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Il critico inesistente

di Gianni Cicali
 
Data di pubblicazione su web 21/06/2001  
Dopo i film virtuali, dopo la Storia inventata e revisionata, nasce il "critico inesistente". David Manning, recensore entusiasta dei film prodotti dalla Sony, semplicemente non esiste, essendo il frutto della mente di due abili pubblicitari (meno abili a non farsi "beccare"). Il trucco è stato scoperto e lo 'scandalo' è scoppiato in mezzo mondo, con una certa contentezza, immaginiamo, delle Majors concorrenti.

Josh Goldsine e Matthew Cramer, i due creatori di Manning, sono stati prontamente sospesi dalla Sony Pictures Entertainment. La decisione sembra ricordare più il capro espiatorio che un'effettiva estraneità della compagnia, che vuole (deve) salvare la propria credibilità nell'era del politically correct (oltre che tutelarsi legalmente nelle cause già intraprese dagli agguerriti consumatori americani). Resta il fatto che la "bomba" è esplosa, come è pure un fatto che non si tratta di una vera "bomba", ma della constatazione che il Re è nudo.

Per un Manning scoperto quanti altri potrebbero essercene? E non volendo essere così pessimisti, quanti dei critici in carne e ossa si comportano come il "critico inesistente" della Sony? Qualcuno dice che la critica non abbia più né l'importanza, né l'autorevolezza di un tempo. Di chi sia la colpa non ci riguarda o non ci vuol riguardare. Ma se la critica non esiste più (ma sarà poi vero?) c'è stata tuttavia una proliferazione di "sistemi" alternativi anche attraverso Internet. Inoltre, per dirla tutta, siamo proprio sicuri che le recensioni citate da distributori ed esercenti all'uscita di un film (La Repubblica: "meraviglioso"; Il Corriere: "Il più bel film degli ultimi anni") non siano delle estrapolazioni fuori contesto e quindi delle 'manipolazioni critiche'?

Insomma, dai tempi dei cronisti degli spettacoli medicei la critica è sempre stata sensibile al denaro, al potere, o anche (e forse è peggio) al cantare nel coro. Una critica analitica, seria, competente e indipendente è forse sempre più una chimera, o sempre più scomoda. Perché prendersela tanto con i due poveri pubblicitari inventori del "critico inesistente"? Sono proprio sicuri gli altri di esistere davvero al meglio delle loro facoltà e prerogative?

Alla Columbia Pictures non si sono però voluti privare di nulla. Oltre al "critico inesistente", per cui sono stati frettolosamente scaricati due dipendenti, sembra che la Major ne usasse altri (Tamaya Petteway e Anthony Jefferson del settor marketing) come finti spettatori. Intervistati all'uscita della sala su qualche novità della Columbia, recitavano con cura la parte di fans entusiasti. Quest'ultima scoperta, ad opera di Variety, conferma ulteriormente quanto già detto: il Re è nudo, sia esso un finto critico o un'indagine di mercato manipolata più o meno sofisticatamente.

La Columbia, e con lei la Sony, ovviamente si difendono, non si sa con quanta credibilità. E non è da escludere (a pensar male si fa peccato, ma….) che tutto lo scandaletto sia stato abilmente pilotato da qualche concorrente agguerrito. Ma sono vicende vecchie: chi non ricorda i periodici imbarazzi in cui cadono le case discografiche a causa delle hit parades truccate? Corollario della globalizzazione dei mercati è la globalizzazione delle bufale.



L'uomo inivisibile
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