Una lezione di cinema e di umanità
Per presentare Le chiavi di casa, film che segna il suo ritorno al cinema dopo sei anni di pausa dovuti a magagne contrattuali con lo sciagurato produttore Cecchi Gori, Gianni Amelio ha deciso di ripartire da dove si era fermato: il Festival di Venezia, dove nel 1998 il suo ultimo Così ridevano ottenne il Leone d'Oro precedendo addirittura Gatto nero, gatto bianco di Kusturica. Il film è dedicato "ai due Andrea": Rossi, il giovane protagonista disabile, e Pontiggia, l'autore di Nati due volte, romanzo che racconta i trent'anni passati dallo scrittore accanto al figlio handicappato. Proprio il libro di Pontiggia, che il personaggio di Nadine (Charlotte Rampling) sta leggendo in un paio di scene, è servito ad Amelio come spunto per il film. La sceneggiatura, scritta dal regista con Rulli e Petraglia, ha poi seguito percorsi e personaggi propri, rimanendo però fedele al tema centrale del libro.
La vicenda descritta è quella di Gianni (Kim Rossi Stuart), un giovane padre che, quindici anni dopo aver rifiutato la paternità del figlio disabile Paolo (Andrea Rossi), è contattato dai genitori adottivi perché accompagni il ragazzo in una clinica tedesca, nella speranza che il ritrovamento del padre naturale possa provocare il miracolo, ovvero la guarigione del giovane. Senza conoscersi, ma uniti da un legame sanguigno che vuole divenire affettivo, padre e figlio si ritrovano catapultati in una sorta di viaggio iniziatico non facile per nessuno dei due. Paolo fatica a camminare, ripete quasi macchinalmente frasi sentite in bocca agli adulti ed ha a volte comportamenti incomprensibili, ma nonostante l'handicap è dotato di una vivacità di spirito straordinaria e coinvolgente. Gianni è da poco divenuto padre per la seconda volta, ma è un genitore inesperto e impulsivo, tanto facile all'entusiasmo per la vivacità del figlio, quanto intollerante per le sue reazioni più infantili. Il film è tutto nella storia del rapporto tra queste due figure: un rapporto segnato dal lento adattamento del genitore alla figura del ragazzo, che passa soprattutto attraverso un'accettazione della malattia da parte di entrambi.
Sempre fedele alle aspettative, il cinema del regista calabrese si conferma qui capace di toccare sentimenti e temi eccezionalmente toccanti senza mai sfociare nel sentimentalismo. Straordinario nel descrivere la malattia senza fare appello alla pietà dello spettatore (Paolo è infatti vitalissimo e mai fatto tacere o rinchiuso in sé stesso dal suo handicap), Le chiavi di casa racconta una vicenda talmente intima da apparire microscopica e fragilissima, ma tanto forte ed emozionante che in essa sembra risuonare tutto l'universo.
Recuperato dunque un rapporto con la letteratura, molto forte nei primi film (La città del sole, Il ragno e Il piccolo Archimede), Amelio si muove con delicatezza su un terreno che già conosce bene, come il rapporto adulto-bambino, con una sceneggiatura che limita lo spazio della vicenda a pochi ambienti (un treno, l'ospedale, l'automobile) per concentrarsi soprattutto sulle psicologie dei personaggi. Fondamentale, crediamo, deve essere stato il contributo di Stefano Rulli (già co-autore di Matti da slegare con Bellocchio e Agosti), che sempre a Venezia ha presentato Un silenzio particolare, film digitale che ritrae il proprio figlio disabile. Altro punto di forza, la fotografia del grande Luca Bigazzi, spesso sgranata e cupa nel vagare tra stazioni, stanze d'ospedale ed alberghi, ma che riacquista nell'enigmatico finale luci e colori vivi, per quanto stemperati da un clima freddo e autunnale, in una scelta cromatica che accompagna quasi allegoricamente la vicenda dei protagonisti.
