Grazie
al sostegno economico della Fondazione Carlo Marchi e allimpegno della casa
editrice Olschki, linventario dei disegni del Teatro del Maggio Musicale
Fiorentino si è arricchito di un nuovo volume in due tomi, dedicati rispettivamente
agli anni 1963-1969 e 1970-1973. Una pubblicazione attesa da tempo e accolta
con entusiasmo quale valido strumento di lavoro per gli storici dello
spettacolo e non solo. Si pensi al valore di quei documenti per chi si
interessa alla grafica del Novecento. O ai nuovi orizzonti di indagine per la
storia dellarte, grazie alla possibilità di avvicinarsi alle creazioni per la
scena di pittori come Primo Conti, Corrado Cagli e Felice Casorati.
Bozzetti,
modellini di scena, figurini per i costumi e studi per lattrezzeria sono puntualmente
inventariati. Una sorta di «carta didentità» (p. IX) registra autore, numero
di inventario, soggetto, dati tecnici, misure, postille, timbri della
collezione, mostre e bibliografia, nonché una riproduzione fotografica di alta
qualità, per un totale di oltre duemila immagini. Ogni scheda è preceduta dallindicazione
dello spettacolo di riferimento in cui sono specificate le maestranze. Apprezzabile
la scelta di adottare nella schedatura un ordine cronologico anziché isolare i diversi
artisti, permettendo così di seguire, stagione dopo stagione, la storia di
quellimportante palcoscenico.
Fernando Farulli, Atto unico: fondale, per Volo di notte di Luigi Dallapiccola, 1964, MMF, 5161. inv. 535
La
pubblicazione sarà apprezzata anche dagli amanti del Maggio, ché in quelle
pagine rivivranno gli anni cruciali dellistituzione fiorentina, punto di
riferimento imprescindibile per la vita culturale italiana e non solo. Merito
della direzione artistica di Roman Vlad
(1964, 1968-1972) che, sostenuta dai sindaci Giorgio La Pira e Luciano
Bausi e dai sovrintendenti Remigio
Paone e Nicola Pinto, aveva
aperto la programmazione del Maggio anche alle arti non sceniche. Organizzato mostre,
rassegne cinematografiche, convegni internazionali multidisciplinari.
Assicurando inoltre il contributo artistico di importanti teatri dellEst
europeo e chiamando registi come René
Clair. Un cantiere vitale che vide un giovanissimo Riccardo Muti diventare direttore stabile dellorchestra, mentre si
avviavano proficue collaborazioni con direttori quali Claudio Abbado e Zubin Mehta
e si confermavano quelle con Vittorio
Gui e Bruno Bartoletti. Infine,
nel 1967, il debutto del corpo di ballo stabile del Maggio Musicale Fiorentino.
Giulio Coltellacci, Quadro quarto: « Prodigi della invenzione», per Excelsior di Luigi Manzotti, 1967, MMF, inv. 590
Linventario,
avviato nel 2010 con un primo catalogo che copre il decennio 1933-1943 e proseguito grazie al paziente lavoro di Moreno
Bucci, scrupoloso responsabile della collezione e promotore
delliniziativa, conferma la necessità di creare un Museo del Maggio Musicale
Fiorentino, come auspicato dallattuale sovrintendente Cristiano Chiarot (p. VII). Nonché lesigenza di una maggior tutela
e conservazione di un inestimabile patrimonio artistico. Spiace la troppo frequente
formula «scomparsi in circostanze ignote e in data non precisabile. La loro
collocazione è sconosciuta». Emblematico il caso dei disegni di Alberto Savinio e Gregorio Sciltian «rubati, ritrovati e restituiti al Teatro» (p.
10). Una preoccupazione espressa anche nella Premessa di Bucci (pp. IX-XV) in cui si ricordano progetti di
recupero puntualmente abbandonati e opere ancora in attesa di adeguata collocazione
dopo il trasferimento della Fondazione dagli storici ambienti del Teatro
Comunale alla nuova sede dellOpera di Firenze.
Mino Maccari, Atto I scena 1 e atto II scena 2, elementi scenici: cannone, tamburi, alabarde, damigiane, botti e catino (dodici studi), per Falstaff di Giuseppe Verdi, 1970 (particolare), MMF, inv. 1119 NellAppendice (pp. 701-739) si ricordano le
donazioni di Ebe Stignani e Raffaele Del Savio, i citati disegni di
Savinio e Sciltian, nonché una serie di oggetti, bozzetti e figurini mai
inventariati. Tra questi il modello del glorioso Politeama fiorentino di cui
sono ricostruiti anche i meccanismi scenotecnici, i fondali, le quinte e la
graticcia, ma anche la cupola di Mariano
Fortuny, un innovativo sistema di illuminazione teatrale brevettato nel
1901 a Parigi. Chiude il volume una selezionata Bibliografia (pp. 741-750) e lindispensabile Indice dei nomi, dei luoghi e delle opere (pp. 751-783).
Non
resta che augurarsi la tempestiva pubblicazione dei prossimi volumi. Gli
studiosi disporranno così di un importante, organico repertorio.
di Lorena Vallieri
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