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Maestranze, artisti e apparatori per la scena dei Gonzaga (1480-1630)

A cura di Simona Brunetti
Atti del convegno internazionale di studi (Mantova, 26-28 febbraio 2015)

Bari, Edizioni di Pagina, 2016, 479 pp., euro 25,00
ISBN 978-88-7470-533-7

Nel febbraio 2015, a dieci anni dal convegno internazionale I Gonzaga e l’Impero. Itinerari dello spettacolo e dalla pubblicazione dell’omonimo volume nella collana «Storia dello spettacolo. Fonti» diretta da Siro Ferrone, la Fondazione “Umberto Artioli”-Mantova Capitale Europea dello Spettacolo e il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Verona hanno organizzato delle giornate di studio per ricordare il magistero di Umberto Artioli (1939-2004), professore ordinario presso l’Università di Padova, fondatore dell’istituto a lui oggi dedicato e ideatore del progetto Herla.

Un archivio informatico pensato nel 1999 per raccogliere e catalogare i documenti relativi alla scena dei Gonzaga nell’epoca del loro massimo splendore (1480-1630) con una particolare attenzione alle testimonianze sulla Commedia dell’Arte. Costruito grazie a un severo e paziente lavoro d’équipe, Herla censisce materiale eterogeneo – volumi a stampa, cronache, atti notarili, pagamenti, corrispondenze – conservato nei maggiori archivi italiani ed europei: Parigi, Londra, Madrid, Vienna, Monaco, Lione e Lisbona. Un prezioso strumento di lavoro per gli storici del teatro, liberamente consultabile on line e che può essere proficuamente fatto interagire con analoghe iniziative come l’Archivio Multimediale degli Attori Italiani (AMAtI) dell’Università di Firenze.

Lo testimoniano anche gli interventi che si sono susseguiti nelle tre giornate mantovane (26-28 febbraio 2015), ora raccolti nel volume curato da Simona Brunetti: Maestranze, artisti e apparatori per la scena dei Gonzaga (1480-1630). Storici del teatro, della musica, dell’arte e della letteratura si sono confrontati per indagare un ampio panorama di forme dello spettacolo e, nonostante qualche fastidiosa polemica, alcune lacune bibliografiche e imprecisioni, quelle pagine permettono di meglio chiarire momenti significativi della spettacolarità gonzaghesca.

Dopo l’omaggio di Elena Randi all’attività scientifica di Artioli, Brunetti illustra le funzionalità di Herla e le proficue collaborazioni instaurate in sedici anni di attività, come quella con i Musei Civici che ha portato al progetto Il banchetto degli dei illustrato da Stefano Benetti o con il centro internazionale d’arte e di cultura di Palazzo Te che promuove l’iniziativa Banche dati Gonzaga di cui parla Daniela Sogliani. Le essenziali coordinate storiografiche fissate da Blythe Alice Raviola sono necessaria premessa per entrare nel vivo delle tematiche gonzaghesche con il contributo di Alessandra Veronese che, attraverso le inedite carte dell’Archivio ebraico di Mantova, dimostra come sia in ampia parte ancora da scoprire il contributo di quella comunità alla vita spettacolare di corte.

Filippo Lapaccini (Lapacino), Niccolò da Correggio, Ercole Albergati, Atlante Migliorotti sono alcuni degli artisti al centro delle trattazioni di Licia Mari e Marzia Maino. Segue una sezione dedicata ai passaggi mantovani di Carlo V, con Marsel Grosso sui principali itinerari del viaggio imperiale del 1529-1530 e Roberto Alonge sulla rappresentazione mantovana della Calandria di Bibbiena nel 1532. Proseguendo in ordine cronologico, Roberta Benedusi si sofferma sui festeggiamenti organizzati per il carnevale del 1542 quando, nel giro di pochi giorni, andarono in scena tre commedie (Il ragazzo di Ludovico Dolce, I captivi di Plauto e L’amor costante di Alessandro Piccolomini), una danza moresca, una quintana e due feste.

Da Mantova a Ferrara con Sabine Meine e Alessandra Pattanaro, e dalla spettacolarità di corte a quella accademica con Raffaele Tamalio e Paola Tosetti Grandi per arrivare a trattare, con la Brunetti, la messa in scena delle mitiche origini di Mantova in occasione del passaggio in città di ospiti illustri. Una valida premessa alle successive riflessioni sui rapporti con il Giappone, (Kathryn Bosi e Aki Takahashi) e con Napoli (Teresa Megale). Implicazioni cerimoniali e di rappresentanza che furono alla base anche dell’ingaggio del compositore Jacques Colembault da parte del cardinale Ercole Gonzaga qui analizzato da Iain Fenlon.

Siamo ormai alle soglie del Seicento e, come dimostrano Paola Besutti e Philiep Bossier, i rapporti tra i committenti e gli artisti subiscono profondi mutamenti stilistici e gestionali. Accanto al concetto di “maestranza” si afferma quello di “professionista” con un immediato rimando al mondo della Commedia dell’Arte. E proprio agli attori sono dedicati tre saggi che propongono nuove riflessioni sulla donna in scena (Francesca Simoncini) e su Giovan Battista Andreini (Maria Ines Aliverti e Fabrizio Fiaschini). Senza dimenticare altre componenti essenziali per la messa in scena quali la drammaturgia (Andrea Boni) o il ruolo di apparatori come Antonio Maria Viani e Giuseppe Bertazzolo (Giulio Girondi e Carlo Togliani).

Con le pagine di Susan Parigi dedicate alle feste organizzate nel 1618 in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita del beato Luigi Gonzaga si conclude un denso volume che ha tra i principali pregi quello di restituire spessore storico a quelle figure spesso minori e poco conosciute di apparatori, pittori, decoratori, falegnami, architetti e ingegneri che contribuirono in maniera determinante a realizzare, accanto ad attori, musici, danzatori e poeti, le attività spettacolari patrocinate dai Gonzaga.   



di Lorena Vallieri


La copertina

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