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Un Don Pasquale in stile liberty

di Giovanni Fornaro
  Don Pasquale
Data di pubblicazione su web 28/10/2004  
La neonata "Fondazione Lirico-Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari" presenta come secondo appuntamento del cartellone lirico, presso il bel teatro Piccinni, l'opera buffa Don Pasquale per la musica di Gaetano Donizetti ed il libretto di Giovanni Ruffini. L'opera, tratta dal Ser Marcantonio di Stefano Pavesi (1808) fu rappresentata al Théatre des Italiens di Parigi il 3 gennaio 1843 con libretto ampiamente modificato dallo stesso compositore e dai suoi sodali, motivo per il quale il Ruffini non lo firmò.


Don Pasquale
 

La vicenda, come per la gran parte dei plot d'epoca, verte sulla solita differenziazione di genere tra il ricco e vecchio don Pasquale (un convincente Domenico Colajanni, basso) e la giovane, avvenente e spregiudicata Norina (Elisabeth Norberg-Schultz, soprano), povera ma amata dal nipote del protagonista, Ernesto (Cataldo Caputo, tenore). Il rifiuto di questi di accasarsi con un partito gradito allo zio ne provoca l'ira e la decisione di discreditarlo e scacciarlo. Sarà il comune amico dottor Malatesta (il beffardo Alfonso Antoniozzi, baritono), ad ideare lo stratagemma risolutore: presentare la donna a don Pasquale come propria, morigerata sorella e fargli firmare un falso contratto di matrimonio con la stessa, del quale poi il vecchio dovrà pentirsi amaramente constatando la disinibita personalità della donna e la sua attitudine allo sperpero delle sostanze del promesso marito. Sarà ben felice, il malcapitato, di constatare lo scampato pericolo perché si era trattato di una burla per convincerlo a benedire – anche col denaro – l'unione di Ernesto e Norina.

Gli studiosi hanno già ampiamente rilevato come quella di Don Pasquale sia una storia polivalente, ormai non solo comica ma con importanti elementi drammatici che saturano la storia di inaspettati risvolti psicologici. Paradigmatica, in questo senso, la celebre scena dello schiaffo dato dalla protagonista femminile al vecchio protagonista che, anziché suscitare ilarità, solleva nel pubblico umana comprensione ma anche una riflessione sul senso del tempo che passa, sulla vecchiaia, sulla perenne dicotomica alterità reciproca fra "mondo che fu" e "mondo che sarà": non male, per un'opera che si pretende buffa.
 

Don Pasquale



L'allestimento barese non è originale: si tratta, infatti, della ripresa di quello presentato al teatro Lauro Rossi di Macerata ed al San Carlo di Napoli nei primi anni novanta, per la regia di Roberto De Simone. Non ci pare una scelta peregrina, in primo luogo perché si tratta di una messa in scena originale ed interessante, di cui non si hanno ufficialmente testimonianze videografiche, in secondo luogo perché è una lettura innovativa ed accattivante, realizzata da un grande maestro della drammaturgia musicale italiana. Abbiamo incontrato Roberto De Simone lo scorso 26 ottobre a Prato, reduce dal successo della "prima" assoluta della sua nuova opera lirica Il Re Bello – di cui ha scritto la musica con libretto di Siro Ferrone da un racconto di Aldo Palazzeschi – e ci ha riferito come in Don Pasquale egli avesse rilevato elementi musicali e drammaturgici che rimandavano curiosamente ad un humus culturale posteriore a quello donizettiano, in particolare al clima belle époque fine secolo delle opere di Jacques Offenbach o di Hervé. In questa prospettiva, si spiegano più chiaramente le soluzioni estetiche adottate dai collaboratori del maestro campano su suo imprimatur: dal punto di vista delle scene, realizzate da Nicola Rubertelli, è evidente l'incombente presenza di una enorme "macchina" rotante in stile liberty costruita in ferro e vetro, architettura polifunzionale che si presta ad essere, all'occorrenza, casa patronale, alcova, giardino, in cui agiscono tutti i personaggi, anche quelli del popolo, mai assenti nella drammaturgia desimoniana: in questo caso cameriere e valletti silenti ma non asettici.

I bei costumi di Zaira De Vincentis sono in sintonia con questa lettura, che vuole apparire elegantemente démodé, ed anche l'interpretazione, spesso ironica fino al surreale – soprattutto per i personaggi del dottor Malatesta e del "notaro" (Alessandro Arena) – gode di gesti e posture funzionali al disincanto di un'epoca che non riesce più, come le precedenti, a prendersi veramente sul serio.



Don Pasquale


L'esecuzione, dal punto di vista strettamente musicale, è parsa priva di sbavature, con un cast vocale di rilievo ben al di sopra di un'ottima media e con punte di eccellenza, come per la protagonista femminile, la bella e brava Elisabeth Norberg-Schultz, già nel cast della prima edizione desimoniana di Don Pasquale e, ancora per il Maestro, prossima interprete del Socrate immaginario di Paisiello al Teatro di San Carlo, il prossimo settembre. Esilarante la scena che la vede protagonista con Alfonso Antoniozzi, in cui le "prove" a cui la sottopone per rendere credibile la sua "sana" dirittura morale agli occhi di don Pasquale sono, anche dal punto di vista della musica, degne della migliore operetta francese. Una conferma, se ce ne fosse bisogno, delle interessanti riflessioni di De Simone.

Una menzione particolare va all'Orchestra della Provincia di Bari, soprattutto dopo la discontinua prova offerta nel precedente Orfeo e Euridice, qui molto ben calibrata ed adeguata in ogni momento della rappresentazione, accortamente diretta da Giovanni Di Stefano, mentre il Coro dell'Ente Artistico Opera, diretto da Elio Orciuolo e protagonista della famosa serenata "Com'è gentil" cantata fuori scena dal tenore Cataldo Caputo, ha mostrato qualche incertezza d'entrata, forse dovuto alla necessità di dislocarlo in modo frazionato in due palchi laterali, per la mancanza di spazio in scena.

Don Pasquale
Dramma buffo in tre atti


cast cast & credits
 
trama trama


 
 
 

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