Realmente afflitto da tetraparesi spastica diatonica (che si traduce in una difficoltà di coordinazione di tutti gli arti ed in una forma di ritardo mentale), il sedicenne Andrea Rossi, campione di nuoto della sua categoria, all'esordio sullo schermo, è bravo a rendere divertente e vitale il suo personaggio. Ma soprattutto, grazie anche al tocco sempre misurato di Amelio, è davvero straordinario nel non spingere lo spettatore, nonostante una malattia impossibile da nascondere, ad alcuna forma di compiacimento, pietismo oppure fastidio. Una scelta azzeccatissima, quella del giovane protagonista, che concentra in sé tutta la portata e le implicazioni del film.
Per questo e quasi, verrebbe da dire, per obbligare lo spettatore a non distogliere lo sguardo dal problema, Amelio ha fatto in modo che Andrea Rossi concentrasse su di sé gran parte della carica emotiva del film, lasciando che la recitazione degli altri attori principali vi si adeguasse. E infatti l'interpretazione dei due adulti è misuratissima, perfetta nel fare da contorno alla vitalità magnetica del giovane. Kim Rossi Stuart è qui probabilmente al ruolo più importante della sua carriera e persino i suoi limiti espressivi sono in questo caso una scelta azzeccata, poiché ben si adattano al personaggio di padre impreparato. Brava anche Charlotte Rampling, sullo schermo solo per pochi minuti nel ruolo della madre di una figlia disabile incontrata da Gianni e Paolo nell'ospedale tedesco, ma figura centrale per il rapporto tra i due, oltre che per la riflessione del regista sulla malattia. A lei, madre courage proprio perché ha accettato la quotidianità dell'handicap della figlia, sono affidati alcuni dei commenti più amari della pellicola, incarnazione di quello sconforto che è parte integrante di un rapporto tra un genitore e un figlio "malato". Proprio lei, che per accudire la figlia ha abbandonato i sogni della gioventù senza mai ritrattare la sua scelta, si lascia scappare la confessione del desiderio, spontaneo per quanto inconfessabile, di vederla morta, quella stessa figlia.
Le chiavi di casa si chiude in maniera abbastanza improvvisa, quasi spiazzante, con una scena che ricorda per molti versi quello del pluripremiato Il ladro di bambini. Davanti ai fiordi norvegesi (dove laggiù c'era il mare siciliano), adulto e bambino si abbracciano commossi, quasi a sancire il loro legame indissolubile. Come già nell'abbraccio tra Enrico Loverso e Giuseppe Ieracitano, sembra che sia il più piccolo a consolare il più grande e dargli la forza di continuare. Una lezione di cinema e di umanità.
Sempre fedele alle aspettative, il cinema del regista calabrese si conferma qui capace di toccare sentimenti e temi eccezionalmente toccanti senza mai sfociare nel sentimentalismo. Straordinario nel descrivere la malattia senza fare appello alla pietà dello spettatore (Paolo è infatti vitalissimo e mai fatto tacere o rinchiuso in sé stesso dal suo handicap), Le chiavi di casa racconta una vicenda talmente intima da apparire microscopica e fragilissima, ma tanto forte ed emozionante che in essa sembra risuonare tutto l'universo.
Recuperato dunque un rapporto con la letteratura, molto forte nei primi film (La città del sole, Il ragno e Il piccolo Archimede), Amelio si muove con delicatezza su un terreno che già conosce bene, come il rapporto adulto-bambino, con una sceneggiatura che limita lo spazio della vicenda a pochi ambienti (un treno, l'ospedale, l'automobile) per concentrarsi soprattutto sulle psicologie dei personaggi. Fondamentale, crediamo, deve essere stato il contributo di Stefano Rulli (già co-autore di Matti da slegare con Bellocchio e Agosti), che sempre a Venezia ha presentato Un silenzio particolare, film digitale che ritrae il proprio figlio disabile. Altro punto di forza, la fotografia del grande Luca Bigazzi, spesso sgranata e cupa nel vagare tra stazioni, stanze d'ospedale ed alberghi, ma che riacquista nell'enigmatico finale luci e colori vivi, per quanto stemperati da un clima freddo e autunnale, in una scelta cromatica che accompagna quasi allegoricamente la vicenda dei protagonisti.
