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Grande bischerello

di Roberto Fedi
  Un'immagine dal film "La ricotta" (Pier Paolo Pasolini, 1963)
Data di pubblicazione su web 12/11/2004  
Come i nostri affezionati lettori (con cui ci scusiamo per la breve latitanza: eravamo fuori sede, senza televisione) sanno, non ci siamo mai occupati di quella specie di gallinaio mediatico che risponde all’improprio nome di Grande fratello, e che – ci sembra – da un mese e mezzo va avanti tra incertezze, fortune immeritate, lampi e zone d’ombra; ostacolato da quell’altro super gallinaio caraibico che è la altrettanto impropriamente detta Isola dei famosi: con cui la Rai, con i soldi pubblici, fa a gara al ribasso (e sempre più scendendo nelle fogne del buongusto e dello stile per risalire nell’audience) con la commerciale Mediaset. Che, almeno, non fa pagare il canone.

La ragione è semplice: non ci riesce vederlo. Proprio non ce la facciamo. Abbiamo provato, ligi al dovere di informare. Ci siamo anche attrezzati: poltrona comoda, un caffè, un liquore… Insomma, abbiamo cercato di dare un’occhiata.

Niente da fare. È più forte di noi. Perché uno può sentire anche qualche scemenza ogni tanto, ma sentirne a centinaia per ore e ore beh, è una sfida titanica. E così noi, debolucci, più di cinque minuti a guardare in quella triste casa non ci siamo mai stati. Chiediamo venia.

Come è noto, trasmissioni come questa si basano sull’ipotesi che i telespettatori siano, più che altro, dei guardoni: e probabilmente hanno ragione, vista l’audience. Spiare nella casa del vicino, quindi, sembra essere un impulso irresistibile per gli italiani: che se ne strafregano se sanno che il coinquilino magari ha bisogno di un piccolo aiuto, ma se vedono un buco alla parete non possono fare a meno di metterci l’occhio. Che faranno di là? che dicono? e la sera a letto…?

Che sia uno squallore è il minimo che si possa dire. Da qui la nostra repulsione: vedere ininterrottamente una decina di personaggi degni del più assoluto anonimato, non si sa se più mediocri o sciocchi, che parlottano, dicono battute, filosofeggiano peggio che al bar, e ogni tanto per rialzare l’audience amoreggiano ci sembra, onestamente, deprimente. Ma l’altro giorno nella casa degli orrori è successa una cosa che non era mai accaduta.

E cioè che un tale Guido, che quando parla sembra una caricatura di un toscano anche troppo primitivo per essere vero, ha bestemmiato: anzi, come direbbero in Toscana, ha tirato un moccolo. E allora è successa una cosa che non ci aspettavamo.

Il Grande Fratello è diventato improvvisamente un moralista. Ha cacciato il reprobo in nome del "rispetto per il pubblico e per la morale corrente" (testuale). Ohibò! La cosa merita una riflessioncina, se permettete.

Absit iniuria verbis: a noi le bestemmie o moccoli che dir si voglia non piacciono per niente. E quindi ci sta benissimo l’espulsione – della quale, per altro, non ci interessa proprio nulla. Ma siamo rimasti perplessi perché, a dirla tutta, in quel programmaccio di rispetto per il pubblico eccetera non ne avevamo mai visto molto. Anzi, pur essendo spettatori saltuari, per niente. Nel corso delle varie ‘serie’ sembra che lì dentro sia successo di tutto (ne abbiamo notizia dalla Gialappa’s Band e dal loro notevole Mai dire Grande Fratello): gente che ruttava, andava al gabinetto senza veli, pomiciava, si infilava sotto le coperte in coppia con mugolii vari, si masturbava, emetteva frequenti rumori corporali; diceva ‘c…’ a ogni piè sospinto, stava tutto il giorno in mutande, se le levava, si toccava a vicenda, raccontava avventure a base di sesso orale, e via così. Nessun sedicente Grande Fratello aveva mai avuto niente da ridire, anzi.

Dopo l’espulsione del Bischerello iper-toscaneggiante, è seguita regolare tragedia: pianti, urli, invocazioni al Grande Fratello silente, un tale che con la manina sul cuore bamboleggiava dicendo ‘senti il mio cuore Grande Fratello…’. Una scena (noi l’abbiamo vista sabato 6 novembre, Canale 5, ore 12.30 circa) di insopportabile indecenza stilistica. Il tutto in un tono iperrealistico da antologia: come quando, nei musei d’arte contemporanea, si vedono allestimenti di luoghi comuni (una cucina, un bagno) ma così insopportabilmente ‘veri’ che vi fanno sentire addosso l’inquietudine del male di vivere.

Ecco: il Grande Fratello Moralista ci ha fatto sentire così. Se era una scelta voluta, ci sono riusciti. Se non lo era (e non lo era di sicuro) ha stabilito un record: il punto più basso di decenza e più alto di ipocrisia mai raggiunto in cinquant’anni di televisione. Complimenti.


Il Grande Fratello

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