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Quel pasticciaccio brutto

di Federico Ferrone
  Dania Ramirez, Kerry Washington
Data di pubblicazione su web 06/09/2004  
E dopo gli ottimi Bamboozled, A Huey P. Newton Story, He got game e soprattutto l'ultimo, superlativo, La 25° ora, anche Spike Lee incappò in un flop. Flop soprattutto di lucidità, perché in She hate me il regista newyorchese, nonostante la bontà degli intenti, non trova mai, come si suol dire, il bandolo della matassa.

Protagonista del film è il trentenne Jack Armstrong (Anthony Mackie), prototipo del nero americano di successo (ma le disgrazie in cui incappa nel corso del film lo porteranno a passare dallo status di "afro-american" a quello di "nigger"): master in economia ad Harvard, è vice-presidente di un gigante farmaceutico che lavora allo sviluppo di un vaccino per l'Aids. Scoperte alcune gravi irregolarità finanziarie effettuate dal capo della ditta ai danni dei suoi dipendenti/azionisti, e scioccato dal suicidio di un suo collega medico, Jack decide di denunciare la sua stessa compagnia ad un organismo anti-trust incaricato di sorvegliare la regolarità delle transazioni economiche. Il risultato è per lui l'emarginazione assoluta: Jack è licenziato e il suo conto in banca congelato, mentre i padroni continuano indisturbati a spostare milioni ai danni dei piccoli lavoratori.

Ellen Barkin, Woody Harrelson, Anthony Mackie
 
Disoccupato ed abbandonato, Jack si vede proporre dall'ex-fidanzata Fatima, che lo aveva lasciato alla vigilia delle nozze per un'altra ragazza, un modo di mantenere il suo standard di vita precedente. Fatima e la sua compagna Alex sono infatti disposte ad offrire cinquemila dollari pur di essere messe incinte da Jack, a patto che questi rinunci ai diritti di paternità sul figlio. Visto il successo di questo primo esperimento, Fatima comincia a procurare a Jack un folto pubblico di donne sole o lesbiche middle class newyorchesi con voglie di maternità. Presto la giustizia indagherà sia sul passato che sulla nuova attività di Jack, rischiando di mescolare un po' le carte.

Spike Lee voleva probabilmente, sull'onda degli scandali Worldcom, Enron e simili, denunciare l'avidità e la corruzione morale ed economica in cui vivono gli ambienti finanziari americani. Accanto non ha rinunciato alla critica impietosa della middle class americana e di individui disposti a tutto per denaro (Jack compreso), imprimendo infine al tono dell'opera una dose massiccia di comicità, specie negli intermezzi che vedono il protagonista impegnato a rispettare il suo "contratto di lavoro" con cinque lesbiche a notte.

Anthony Mackie e Jim Brown
 
Corruzione e sesso, brama di procreazione e avidità, temi che forse avrebbero potuto essere fusi in maniera interessante, con un'idea forte di base. Invece, le componenti che si intrecciano nel film non riescono mai a costituire un discorso coerente ed anche dal punto di vista formale esso risente di questa incompiutezza, oscillando paurosamente tra la farsetta comica e il mattone morale. In breve, Spike Lee non è incisivo né nella denuncia della corruzione economica e del cinismo delle Big Pharma, né insiste abbastanza sulla critica sociale dei suoi personaggi, per esempio nella metamorfosi dei neri, una volta raggiunto il successo, o dopo averlo perduto.

Per quanto non sia il registro nel quale il suo regista ha espresso il suo cinema migliore (con l'eccezione del buffo ma appunto inconsistente Girl 6, She Hate Me dà il suo meglio proprio nei momenti comico-surreali che scandiscono il nuovo lavoro di Jack. Per tutta la fase centrale, il film risulta anche piuttosto divertente, azzeccando qualche zampata satirica sul politicamente corretto e sul bigottismo, che si scatenano sulla vicenda di un padre che feconda a pagamento decine di donne.

John Turturro e Monica Bellucci
 
Ma il tutto sprofonda definitivamente e nel peggiore dei modi nell'ultima mezz'ora, che mortifica ulteriormente il peggior film del regista: dall'udienza in tribunale dove il protagonista si abbandona ad una difesa poetica e umanitaria, al ricongiungimento familiare che sancisce la possibilità di esistere di nuovi nuclei familiari con due madri lesbiche e un padre a servizio. Fino ad uno scontato, consolatorio, oltre poco chiaro dal punto di vista della sceneggiatura, happy end. Quasi imbarazzanti, tra l'altro, il cameo di Monica Bellucci, last but non least cliente di Jack e quello di John Turturro nel ruolo del padre mafioso della star italiana.

Sarebbe sbagliato dire che Spike Lee, una volta lontano dal ghetto e dai temi a lui cari, sia un regista incapace di esprimersi, come dimostra la forza de La 25ª ora. She hate me è allora soltanto un incidente di percorso, ne siamo certi. O almeno speriamo.

She Hate Me
cast cast & credits
 



 
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