Negli
ultimi anni lo studio sulla circolazione dellopera italiana in Europa a
partire dalla fine del Seicento ha visto una felice fioritura, in buona misura sulla
scia di importanti progetti internazionali incentrati su aspetti più o meno specifici del
fenomeno. Dallindagine a tutto campo sulla migrazione (anche di ritorno) di compositori
e musicisti al censimento dellopera
pasticcio, sono tanti i contributi
che recentemente hanno provato a ridisegnare e meglio dettagliare la geografia
dellespansione operistica tra Portogallo e antica Russia, in un vivace scambio
artistico, politico e culturale con le pratiche teatrali preesistenti nel segno
del meticciato. Pubblicazioni miscellanee su questo tema sono state proposte
dalla stessa casa editrice Brepols nel corso di circa un ventennio: dallormai
classico Italian
Opera and European Theatre, 1680-1720 a firma di Melania Bucciarelli (2000)
fino al recentissimo Mapping
Artistic Networks: Eighteenth-Century Italian Theatre and Opera across Europe,
in uscita per le cure di Tatiana
Korneeva.
Ad arricchire e in parte ritoccare i
confini di una mappatura in costante divenire ci pensa ora la musicologa Barbara Nestola, direttrice del Pôle recherche du Centre de
musique baroque de Versailles, mediante
un censimento meticoloso, supportato da ampio regesto, delle arie italiane nei
teatri parigini negli anni cruciali 1687-1715. Portando a compimento un lavoro iniziato
in sede di tesi dottorale, Nestola ricostruisce la diffusione di pezzi chiusi importati
oltralpe e la loro acquisizione da parte di poeti, compositori, attori-cantanti
e cantanti-attori autoctoni capaci di condurli al successo sulla scena francese.
Un fenomeno capillare e ben documentato che induce a rivedere il ruolo
solitario che la storiografia ha tradizionalmente attribuito alla Francia erede
di Lully, tramandata come una “oasi”
protezionistica, orgogliosa e proterva, in uno scacchiere europeo musicalmente
italofono. Perché se è vero che sul territorio gallico opere vere e proprie sul
modello del belpaese, con interpreti venuti da fuori, non si misero in scena
mai, è altrettanto vero che nellultima fase del regno di Luigi XIV crebbe a dismisura la fortuna delle arie col da capo di “maestri
di cappella” veneziani, romani e napoletani.
Già la circolazione presso gli
intendenti francesi di brani italiani, o composti da musicisti locali à la manière de, aveva ampiamente
rivelato la fortuna di questo genere a livello collezionistico. Assai meno nota
era la diffusione di tale repertorio, con moto centrifugo sullasse
Versailles-Parigi, dai salotti delle élites al teatro in azione, specie a
partire dagli anni Novanta del Seicento. Grazie a un complesso lavoro di attribuzione
delle singole arie, per lo più anonime, Nestola perimetra i confini di un
fenomeno in buona parte insondato che coinvolse i maggiori palcoscenici
parigini dellepoca. La sua analisi musicologica a vocazione interdisciplinare si
concentra su venticinque collezioni manoscritte, ciascuna a suo modo
emblematica: tredici raccolte realizzate dai copisti della biblioteca reale;
sei appartenenti al compositore e teorico Sébastien
de Brossard; cinque dovute a copisti di professione; una proveniente
dallatelier di Henry Foucault. A
questi materiali si affiancano trenta sillogi a stampa, per lo più uscite dai
torchi delleditore Christophe Ballard,
a testimonianza della diffusione delle arie italiane o allitaliana presso un
pubblico più vasto.
Il denso saggio (pp. 7-184) interessa
nella prima parte lo studio delle collezioni, nella seconda le pratiche dei
brani italiani negli spettacoli della Comédie-Italienne, della
Comédie-Française e della Royal Academy of Music al crocevia tra i due secoli (con
un occhio particolare agli interpreti). Nestola offre così al lettore gli
strumenti critici per poter fruire del prezioso catalogo che rappresenta il
cuore del volume (pp. 209-447). Qui la descrizione inventariale delle raccolte
manoscritte e a stampa è seguita dalla puntuale ricognizione delle
seicentottantadue arie estratte dal corpus
in esame, quasi tutte identificate, schedate per compositore, poeta, opera
dorigine, spettacolo di riferimento, collocazione, testo. Laggiornata,
accurata bibliografia completa un volume che, scavando oltre le incrostazioni
ideologiche per immergersi nella prassi del teatro agìto, segna un punto fermo
nella conoscenza dei destini dellaria italiana oltralpe.
di Gianluca Stefani
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