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La metànoia dantesca di Sergei Polunin

di Gabriella Gori
  La metànoia dantesca di Sergei Polunin
Data di pubblicazione su web 21/09/2021  


Fa un certo effetto vedere uno spettacolo di danza ispirato alla Divina Commedia e per di più messo in scena dall’ucraino Sergei Polunin, l’étoile di fama mondiale che realizza su commissione del Ravenna Festival Dante Metànoia e lo presenta in prima assoluta nella “Trilogia d’autunno 2021”. Si tratta di un progetto curato da Cristina Mazzavillani Muti che si apre alla “Danza, la Musica e la Parola” per continuare a celebrare i settecento anni dalla morte del Sommo Poeta nella città che lo ospitò e in cui riposano le sue sacre ceneri.

Un vero e proprio evento anche per l’arduo cimento di Polunin che, grazie alla collaborazione e all’unità di intenti con musicisti, coreografi e video designer, tiene ben presente lo spirito delle tre cantiche costruendo il suo viaggio nell’aldilà a partire dagli abissi infernali per risalire al Purgatorio e approdare nell’Empireo a uno stato di grazia esistenziale.

La Divina Commedia e tutto quello che rappresenta diventano per Polunin l’occasione di visualizzare il cammino della sua anima esemplato su quello dantesco e volto al conseguimento di una personale rinascita spirituale e umana. Lo spettacolo per il coreografo ucraino e il poema per Dante trascendono la mera contingenza danzata e poetata per trasformarsi, in entrambi i casi, nei loro specifici linguaggi espressivi, nel metaforico raggiungimento della salvezza. Quella salvezza cercata da un uomo del terzo millennio con la stessa intensità e volontà di un uomo del Medioevo, entrambi coinvolti in un itinerario verso la luce.


una scena dello spettacolo
un momento dello spettacolo

E se importante e decisiva è per il “ghibellin fuggiasco” la parola, da lui stesso coniata, «transumanar», allo stesso modo per lo “stürmer” della danza e del balletto lo diventa il termine greco metànoia, letteralmente “conversione totale”, ma in senso traslato “rigenerazione”, scelto per il significato che riveste nella sua vita e per il legame con la transumanazione dantesca. È nel «transumanar» che Dante appaga quell’«ardore del desiderio» di vedere Dio. È nella metànoia che Polunin supera la crisi interiore ed esce dalla «selva oscura» per riconquistare l’equilibrio interiore dopo scelte artistiche, personali e ideologiche discutibili e controcorrente.

Dante Metànoia è a conti fatti la storia di un giovane uomo che, prossimo a essere «nel mezzo del cammin di nostra vita» – Polunin ha trentuno anni e Dante ne aveva trentacinque –, compie lo stesso percorso salvifico individuale ma anche collettivo. Come l’Alighieri scrisse la Divina Commedia per sé stesso e per tutti gli uomini con l’intento di condurli, attraverso la miseria, a uno stato di felicità, così Polunin con questo lavoro addita ai suoi simili la via da percorrere per cambiare e migliorarsi, partendo dalle tre cantiche.

L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso diventano l’humus coreografico e multimediale di un concept-libretto, a firma di Zrnka Miskovic, che ha in Polunin il collante e il filo conduttore. Il danzatore, unico protagonista, ha alle spalle artisti che, nei rispettivi ambiti, concorrono alla realizzazione collegiale di un’opera ambiziosa, «poca favilla gran fiamma seconda», a tratti farraginosa ma degna di nota per l’obiettivo che si prefigge: omaggiare l’Alighieri e la Commedia e guardare all’illustre fiorentino come mentore, guida spirituale dell’uomo nel suo presente e soprattutto nel suo futuro.

E lo spirito dell’Inferno anima il primo quadro vivente di Dante Metànoia, il più complesso e il più coinvolgente per le forze oscure che agitano e travolgono l’anima e il corpo di Sergei nella lotta contro il male. La coreografia, firmata da Ross Freddie Ray, è neoclassica, mentre le musiche acustiche e sintetiche di Miroslav Bako, eseguite al pianoforte da Kemal Gekic, accentuano il senso di dolore e sofferenza. In questa discesa agli inferi cristiani Polunin non ha il conforto di Virgilio, ma lo accompagnano il fantasma di Beatrice, il soprano Andjela Ninkovic vestita di bianco, e i versi del proemio della prima cantica recitati da un Dante redivivo nella voce di Vincenzo Spirito.


una scena dello spettacolo
un momento dello spettacolo

Quello che colpisce di questo inizio è il video design-mapping di Yan Yanko, artefice di un’animazione che, grazie alle luci di Konstantin Binkin, viene proiettata su tre schermi enormi, e nella quale si stagliano gli ominosi diavoli, le mostruose bestie, le alte fiamme della città di Dite, la stessa selva con i tentacolari rami, fino all’imponente Lucifero che minaccia di divorare Sergei.  Questa raffigurazione ricorda i celeberrimi disegni dell’Inferno di Gustave Doré, presentati però in chiave fantasy. L’utilizzo delle nuove tecnologie consente alla Yanko di dare un taglio cinematografico all’azione, sovrapponendo reale e virtuale, e di trasformare Polunin nell’animatore di un videogioco d’autore. In questo quadro Sergei combatte, vince i suoi demoni ed esce dall’inferno pronto a «riveder le stelle».

Si passa nel secondo regno, e questa volta con il video design-mapping di Marcella Grimaux, Aaron Kaufman, Daniel Faubert - Noisy Head Studio, l’atmosfera cambia e le luci, rispetto agli accesi colori e ai contrasti cromatici infernali, si fanno tenui, calde e rassicuranti. Anche in questo caso l’animazione proietta un’enorme scala, la montagna del purgatorio, che ha in cima la porta del paradiso, il varco che prelude alla salvezza e alla conquista della meta. La musica di Gregory Revert, un brano per otto archi e quattro flauti, asseconda la coreografia di Polunin. Tutto è immerso in un clima sospeso, surreale, con Polunin che in un continuum di enchaȋnements della più rarefatta danse d’école compie la sua catarsi «puro e disposto a salire alle stelle».

Il set design di Otto Bubeníček per il paradiso ha la maestà ieratica di un luogo senza tempo e spazio in cui Polunin si muove tra candide colonne e nivee maschere stilizzate, i volti delle anime celesti a cui affidarsi. La partitura del pianista Kirill Richter si ispira a quell’armonia di suoni che fa capire a Dante di essere transumanato. L’orchestrazione poggia su strumenti in vetro e percussioni in metallo, quasi a voler ricreare la musica delle sfere celesti rotanti verso l’empireo, il cielo infinito di Dio. La coreografia di Jiří Bubeníček mette in luce l’indiscusso talento di Polunin anche nel contemporaneo, e resta impresso il suo volteggiare sorretto dalla forza di quell’«Amore che move il sole e le altre stelle» e dagli applausi del pubblico presente in sala.




Metànoia
cast cast & credits
 




un momento dello spettacolo
 
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