È nato così (forse rinfrancato dalla splendida riuscita del biopic
Neruda, in perfetto equilibrio tra
narrazione e allegoria)
Jackie presentato nel 2016 a Venezia e dedicato alla first lady degli Stati Uniti
Jacqueline Bouvier Kennedy. Della
fulgida e tragica vicenda ha isolato i momenti più alti, indagando sentimenti,
reazioni, comportamenti durante i convulsi giorni dellattentato di Dallas.
Film molto premiato, anche per la stupefacente performance di
Natalie Portman, impeccabile avatar
delloriginale. Dopo lo scombinatissimo
Ema (Venezia 2019) è ricascato nel biopic dautore. E, di icona in icona, non
poteva che interessarsi al mito pop del nuovo millennio: la principessa del
popolo, sua altezza reale la principessa del Galles
Diana nata
Spencer.
Poiché non è comunque uno sprovveduto Larraín ha isolato un momento e un luogo
significativi della vicenda: lultimo Natale con la famiglia reale a
Sandringham, residenza di campagna amatissima della regina ma anche paese di
nascita della sfortunata Cenerentola alla rovescia. Che Cenerentola non era affatto
nascendo da una delle più nobili famiglie dInghilterra. Lindagine sui momenti
cruciali che la condurranno a scegliere di non diventare regina ma di costruirsi
unidentità individuale rientra nei temi più cari al regista, ruotando comunque
sul tema a lui più caro della libertà individuale e delle responsabilità che
questa comporta.
Lindagine sulla fragilità della principessa e la reinvenzione del
personaggio cadono però nella trappola di una ricostruzione di ambienti,
costumi, arredi e atteggiamenti troppo vicini a quelli che lesposizione
mediatica ci ha conficcato nella memoria. Benché la protagonista Kristen Stewart sia incantevole nella
fragilità e nei sussulti del modello la ricostruzione è troppo imitativa di
uniconografia stranota per non essere stucchevole e dominante. La sfilata di
simil Elisabette II, di Carli di Galles, di principini adolescenti, la
ricostruzione di sale e saloni, il defilé degli stranoti abiti iconici della principessa dominano sulle buone intenzioni.
E quando nel finale la principessa, finalmente liberata dalle soffocanti
atmosfere natalizie, fugge con i principini verso lagognata libertà dando il
suo nome di famiglia, Spencer, non suonano le clarine a festeggiare una presa
di coscienza ma resta il sollievo della conclusione dellennesima esercitazione
sulla principessa di cuori.