Seconda stella a destra
Londra 1903: aggirandosi furtivamente nei corridoi del teatro in cui si sta svolgendo la prima rappresentazione della sua ultima commedia, lo scrittore James Matthew Barrie (interpretato da un intenso e misurato Johnny Depp) vede una pioggia torrenziale abbattersi sul pubblico. Lo spettacolo è un insuccesso. Il film procede, poi, illustrando con metodica calma l'apparente grigiore quotidiano del protagonista: il rapporto freddo con la moglie, le passeggiate nel parco con il cane, l'amicizia con i quattro piccoli fratelli Davies e con la giovane madre Llewlyn (una matura e struggente Kate Winslet).
Con studiata gradualità il regista, sempre più spesso e ad intervalli più lunghi - svelando le smagliature presenti nella rete di questa vita - mostra le semplici azioni di Barrie magicamente trasfigurate e rese poetiche dalla sua immaginazione e dal policromatico estro inventivo (ai suoi occhi il pubblico annoiato è un temporale scrosciante sulla platea, esibirsi in un precario ballo col cane sul prato è - in realtà - far danzare lievemente un orso in mezzo al circo). Barrie si abitua a trascorrere intere giornate giocando con i Davies che, dopo la morte del padre e l'incipiente malattia della madre, hanno precocemente abbandonato la fantasia.
Soprattutto il sensibile Peter (l'esile Freddie Highmore). Il film, grazie a sfumate dissolvenze, mescola le scene dei giochi "reali" (fingere - to pretend - di essere indiani o pirati nel giardino di casa) alle realtà parallele di Barrie (essere veramente nel selvaggio west o in alto mare) e alterna alle sequenze in compagnia dei bambini quelle in teatro dove, ispirandosi ai Davies, Barrie sta mettendo in scena, malgrado lo scetticismo dell'impresario e amico Charles Frohman (Dustin Hoffmann, già Capitan Uncino in Hook), il nuovo testo: Peter Pan, or the boy who wouldn't grow-up.
Drammaticità e fantasia, lacrime e incanto si fondono in questo film che, non scadendo mai nel melodrammatico, riesce a commuovere in virtù del perfetto ritmo narrativo e del delicato modo in cui sono tratteggiate e risolte, con discrezione, certe situazioni psicologiche.
La moglie di Barrie non riesce a vedere gli "Alti Eldoradi" dove abita il marito ed è il suo tormento: lo vede solo scrivere e chiudersi in se stesso. Le loro camere sono contigue: dalla "malchiusa porta" della stanza di lei si intravede una normale stanza mentre quella di lui nasconde un "chiaro reame" splendente di solarità. Barrie tende essenzialmente alla solitudine e alla malinconia ma, dentro di sé, per sopravvivere, si sforza di coltivare la sincerità e la fatata potenza onirico-palingenetica di un fanciullo ("Peter Pan sei tu" gli dice Peter Davies alla fine della prima dello spettacolo avvenuta il 27 dicembre 1904). La vita è crudele e, secondo il saggio Barrie, bisogna sapersi proteggere: se è necessario che i bambini crescano (nell'ordine e nella disciplina), è meglio per loro non cambiare del tutto e non dimenticare di aver trovato un giorno l'isola che non c'è. "È importante - dice l'attore protagonista - il recupero della fantasia, non un rifugio o una fuga, ma la ricerca di una speranza che qualcosa possa cambiare". Il regista, assecondato da un Depp umano e divertente, armonizza equilibrata razionalità e magia.
Con studiata gradualità il regista, sempre più spesso e ad intervalli più lunghi - svelando le smagliature presenti nella rete di questa vita - mostra le semplici azioni di Barrie magicamente trasfigurate e rese poetiche dalla sua immaginazione e dal policromatico estro inventivo (ai suoi occhi il pubblico annoiato è un temporale scrosciante sulla platea, esibirsi in un precario ballo col cane sul prato è - in realtà - far danzare lievemente un orso in mezzo al circo). Barrie si abitua a trascorrere intere giornate giocando con i Davies che, dopo la morte del padre e l'incipiente malattia della madre, hanno precocemente abbandonato la fantasia.
Drammaticità e fantasia, lacrime e incanto si fondono in questo film che, non scadendo mai nel melodrammatico, riesce a commuovere in virtù del perfetto ritmo narrativo e del delicato modo in cui sono tratteggiate e risolte, con discrezione, certe situazioni psicologiche.
La moglie di Barrie non riesce a vedere gli "Alti Eldoradi" dove abita il marito ed è il suo tormento: lo vede solo scrivere e chiudersi in se stesso. Le loro camere sono contigue: dalla "malchiusa porta" della stanza di lei si intravede una normale stanza mentre quella di lui nasconde un "chiaro reame" splendente di solarità. Barrie tende essenzialmente alla solitudine e alla malinconia ma, dentro di sé, per sopravvivere, si sforza di coltivare la sincerità e la fatata potenza onirico-palingenetica di un fanciullo ("Peter Pan sei tu" gli dice Peter Davies alla fine della prima dello spettacolo avvenuta il 27 dicembre 1904). La vita è crudele e, secondo il saggio Barrie, bisogna sapersi proteggere: se è necessario che i bambini crescano (nell'ordine e nella disciplina), è meglio per loro non cambiare del tutto e non dimenticare di aver trovato un giorno l'isola che non c'è. "È importante - dice l'attore protagonista - il recupero della fantasia, non un rifugio o una fuga, ma la ricerca di una speranza che qualcosa possa cambiare". Il regista, assecondato da un Depp umano e divertente, armonizza equilibrata razionalità e magia.
Cast & credits
Titolo
Finding Neverland |
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Origine
Usa |
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Anno
2004 |
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Durata
101 min. |
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Formato
35 mm. (1:2,35) |
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Colore | |
Adattamento
dall'opera teatrale di Allan Knee |
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Regia
Marc Forster |
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Interpreti
Johnny Depp Kate Winslet Julie Christie Radha Mitchell Dustin Hoffman |
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Produttori
Nellie Bellflower, Richard N. Gladstein |
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Produzione
Miramax Film Corporation |
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Distribuzione
Buena Vista International |
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Scenografia
Trisha Edwards |
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Costumi
Alexandra Byrne, Mary Kelly |
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Sceneggiatura
David Magee |
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Montaggio
Mat Chesse |
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Fotografia
Roberto Schaefer |
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Suono
Danny Sheelan (DTS Digital / Dolby SR) |
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Musiche
Jan Kaczmarek |