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Facce di bronzo

di Roberto Fedi
  vignetta satirica
Data di pubblicazione su web 18/10/2004  
In questi giorni ci siamo sentiti un po' invidiosi degli americani - ogni tanto ci capita. Non per il sole della California mentre qui piove, o cosette del genere. Niente di tutto questo: ci piace, ma anche qui quanto a bellezze non si scherza.

Abbiamo invidiato un po' i cinquanta milioni e passa di americani che per tre volte, in diretta e senza pubblicità, hanno potuto vedere Bush e Kerry che se le davano di santa ragione, di fronte alle telecamere, e che spiegavano con secchezza, chiarezza, precisione, e senza alcun riguardo l'uno per l'altro, le loro idee in fatto di politica e di amministrazione dello Stato.

Non è una cosa da sottovalutare, come qui da noi (eh, noi come siamo bravi!) ha cercato di fare qualche giornalista in vena di spiritosaggine. Un elettore americano, che fra un paio di settimane deve decidere la leadership del più potente Paese della terra, ha avuto oltre quattro ore per cercare di capire qualcosa di più: non solo la politica dell'attuale presidente (quella dovrebbe già averla capita, dopo quattro anni), ma anche l'alternativa dell'opponent, lo sfidante.


Vignetta

Chi l'ha visto, il faccia a faccia, sa come funziona. I due sono soli sul palco (che per esempio nel primo incontro era l'Aula Magna dell'Università di Miami: un buon modo per usare le aule magne delle università, si direbbe, che da noi di solito servono solo per tronfie cerimonie di apertura dell'anno accademico, così dilettantesche eppure presuntuose da vergognarsi); un giornalista autorevole pone le domande (può essere anche più d'uno); i due, senza rivolgersi direttamente l'uno all'altro, rispondono, avendo però un tempo limite per farlo. Le domande sono senza retorica, e spesso senza peli sulla lingua; le risposte anche. Chi ascolta si fa un'idea, di solito chiara.

Solo chi non ha ancora capito l'uso della televisione nella società di oggi può storcere il naso, o guardare altrove. È invece il più grande momento di televisione del mondo, oggi. È un modo per informare, serio e finalmente senza infingimenti. Tanto che Bush, a detta di tutti, ne è sempre uscito maluccio, e almeno nel primo incontro malaccio. Si è visto che era insofferente, che non ammetteva di essere attaccato, che faceva facce seccate (anche se ci sono regole ferree per le inquadrature: è proibito il controcampo, ma il regista astutamente inquadrava in secondo piano colui che in qual momento non parlava, e ne rilevava sullo sfondo le espressioni). Si è notato che Kerry aveva modificato il suo modo di esporre, un po' da politico professionista: è apparso chiaro, determinato, preciso. Ha informato nel senso moderno del termine, non solo con le parole ma con i tratti soprasegmentali, come suol dirsi in retorica: e cioè l'espressione, il gesto, la voce, la determinazione.

Se noi abitassimo in California, come spesso abbiamo abitato, ora non avremmo dubbi, se mai li avessimo avuti. Siccome abitiamo qui, abbiamo in testa una gran confusione: non tanto sulla nostra idea della politica, ma su cosa diavolo abbiano in testa i due schieramenti che si fronteggeranno fra un paio d'anni. Alzi la mano chi, dalla televisione, ha capito qualcosa anche solo sul punto di partenza, che è poi quello più banale: chi sarà lo sfidante? Boh. Con chi? Boh. Per chi? Ri-boh. Per che cosa? Ri-ri-boh.

Eppure siamo nell'era dell'informazione, accidenti. Eppure siamo cittadini adulti, capaci di discernere, intelligenti. Perché non ci dicono, senza tanti teatrini da Bruno Vespa, cosa diavolo hanno in mente? e perché non ce lo dicono senza tante interviste in ginocchio: in due, lì davanti alle telecamere, con un tempo-limite per rispondere, per tre o quattro ore? Magari dall'aula magna della Sapienza? Forse capiremmo di più. Forse qualcuno sceglierebbe con maggior cognizione di causa.

Vi viene il sospetto che sia proprio per questo? Ah, maligni. Intanto vediamo cosa ha riposto Prodi, a cui Berlusconi aveva proposto (sapendo già la risposta, ovviamente) un faccia a faccia: "di faccia a faccia ne abbiamo già fatti in passato e sono stati di grande soddisfazione per me. Quindi non vedo perché devo ripetere l' esperimento" (Ansa, 15 ottobre, ore 19.33).

Come sarebbe a dire? Che ciò che è detto una volta è detto per sempre? che basta un solo sbiadito ricordo per decidere per una vita? Che niente cambia o è cambiato? Che il voto è un atto di fede? E noi? E gli elettori? E chi volesse saperne di più, direttamente dai due prodi? (qui è un aggettivo). Deve prendere la cittadinanza americana?

Che facce (a faccia) di bronzo. 


 


George W. Bush jr vs. John F. Kerry

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