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Odissea nello spazio rosso

di Marco Luceri
 
Data di pubblicazione su web 13/09/2009  

La riesumazione della sezione “Controcampo italiano” di lizzaniana memoria, per la promozione di opere prime di registi di casa nostra, è stata una delle mosse più azzeccate da Marco Müller per questa 66esima Mostra del Cinema di Venezia. Tra le tante opere selezionate, almeno una merita una menzione, anche perché ha già trovato una distribuzione (Fandango): Il cosmonauta dell’esordiente Susanna Nicchiarelli.

Il racconto ci porta indietro, nell’Italia della Guerra Fredda: all’inizio degli anni Sessanta, Arturo e Luciana (Miriana Raschillà, la nuova Jasmine Trinca?), fratello e sorella, giovani comunisti convinti e appassionati, seguono insieme la cronaca della corsa allo spazio, tifando per i cosmonauti sovietici. A poco a poco però, mentre crescono, il rapporto tra i due si complica: Luciana, adolescente aggressiva e spregiudicata, comincia ad avere i primi fidanzati e a vergognarsi sempre di più di quel buffo fratellone che invece, forse per via dell’epilessia, sembra non maturare mai. Il protagonismo di Luciana, alla ricerca di un possibile equilibrio tra utopia politica e realtà quotidiana, si complica sempre di più quando sorgono i primi duri contrasti famigliari con la mamma (Claudia Pandolfi) e il patrigno (Sergio Rubini) e, naturalmente, il primo cocente amore, quello per il compagno più bello della sezione.

Il cosmonauta rappresenta un esordio tutt’altro da sottovalutare: il tono della commedia di costume si alterna a quello della rievocazione storica, ai filmati di repertorio, alle canzoni di un tempo riarrangiate per l’occasione, per costruire un corrosivo e irriverente ritratto di formazione, quello di Luciana, e riflettere sul significato dell’essere donna in un periodo cruciale della storia italiana. La vita di questa sezione romana del PCI, che la Nicchiarelli ci racconta con una nostalgia non dissimulata, racchiude uno spaccato di quella che poteva essere la vita “altra” della minoranza chiassosa, vista dagli occhi di una ragazza che non accetta compromessi e che confonde la vita con gli ideali, come fanno tutti i giovanissimi di ogni epoca. Per questo il volantinaggio, gli assalti alla sezione dei socialisti “traditori”, il tifo sano e genuino per i cosmonauti sovietici (con la speranza che un giorno ad andare nello spazio, dopo il compagno Yuri Gagarin, possa essere una donna), si intrecciano, confondendosi, con la sfida al conformismo del patrigno e delle compagne di classe, con la stupidità della madre e con tutto quello che, allora come oggi, è il mondo quotidiano e crudele dell’adolescenza. Nel film spicca in tal senso il rapporto di Luciana con il fratello epilettico, la cui dolorosa malattia è da una parte motivo di impedimento, di vergogna per la sorella, ma dall’altra l’unica insormontabile barriera che le permette (suo malgrado) di ancorarsi alla realtà e di non pensare la sua vita nei termini di un’autodeterminazione egoistica (è questo il vero comunismo!). 

Con sguardo divertito e spesso ironico, ma mai distaccato, la Nicchiarelli tira le fila di questa storia sposando la scelta di uno stile semplice e lineare, avvalendosi di una povertà di mezzi trasformata in virtù e di un gruppo di attori secondari di ottimo livello, tra cui spicca la candida malinconia di Angelo Orlando.

 

Il cosmonauta
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