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Zani mercenario della piazza europea

A cura di Anna Maria Testaverde

Bergamo, Moretti&Vitali, 2003, pp. 222, euro 17,00
ISBN 88-7186-260-0
Il volume, curato da Anna Maria Testaverde e pubblicato nell'ambito del progetto "Uomini e donne illustri della storia del teatro a Bergamo (secc. XVI-XVII)", racchiude gli atti delle "Giornate internazionali di studio" dedicate a Zani mercenario della piazza europea (Bergamo il 27-28 settembre 2002), un evento sostenuto ed organizzato dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione e della Formazione della Facoltà di Lettere dell'Università di Bergamo, attraverso la cattedra di Storia del Teatro e dello Spettacolo. In occasione del convegno si sono riuniti e posti a confronto storici del teatro, della cultura etno-antropologica e della letteratura, nonché attori e protagonisti del teatro 'materiale', i cui contributi, qui raccolti, si sono mossi nel comune intento di porre in avvio un progetto di ricerca sulle vicende storiche, sociali e culturali che hanno portato all'identificazione "bergamasca" dello Zanni, una delle maschere più significative della Commedia dell'Arte. A questa linea d'indagine, che si muove dalle radici medievali della maschera per ricondurla alla sua origine bergamasca indagandone tutte le peculiarità sociali e culturali del luogo geografico di origine, si unisce anche l'intento di migliorare e approfondire la conoscenza di tutti quegli interpreti dello Zanni che, a partire dalla fine del XVI secolo, hanno esportato e reso celebre l'immagine del "servitor bergamasco" nelle drammaturgie e pratiche teatrali di tutta Europa.

I due contributi iniziali di Ambrogio Artoni e di Alessandra Mignatti si propongono di analizzare il personaggio dal punto di vista antropologico-linguistico, per ricondurlo a una precisa origine/identità folclorica; nel primo, sulla scia di un percorso teatrale e iconografico, si rintracciano le radici remote della maschera zannesca nel folclore medievale, all'interno di un processo evolutivo che parte dal contesto rituale per approdare a quello definitivo teatrale; nel secondo si affronta il personaggio da un punto di vista strettamente filologico, spostando l'indagine sulle varie accezioni linguistiche e semantiche che coinvolgono principalmente sia il nome della maschera che le sue peculiarità tecniche teatrali. Il saggio di Claudio Gotti è dedicato all'esposizione di un possibile processo interpretativo che unisca la figura storica e sociale dell'emigrante-facchino bergamasco alla connotazione definitiva del tipo comico del servo nella Commedia dell'Arte, attraverso una ricerca approfondita che parte da presupposti storici e fonti documentarie per approdare al riconoscimento di una naturale e radicata "tendenza all'impresariato" tipica dei valligiani bergamaschi. Ad approfondimento di questo percorso il saggio di Gabriella Gori, Dal mestiere alla maschera, condotto sull'analisi dei Diarii di Marin Sanuto (1496-1533), a testimonianza della presenza attiva a Venezia, fin dal XV secolo, della comunità bergamasca: i "fachini", come venivano chiamati in laguna, lavoratori "industriosissimi" che avevano il loro punto di riferimento nella zona di Rialto, cuore economico e commerciale della città, ma che non disdegnavano, allo stesso tempo, di partecipare a feste carnacialesche o a spettacoli allestiti dalle Compagnie della Calza. Il "viaggio dei comici" prosegue fino a toccare Anversa, città di frontiera vitale e ricca di osmosi commerciali e culturali, dove Siro Ferrone, nel 1576, colloca e rievoca, quasi in una messa in scena teatrale, una delle tappe più importanti del viaggio dei fratelli Drusiano e Tristano Martinelli; dalla Francia attraverso Lione e probabilmente Gand, fino al porto commerciale delle Fiandre, alla ricostruzione delle origini del ruolo di zanni per antonomasia, quello di Arlecchino.

A continuità di una ricostruzione mirata e omogenea, pur nella varietà degli interventi, gli studi di Maria Grazia Profeti, Maria del Valle Ojeda Calvo e Bernardo Garçia Garçia si focalizzano sull'esportazione della figura dello Zanni in terra spagnola e si concentrano sul celebre "presunto" bergamasco Zan Ganassa, attivo in Spagna tra il 1574 e il 1578 ed esemplare incarnazione del mercenario-imprenditore di se stesso e del proprio mestiere attoriale; dalla vendita della propria arte come prodotto culturale fino all'analisi del repertorio drammaturgico di Zan Ganassa (compilato dal compagno di mestiere Stefanello Bottarga), si arriva infine a delineare l'influenza effettiva della tecnica attorica dello zanni bergamasco nella prassi drammaturgica e teatrale iberica, attraverso un lavoro di precisi riscontri documentari tratti dalle opere di Lope de Vega e di Calderòn de la Barca. A conclusione del volume, tre interventi a consuntivo sulla reinterpretazione dello zanni in ambito contemporaneo: lo studio sul "teatro di figura" di Piergiorgio Nosari, che propone un'analisi dell'eredità zannesca nel teatro contemporaneo; il contributo del regista Marco Rota, un viaggio dalle origini dello zanni fino ad una sua possibile rinascita sulle scene teatrali contemporanee; l'intervista al giovane attore Eugenio De' Giorgi, già allievo del celebre Arlecchino Ferruccio Soleri, studioso della Commedia dell'Arte e testimone diretto dell'interpreatzione del ruolo di Zanni, nonché convinto assertore del potenziale formativo e creativo della maschera, come fulcro di un teatro di ricerca, e dell'importanza di una più assidua frequentazione e reintepretazione del ruolo dello zanni nel teatro contemporaneo.

Caterina Pagnini


copertina

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