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Lucia tra stasi e dinamismo

di Giovanni Fornaro
  Lucia di Lammermoor
Data di pubblicazione su web 22/04/2004  
Le difficoltà che, ormai da anni, la drammaturgia musicale italiana attraversa non consentono atteggiamenti oltranzisti quando ci si accinga ad analizzare un allestimento originale, che con tutta probabilità non potrà fruire delle repliche di una tournée; occorre rilevare invece, in quei casi, i tratti di positività e di coraggio necessari per imbarcarsi oggi in tali imprese culturali. È certamente questo il caso della Lucia donizettiana, allestita ex novo a Bari, nell'ambito della stagione del Petruzzelli, presso il teatro Piccinni, la cui prima si è tenuta lo scorso 16 aprile: non un allestimento epocale ma molto dignitoso, con qualche ombra ma anche con alcuni, interessanti, bagliori.





Lucia di Lammermoor




La collocazione baricentrica che Lucia di Lammermoor ha assunto dopo il passaggio dall'algida drammaturgia dell'opera barocca al nuovo assetto del periodo romantico (siamo nel 1835), più rispondente all'espressione dei moti sentimentali e, soprattutto, ai complicati sviluppi psicologici - con una stratificazione di questi all'interno dello stesso personaggio ma, en plus, con una ripartizione dei caratteri e delle tensioni fra i protagonisti - ha convinto il regista Sandro Santillo ad allestire lo spettacolo aderendo ad un gusto retrò, cadendo in alcune forzature anacronistiche come la quasi completa assenza di movimenti scenici, in particolare dei protagonisti , con l'eccezione della brava soprano Anna Maria Dell'Oste (Lucia).

Questa staticità è emersa palesemente da subito, con il coro del Petruzzelli, diretto da Elio Orciuolo, che compare nella prima scena permanendovi immoto e come inebetito. Probabilmente la regia intendeva 'riempire' il palcoscenico piuttosto che strutturarlo dal punto di vista temporale: le scene di Enzo Dehò contribuiscono a questo fine con grandi fondali dipinti ed ingombranti strutture che, come nel caso del quadro finale, hanno spesso un aspetto quasi kitch. Su un simile registro i costumi realizzati da Arrigo Basso Bondini. Il risultato di queste scelte – tanto più evidenti in quanto antitetiche a quelle della precedente opera in cartellone, la mozartiana Così fan tutte nell'ilare e leggera versione di Giorgio Strehler – se da una lato 'appesantisce' un'opera dalle forti tinte drammatiche, dall'altro presenta aspetti di indubbio interesse soprattutto nel suo côté musicale.



 

Lucia di Lammermoor




Il suono dell'Orchestra del Petruzzelli, diretta con dinamica intensità da Filippo Zigante, è compatto e teso sin dall'ouverture - una sorta di marcia funebre che lascia presagire la tragedia che sta per compiersi - al contrario che nella prova generale di qualche giorno prima, segno di un'attiva e fabbrile interazione fra musicisti e direttore. L'orchestra si è espressa ad alti livelli in più occasioni, in particolare all'inizio della seconda parte, denominata da Donizetti Il contratto nuziale, dove l'interazione con l'arpa solista è stata perfetta, tersa e delicata. L'unico rilievo è, forse, quello relativo al volume sonoro che in quest'opera è di difficile gestione per la frequente alternanza fra 'pieni' d'orchestra e pianissimi; in alcune scene i cantanti faticavano a farsi udire in una sala pur gremita e dall'ottima acustica.

Di buon livello il cast, a cominciare dall'interprete femminile dalle ottime capacità vocali, che solo nel finale dell'aria della follia si sono per un attimo perse in un acuto prematuramente reciso. L'amante di Lucia, il tenore Claudio Di Segni (Edgardo), marca di accorata passionalità la sua interpretazione, mentre il pugliese Gianfranco Cappelluti è un convincente suo antagonista (Enrico). Fra gli altri cantanti (Luciano Mastro, Annunziata Loporcaro, Leonardo Gramegna), spiccava il timbro del basso Fernando Blanco che interpretava Raimondo, il sacerdote-educatore di Lucia.

Lucia di Lammermoor
dramma tragico in due atti


cast cast & credits
 
trama trama

Lucia di Lammermoor
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

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