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Una musica incantata

di Paolo Gallarati
  Le nozze di Figaro
Data di pubblicazione su web 08/03/2004  
Se scopo di un teatro lirico è attirare il pubblico, dilettarlo, elevarlo e fargli giungere, nell'ambito delle proprie possibilità, i grandi testi del repertorio in esecuzioni che ne mettano in luce gli aspetti fondamentali, dopo aver visto Le nozze di Figaro che hanno debuttato ieri sera al Teatro Regio si può concludere: così si fa. Il Figaro di Mozart è la più grande commedia in musica che sia stata prodotta dal teatro occidentale. Commedia, non melodramma. La regia, e soprattutto la recitazione, sono dunque un elemento essenziale.

Jonathan Miller, in questo spettacolo proveniente da Firenze, tutt'altro che nuovo ma ancora assai fresco, fa capire fin dal primo atto di aver centrato il bersaglio: i movimenti nel terzetto della seggiola, nodo drammatico rivelatore, sono sciolti, spiritosi e naturali, il pubblico ride, qui e durante i pezzi successivi, e questa è la prova del nove per dimostrare che l'aggangio è avvenuto, e che lo spettacolo parla al pubblico che, a sua volta, reagisce. Le scene sono sobrie e spoglie, nessun orpello rococò: l'ultima, nel giardino notturno, in cui la vita è rappresentata nell'infinita possibilità delle sue valenze interpersonali, e i personaggi si nascondono, si scambiano gli abiti, parlano con chi appare ingannevolmente sotto mentite spoglie, ascoltano, non visti, quello che gli altri dicono sulla shakespeariana leggerezza di una musica incantata, questa scena è risolta benissimo e mostra veramente la mano del regista superiore: pochi pilastri, un giardino sullo sfondo, un vai e vieni di personaggi che traducono esattamente in gesti ciò che passa per la loro mente e per il loro cuore.
 

Le nozze di Figaro

Qualche tocco caricaturale un po' troppo accentuato, ad esempio nel giardiniere ubriaco, o nella recitazione di Basilio, ci ricorda che, accanto ai personagi veri, ci sono alcune macchiette: attenzione, però, a non stonare con la misurata naturalezza che Mozart voleva. Un po' fuori posto sono anche alcuni strani tocchi di recitazione a scatti, quasi geometrica: ma sono granellini che non inceppano un meccanismo ben oliato. Molto giuste sono invece le luci e i colori dei costumi e delle scene di Peter J. Davison: ne nasce un'atmosfera velata, di tinte pastello, rosa, verdi, gialli, azzurri spolverati di cenere. E' il Settecento al tramonto, soffuso di romantica malinconia. Con un maggior numero di prove lo spettacolo avrebbe potuto essere più rifinito e ulteriormente raffinato: ma è in ogni caso godibilissimo, dalla prima scena all'ultima.

Lo stesso va detto per l'esecuzione musicale. La bacchetta di Stephan Anton Reck punge, scuote, sprona e piega in andamenti flessibili l'orchestra del Regio: talvolta il fraseggio è un po' secco e il suono, che Richard Strauss diceva dover essere, in Mozart, di una bellezza assoluta, meno morbido ed raffinato di quanto si desidererebbe; ma i tempi sono giusti, e la vivacità della commedia non viene mai meno. Nel terzo atto l'aria della contessa è anticipata, il che le toglie forza di contrasto rispetto alla posizione tradizionale, dopo il comico sestetto: ma Carmela Remigio la canta molto bene, con una mezzavoce che sembra provenire da regioni eteree, e unisce presenza viva e nostalgica lontananza.
 

Le nozze di Figaro

Brava cantante e ottima attrice la Remigio. La sua contessa, nobilissima, sa anche divertirsi e scherzare, come l'amata cameriera Susanna cui presta bella voce e una guizzante figura scenica l'altro soprano, Laura Cherici: il suo grande momento è la magica serenata dell'ultimo atto, che fa uscire dal suo canto un filo di melodia, tanto delicato quanto può esserlo un fiato della notte. La Cherici è deliziosa nel far capire come a Susanna piaccia vivere, ma anche recitare; e non da meno appare Anna Bonitatibus nei panni di Cherubino: anche lei conosce i segreti del canto mozartiano, coglie l'ambiguità dello straordinario personaggio, ossia il suo fluttuare tra inquetudine, nervosismo, ansia di ragazzo e un ancora fanciullesco abbandono.


Gli uomini sono ben inseriti nella compagnia, ma non allo stesso livello delle tre donne: Simone Alberghini, nella parte di Figaro, è un attore eccellente, ma il canto è un po' aspro e non sufficientemente raffinato nella resa del sottilissimo equilibrio tra musica e parola in cui sta il segreto e la difficoltà del canto mozartiano. Il giovane Fabio Maria Capitanucci, che nella prova generale ha cantato la parte del Conte, è parso invece decisamente intimidito dal peso del personaggio che forse va affrontato non prima dei quarant'anni per poterne esprimere in modo adeguato, con la voce e col gesto, tutta la storia di passione e di virile impazienza. Ciò non toglie che alla fine della prova generale una grande ovazione si sia levata per festeggiare tutti, compresi i comprimari tra cui gli ottimi Antonio Abete (Bartolo), Nicoletta Zanini (Marcellina) e Laura Catrani (Barbarina).

Le nozze di Figaro
opera buffa in tre atti


cast cast & credits
 
trama trama
 

Da "La Stampa"
del 25 febbraio 2004



 

Le nozze di Figaro
 
 
 
 
 
 
 

Le nozze di Figaro
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Le nozze di Figaro





 
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