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Bianco e nero, a. LXXXI, n. 598, settembre-dicembre 2020
Cinema&Covid


159 pp., euro 18,00
ISSN 0394-008X

Il leitmotiv del numero 598 della rivista quadrimestrale è il legame tra l’industria cinematografica e la pandemia tuttora in corso. Felice Laudadio – presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – mette in guardia il lettore sul taglio prevalentemente giornalistico e cronachistico di questa edizione speciale e ancor più sul connubio Covid-19-piattaforme streaming, destinato a sferrare un poderoso colpo di grazia alle sale cinematografiche di tutto il mondo: una deriva, a parere dello studioso, da attribuire in buona parte al grande pubblico, troppo spesso reo di preferire, anche in tempi non sospetti, la visione sul divano a quella sulle poltroncine.

Dopo questa introduzione ha inizio lo speciale Cinema&Covid, con la & commerciale che grottescamente sembra richiamare famose coppie di comici come Abbott & Costello, Laurel & Hardy oppure Lewis & Martin. Tutt’altro che comico, l’accostamento viene subito trascinato verso il tragico da Leonardo Clausi e Serafino Murri, procedendo poi con un excursus dal sapore apocalittico-profetico: gli autori dell’articolo Prima l’uomo o la gallina? ripercorrono le principali tappe del cosiddetto “cinema pandemico” – da Nosferatu (1922) di Murnau fino a Contagion (2011) di Steven Soderbergh (caso brillantemente analizzato in seguito da Alberto Crespi) – senza sottrarsi a veementi invettive, utilizzando ironicamente e intelligentemente il gergo informatico contro svariate scelte politico-economiche che imperversano sul pianeta, sempre a discapito del settore artistico e culturale. Continua con pessimismo “poetico” anche Enrico Magrelli, sostenendo che in questi tempi bui «non ci sono gli angeli wendersiani a farci compagnia, con i quali dialogare, passeggiare, ragionare sul presente e sul futuro, ai quali rivolgere domande dalle risposte, in questo momento, quasi impossibili» (p. 20). Il critico chiarisce che la crisi delle sale precede di gran lunga la pandemia e che l’emergenza sanitaria ne ha soltanto accelerato il fenomeno.

Continua l’arringa Antonio Macaluso, ritenendo indispensabile un sostegno del governo con interventi urgenti e mirati. A partire dai dati sugli incassi del 2020, Marco Spagnoli si chiede se sia più consono addossare la colpa della crisi cinematografica al virus oppure alla qualità dell’offerta. In un successivo contributo lo stesso Spagnoli pone invece l’attenzione sul mercato pirata, che solo nel 2019 in Italia conta un danno stimato di 591 milioni di euro. Gabriele Niola, attraverso l’esempio del live action Mulan (2020), si chiede se i grandi studios abbiano ancora bisogno della distribuzione nelle sale dal momento in cui possono fare affidamento su colossi dello streaming come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, Sky, Chili o Mubi.

L’altra sezione del numero, Dal mondo, è aperta da un bilancio di Alberto Pasquale sull’impatto del Covid-19 sull’economia del settore audiovisivo attraverso un arguto uso di grafici e di dati tecnici finalizzati a illustrare una panoramica globale del fenomeno. Seguono le mirate analisi di diversi studiosi su Stati Uniti (Alessandra Venezia), Cina (Alberto Crespi), Spagna (Eva Peydrò), Francia (Fréderic Ponsard) e Germania (Klaus Eder). La sezione Festival registra le testimonianze dei direttori artistici delle più importanti kermesse internazionali, tra cui Alberto Barbera (Venezia), Carlo Chatrian (Berlino), Felice Laudadio (Bari), Antonio Monda (Roma): tutti alle prese con un 2020 fatto di rinvii, annullamenti e profonde modifiche nelle rispettive programmazioni.

Il numero affronta ulteriori fasi della filiera cinematografica, interpellando altri operatori (spesso “senza voce”) impegnati nella realizzazione di film: dai produttori cinematografici e televisivi Paolo Del Brocco, Francesco Bonsembiante, Matilde Bernabei e Fabio Micolano ai distributori Luigi Lonigro, Giampaolo Letta e Antonio Medici fino a giungere all’ultimo anello della catena: gli esercenti, qui “rappresentati” da Mario Lorini, Lionello Cerri e Pino Chiodo. Di notevole importanza la sezione Fare cinema in lockdown, lunga e preziosa serie di interventi di registi e attori tra cui Pupi Avati, sulle difficoltà riscontrate sul set di Lei mi parla ancora; Marco Bellocchio, sulla serie tv in lavorazione Esterno notte; Fabrizio Gifuni, tra i fondatori della prima associazione di categoria denominata UNITA (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo); Mario Martone, sul suo nuovo film Qui rido io; Gianfranco Rosi, su come il Covid abbia influito nella realizzazione di Notturno.

A chiudere il volume Csc versus pandemia – sulla nuova identità post-Covid del Centro Sperimentale di Cinematografia nella sede di Roma ma non solo – e l’Appendice, che registra il rapporto pubblicato il 7 settembre 2020 dall’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e una serie di letture e previsioni dal sapore distopico di Giorgio Parisi.



di Giuseppe Mattia


La copertina

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