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Sulla chiusura del Balletto di Toscana

di Gabriella Gori 
  il balletto di Toscana
Data di pubblicazione su web 21/04/2002  
Riceviamo il seguente intervento che, pur non corrispondendo in pieno al punto di vista della redazione, solleva una questione d'interesse generale e può suscitare un utile discussione

Il 29 aprile, ormai dal 1982, è la giornata mondiale della danza e in questa felice ricorrenza non sembri stonato mettere l'accento su un evento luttuoso come la chiusura del Balletto di Toscana, la mitica formazione del Centro Studi Danza, creata da Cristina Bozzolini nel 1985 e fiore all'occhiello della danza toscana e italiana nel mondo.

Cristina Bozzolini, per fortuna, ha rialzato la testa e, accettando la co-direzione artistica dello storico Balletto di Roma, si è rimessa in moto per forgiare un organico e costruire un repertorio che riprenda il cammino traumaticamente interrotto del BdT ("Il Giornale della Musica" parla di "delitto impunito"). Il debutto è previsto agli inizi dell'estate con un nuovo allestimento del balletto Giulietta e Romeo di Fabrizio Monteverde. Se la decisione della nota danzatrice fiorentina ci rassicura sulla continuità del suo alto magistero coreutico, amare sono invece le riflessioni sulla sorte che ha segnato i "fabulous dancers" del Centro Studi Danza e dal memoriale di Riccardo Donnini, responsabile della direzione generale del BdT - fatto circolare in bozza - appare chiaro come un perverso meccanismo delle sovvenzioni e una contraddittoria condotta delle istituzioni, sia la causa primaria della cessazione di attività del BdT, avvenuta a dicembre del 2000.

Esimendoci dall'entrare nei dettagli di cifre, all'epoca, con tanti zeri e non scusando una gestione delle finanze non sempre oculata, ma senza dubbio mai lucrosa e tutta tesa al bene del teatro di danza (basti ricordare che Van Manen, Christe, Wubbe, Bruce, Wellenkamp, North, Gelabert, Preljocaj, Bigonzetti, Monteverde, Sieni, Pogliani, Zullo, Zappalà, hanno firmato le più belle creazioni del BdT ), quello che colpisce è un concorso di comportamenti, statali, regionali e locali, incongruenti, disomogenei e iniqui, che hanno determinato di fatto, anche se non volontariamente, un progressivo strangolamento burocratico ed amministrativo della compagine 'bozzoliniana'.

E questo a dispetto dei risultati di eccellenza che il BdT raggiungeva costantemente negli anni e gli entusiastici consensi di pubblico e critica in campo nazionale e internazionale.

Tralasciando di soffermarsi sull'ipotesi di fusione del BdT con l'Aterballetto di Reggio Emilia, anche questa annunciata con grande fanfara nella primavera del 2001 e poi dissoltasi all'improvviso per questioni di carattere economico-finanziario, alla vigilia della sua realizzazione, è doveroso chiedersi il perché della condotta degli enti istituzionali - specie toscani - e cui prodest lo scioglimento di questo complesso di ballerini, dall'impeccabile tecnica neoclassica e contemporanea.

Le istituzioni hanno rapidamente archiviato il caso e anche un'interrogazione al Consiglio Regionale ha ottenuto una risposta tutta incentrata sul problema dell'indebitamento del BdT, in particolare nei confronti dell'INPS, senza curarsi di accertare che è stato definito un accordo di completa estinzione e che l'Istituto ha rinunciato ad ogni azione legale e procedura esecutiva.

E allora viene fatto di considerare quali vantaggi abbiano tratto le formazioni di danza toscane. Davvero poche perché la perdita di un punto di riferimento è in ogni caso negativa in quanto non stimola la creatività, la quale si affina solo se in competizione con un modello decisamente superiore.

Senza contare poi che la presenza di una 'testa di ponte' focalizza l'attenzione, procura vantaggi e convoglia consensi non solo per se stessa ma anche per altre realtà che, altrimenti, stenterebbero a trovare il loro posticino al sole. Non si parlava tempo fa di una Toscana "felix" per l'arte tersicorea?

La paura o il rifiuto di un confronto meritocratico e, in particolare, la scelta dell'Assessorato alla Cultura della Regione Toscana di nominare, nella primavera del 2000, una nuova Commissione per l'assegnazione dei contributi per la danza e di ridurre il budget, lasciano quanto meno perplessi.

D'altro canto nella ridistribuzione delle risorse un peso devono averlo avuto i ricorsi al TAR di alcune compagnie che, escluse dalle sovvenzioni nel periodo in cui queste erano in mano all'Authority, un organismo incaricato dall'Associazione Teatrale Pistoiese e dalla Regione di gestire i fondi del Centro Regionale per la Danza, ora ne sono beneficiarie.

Comunque sta di fatto che il BdT non esiste più, la Toscana, è inutile negarlo, ha perduto il suo primato tersicoreo, l'Italia è stata deprivata di un ensemble unico e irripetibile e noi, purtroppo, non possiamo far altro che leccarci le ferite nella desolante constatazione di profonda impotenza!




 
 
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