Realmente afflitto da tetraparesi spastica diatonica (che si traduce in una difficoltà di coordinazione di tutti gli arti ed in una forma di ritardo mentale), il sedicenne Andrea Rossi, campione di nuoto della sua categoria, all'esordio sullo schermo, è bravo a rendere divertente e vitale il suo personaggio. Ma soprattutto, grazie anche al tocco sempre misurato di Amelio, è davvero straordinario nel non spingere lo spettatore, nonostante una malattia impossibile da nascondere, ad alcuna forma di compiacimento, pietismo oppure fastidio. Una scelta azzeccatissima, quella del giovane protagonista, che concentra in sé tutta la portata e le implicazioni del film.
Per questo e quasi, verrebbe da dire, per obbligare lo spettatore a non distogliere lo sguardo dal problema, Amelio ha fatto in modo che Andrea Rossi concentrasse su di sé gran parte della carica emotiva del film, lasciando che la recitazione degli altri attori principali vi si adeguasse. E infatti l'interpretazione dei due adulti è misuratissima, perfetta nel fare da contorno alla vitalità magnetica del giovane. Kim Rossi Stuart è qui probabilmente al ruolo più importante della sua carriera e persino i suoi limiti espressivi sono in questo caso una scelta azzeccata, poiché ben si adattano al personaggio di padre impreparato. Brava anche Charlotte Rampling, sullo schermo solo per pochi minuti nel ruolo della madre di una figlia disabile incontrata da Gianni e Paolo nell'ospedale tedesco, ma figura centrale per il rapporto tra i due, oltre che per la riflessione del regista sulla malattia. A lei, madre courage proprio perché ha accettato la quotidianità dell'handicap della figlia, sono affidati alcuni dei commenti più amari della pellicola, incarnazione di quello sconforto che è parte integrante di un rapporto tra un genitore e un figlio "malato". Proprio lei, che per accudire la figlia ha abbandonato i sogni della gioventù senza mai ritrattare la sua scelta, si lascia scappare la confessione del desiderio, spontaneo per quanto inconfessabile, di vederla morta, quella stessa figlia.
Le chiavi di casa si chiude in maniera abbastanza improvvisa, quasi spiazzante, con una scena che ricorda per molti versi quello del pluripremiato Il ladro di bambini. Davanti ai fiordi norvegesi (dove laggiù c'era il mare siciliano), adulto e bambino si abbracciano commossi, quasi a sancire il loro legame indissolubile. Come già nell'abbraccio tra Enrico Loverso e Giuseppe Ieracitano, sembra che sia il più piccolo a consolare il più grande e dargli la forza di continuare. Una lezione di cinema e di umanità.
Cast & credits
Titolo
Le chiavi di casa |
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Origine
Italia, Francia, Germania |
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Anno
2004 |
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Durata
105 min. |
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Formato
35 mm (1:1,85) |
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Colore | |
Regia
Gianni Amelio |
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Interpreti
Andrea Rossi (Paolo) Kim Rossi Stuart (Gianni) Charlotte Rampling (Nicole) |
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Produttori
Elda Ferri / Enzo Porcelli / Gianfranco Barbagallo / Michael Schwarz |
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Produzione
Rai Cinema / Achab Film / Pola Pandora Film Produktion / Arena Films |
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Distribuzione
01 |
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Scenografia
Giancarlo Basili |
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Costumi
Cristina Francioni |
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Sceneggiatura
Gianni Amelio, Stefano Rulli, Sandro Petraglia |
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Montaggio
Simona Paggi |
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Fotografia
Luca Bigazzi |
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Suono
Dolby Digital |
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Musiche
Franco Piersanti |