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Il teatro della crudeltà di Sarah Kane

di Carmelo Alberti
  Purificati
Data di pubblicazione su web 01/01/2005  
I drammi di Sarah Kane, l'inquieta e infelice scrittrice inglese che si è tolta la vita nel 1999 a soli 38 anni, sono divenuti un passaggio obbligato per i giovani teatranti italiani: non c'è stagione in cui non si metta in scena uno dei suoi cinque testi, inseguendo il sogno di coniugare una scrittura tormentata e distruttiva con il linguaggio scenico della catastrofe. Anche il 36° Festival del Teatro della Biennale di Venezia ha reso omaggio alla Kane, presentando Purificati, un lavoro non ancora realizzato nel nostro paese, messo in scena da Marco Plini, un giovane regista cresciuto alla scuola di Massimo Castri.

Il quadro che si presenta dinanzi agli occhi dello spettatore è quello provocato dell'insana follia distruttiva, che governa le azioni umane e che si tramuta in un atto sistematico d'annientamento, in nome di un assurdo principio di ordine e di pulizia sociale. È una demenza che stravolge i rapporti interpersonali e, ancor più, s'accanisce contro ogni slancio d'amore. Sarah Kane è davvero efficace nell'esibire la stessa devastante violenza che nel corso dell'ultimo secolo ha fatto degenerare il mondo in una barbarie senza limiti. Il suo teatro della crudeltà affronta stavolta una situazione da campo di concentramento legalizzato: in un campus universitario un sanguinario mad-doctor stronca sul nascere ogni segnale d'amore negli esseri che si rivolgono a lui. Senza esitare, strappa la lingua e gli arti ad un omosessuale e assassina il suo amante, toglie la vita ad un tossicodipendente, sevizia la sorella di quest'ultimo, venuta a reclamarne il corpo, e le trapianta il sesso del fratello, annienta un fragile diciannovenne che si è innamorato della visitatrice, intrattiene un legame sado-maso con una ragazza, che alla fine diverrà la sua purificatrice.

A tale linea di sviluppo si collegano le ossessioni e le inquietudini estreme dei singoli protagonisti; c’è il contrastato e tenero giuramento d'amore tra due gay, che si scambiano gli anelli e che non smettono d'accoppiarsi, nonostante il più debole fra i due sia stato ridotto ormai in un tronco sanguinolento. Il lungo delirante dialogo immaginario tra la sorella e il fratello ucciso, che attraversa interamente il dramma, si traduce in un onirico amplesso incestuoso. E, ancora, la ragazza della cabina del peep-show, dinanzi alla quale il dottore si masturba con energia, alla fine apre la porta e giace appassionatamente con il grande massacratore, finalmente appagato.

Pur rispettando la scansione del testo e pur mostrando in modo esplicito il catalogo delle mutilazioni e degli amplessi, la regia di Plini mantiene una precisa misura descrittiva, evidenziando l'aspetto visionario e da incubo delle singole situazioni; preferisce dare compattezza agli ingredienti di una rappresentazione che esplora i limiti dell'inutilità di vivere. Entro una spazio circoscritto dalle trasparenze gelide di un gabinetto medico, i passaggi da una stanza all'altra sono determinati dal susseguirsi delle tonalità luminose. Anche i giovani interpreti sanno rendere adeguatamente una traversata dal nero alla luce che si chiude con un flebile segnale di speranza, dopo un percorso di purificazione tanto assurdo, quanto plausibile; perciò meritano gli applausi dei numerosi spettatori, attenti e segretamente turbati.

 


Purificati
cast cast & credits
 
 


 



Sarah Kane




 

 
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