drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Meglio la violenza

di Roberto Fedi
  Un'immagine del film "Bowling a Columbine" di Micheal Moore
Data di pubblicazione su web 17/09/2004  
 Come a ogni ripresa di stagione, ecco che anche quest'anno arriva puntuale l'inchiesta sulla violenza in Tv. A proposito delle quali inchieste il minimo che si possa dire è che sono inutili, e secondo noi anche un po' esagerate. Sicuramente, comunque, parziali. Cerchiamo di vedere perché.

 Ma prima i dati: secondo uno studio di tale Eta Meta Research, realizzato in collaborazione "con oltre 100 esperti psicologi, psicopedagogisti e medici e grazie al monitoraggio delle principali reti nazionali" ("Corriere della Sera" on line, 16 settembre 2004), la televisione è un concentrato di violenza: ogni 35 minuti c'è un morto, ogni 18 un ferito, e ciò su 120 ore di trasmissioni in onda quotidianamente sulle reti nazionali. Per non parlare delle esplosioni (una ogni 20 minuti), della visione delle armi (una ogni 7 minuti), delle manifestazioni di violenza (ogni 11 minuti), delle scene di battaglia (ogni 15), delle minacce (ogni 9). Inflazionate addirittura le forme di violenza verbale: una ogni 5 minuti, e possono essere a scelta con urla (il 33%), con insulti (il 28%), e vere e proprie risse (il 21%). Tutto ciò secondo gli esperti non solo fa male all'educazione dei bambini, ma può ingenerare depressioni, stress e altre bazzecole nei poveri infanti; e, come se non bastasse, roba di questo genere sembra che possa sollecitare del 35% la frequenza dei battiti cardiaci, con il rischio addirittura di problemi seri e di attacchi di angina pectoris.

 Caspita. Mentre ci accingiamo seduta stante, una volta chiuso questo articolo, a richiedere i danni a questa rivista web che ci obbliga a guardare questa serie di sconquassi, o almeno a pretendere a stretto giro di posta un'indennità extra, riflettiamo però un secondo.

 L'indagine, con tutte le percentuali del caso, è condotta sulle reti nazionali; e su un totale di 120 ore quotidiane. Già questo ci lascia perplessi: per esempio, mentre scriviamo abbiamo la televisione accesa da almeno un paio d'ore, e non abbiamo visto neanche un morto. Anzi, quasi quasi ci farebbe piacere vederne uno, anche in campo lungo; o almeno una bella scazzottata, con quei bei colpi tonf! tonf! e argh! gulp! eccetera che solo il sottofondo iperbolico dei film d'azione. Invece niente: un talk show tranquillo, anzi quasi troppo gentile. Ci chiediamo dove sono i morti: probabilmente, visto che su La7 c'è un bel filmone di George Cukor, Sangue misto (1956), con Ava Gardner bellissima, ambientato durante le rivolte indiane (dell'India, vogliamo dire) e la fine del colonialismo britannico, e ci sono scene di battaglia con tanto di bombe sui treni e centinaia di morti, si vede che saranno tutti lì. E poi si sa che ci sono i Tiggì: e lì non si scappa. Oppure si preferirebbero i Telegiornali del bel tempo antico, quando si vedevano solo inaugurazioni di scuole e feste parrocchiali e della guerra non si parlava mai?

 Si rimane perplessi anche sul metodo. A parte l'analisi sulle 120 ore, in cui certo ci può essere tutto, se si fa la somma di tutta la casistica sopra riferita ci si rende conto che, praticamente, non c'è secondo televisivo in cui non si ammazzi, non si urli, non ci si prenda a cazzotti o roba del genere. Se si esclude così la messa della domenica, dove non risulta che la gente si schiaffeggi, chiunque accenda la televisione anche col Mago Zurlì (se ci fosse ancora) è sottoposto a un Niagara di sangue.

 Ci sembra troppo. Ma c'è anche un'ulteriore questioncella. Ed è che la violenza non è solo quella di chi si prende a calci nel sedere, o si spara addosso con la Colt nei film sul Far West. Per esempio: oggi 17 settembre, venerdì (e poi dicono che alle superstizioni non ci si deve credere) comincia la seconda serie dell'Isola dei famosi. Sapete di che si tratta: 12 disperati in patetica ricerca di una fama che non hanno mai avuto e che sperano così di acchiappare fingono di dover sopravvivere su un'isola caraibica o giù di lì. Collegamenti tutti i giorni, per ore. A tenere le fila Simona Ventura.

A noi, onestamente, sembra che roba come questa non sia solo un insulto all'intelligenza, ma proprio una violenza bella e buona, da non far vedere ai bambini (o volete che da grandi facciano le veline o i velini?). Per quanto ci riguarda, non la vedremo: perché anche se su quell'isola non morirà nessuno (verrebbe da dire: purtroppo), ci verrebbero incavolature tali da rischiare non solo un incremento del battito cardiaco molto superiore al suddetto 35 per cento, ma di sicuro attacchi di tale nervoso da mettere a severo rischio non solo la nostra sanità mentale, ma anche l'incolumità di familiari, amici, parenti anche lontani casualmente transitanti in casa; nonché qualche passante nella strada di sotto, centrato dal rituale lancio del televisore dalla finestra.



L'isola dei famosi

cast cast & credits
 

Almost famous
Un'immagine del film Almost famous di Cameron Crowe




 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013