessuno e soprattutto è composta da individui a dir poco antipatici: che naturalmente non partecipano in niente all'atmosfera olimpica, si lamentano delle camere del Villaggio Olimpico (sono infatti abituati ad alberghi di lusso), dei trasporti (sono abituati a viaggiare in Ferrari), e così simpaticamente delirando.

Così invade il video una delle più brutte gare mai viste nella nostra vita, commentata dal duo Civoli-D'Amico che meriterebbe un discorso a parte: ma che è sicuramente il peggio del peggio che sia dato di sentire in questi giorni olimpici. Fanno un tifo sfegatato, ignorano gli avversari quando non li snobbano, se la prendono sempre con l'arbitro, esaltano i 'nostri' (cioè, i 'loro') come se fossero dei Pelè, e così via. Al duo si aggiunge un tristo Paris, di cui già ci è accaduto di parlare (Chiacchiere da premio Pulitzer) che sta a bordo campo: e che narra in diretta le espressioni del viso di Gentile, commissario tecnico. No comment. Ma sarebbe da commentare quanto il tristo Paris dice, intervenendo a coccolare i 'nostri eroi' che stanno giocando come disgraziati: e cioè che in fondo loro sono abituati a molto meglio (rispetto al Villaggio Olimpico), e insomma, "non per giustificarli, ma sarebbe come portare uno dall'Alaska al Mali". Il Mali, per inciso, è la squadra contro cui i 'nostri' stanno giocando.

Finezze, insomma. La regia Rai quindi ci fa vedere tutta la partita, che finisce ai supplementari: quasi due ore. Intanto di là l'Italia seria, quella del fioretto, sta vincendo la medaglia d'oro in una gara mozzafiato. A quel punto la regia Rai non può fare a meno di spostarsi dai fiorettisti: ma ogni tanto infilando scene della sacra partita di calcio, non di rado a metà schermo (quindi, tra l'altro, in modo incomprensibile). Il duo Civoli-D'Amico fa un tifo da stadio; ma alla fine la NPM segna, e ci libera della sua presenza. Di là, l'Italia del fioretto vince la medaglia d'oro, per fortuna a quel punto indisturbata.

Siamo certi che almeno allora la regia Rai ci risparmi collegamenti con il calcio: ormai la partita è finita. Neanche per idea: ecco che il Civoli interviene urlando che è successa una cosa gravissima. La NPM, negli spogliatoi, mentre stava "giustamente festeggiando", è stata "aggredita" (testuale) dai giocatori del Mali. È nata una rissa. È intervenuta la polizia.

Porca miseria. E perché sarà stata "aggredita"? Non è dato saperlo dal concitato Civoli, sconvolto dal reato di lesa maestà. Pensiamo: ce lo diranno, questi giornalisti da Pulitzer. Niente. Resoconti rapidi nei Tg Olimpici successivi, almeno quelli che abbiamo visto, ma nessuna spiegazione.

"Negli spogliatoi si scatena l'inferno dopo un gestaccio di Sculli al pubblico, che tifava per gli africani" (La Stampa, 22 agosto, p. 27). Altro che "aggressione", secondo l'informazione-Rai di Civoli, a gente che festeggiava. Ma si sa, quelli del Mali sono neri, africani, brutti e, naturalmente, cattivi.




Umberto Boccioni
Umberto Boccioni, Rissa in Galleria (1910). Milano, Pinacoteca di Brera



 
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