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Le conseguenze dell'amore di Paolo Sorrentino

Complimenti a Marco Luceri per la sua recensione. Vorrei fare un commento supplementare al film di Sorrentino. Non nego la bravura del regista: riesce sempre a scavarsi una strada personale, ha un proprio gusto, che non abbandona dall'inizio alla fine del film. Tutto questo però non nasconde i difetti, alcuni decisamente evidenti...

In particolare in molti punti mi ha lasciato perplesso la sceneggiatura. Il personaggio del fratello, per quanto aggiunga informazioni importanti su Titta, non è giustificabile, non ha un suo percorso, non nasce e non muore, oserei dire che non aggiunge niente al testo, e questo non è accettabile. Se fossi maligno arriverei a dire che il personaggio nasce esclusivamente per far entrare nel film Adriano Giannini. Ma non si tratta dell'unica pecca.

Sono convinto che ogni scelta drammaturgica debba avere un senso ed una finalità. Se un personaggio soffre d'insonnia, questo deve influenzare le azioni successive. Se mi dici che ha un fratello più giovane di vent'anni, questo deve trovare riscontro nel suo modo di essere. Se il protagonista si fa di eroina, questo deve avere ripercussioni su tutto il film, altrimenti diventa solo una scusa per girare una scena con un laccio emostatico e una siringa. 

Nonostante tutto Le consegenze dell'amore è un film che fa ben sperare per il futuro del cinema italiano, che, permettetemi l'affermazione, potrebbe fare a meno di molti figli d'arte.

Ancora complimenti

Marco Cappuccini

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Il critico risponde


Caro signor Cappuccini,
riguardo alle questioni da lei sollevate riguardo al film di Sorrentino vorrei sottolineare come l'introduzione del personaggio interpretato da Adriano Giannini sia stata dettata, a mio parere, da precise esigenze drammaturgiche: la neessità di far scoprire il passato del protagonista Titta non solo dalla sua voce, ma anche da quella dei suoi cari.

La differenza abissale tra lui ed il fratello (come tra lui e la famiglia rimasta a Salerno) serve a farci capire come Titta si sia ormai rinchiuso in un mondo isolato fatto solo di manie e ripetitività, dove i sentimenti e gli affetti sono relegati ad episodi sporadici. Tra queste manie rientra anche il consumo di eroina. Ma è lui stesso a sostenere nel film di sentirsi un eroinomane "anomalo", nel senso che la sua non è una dipendenza stretta, quanto un apatico concedersi alla trasgressione che gli è negata per colpa della sua storia personale. Nel suo isolamento, insomma, Titta non può essere considerato come un personaggio "normale", perchè tutta la sua situazione è alterata e così i suoi gesti ed i suoi comportamenti.

La ringrazio per le sue preziose osservazioni e per i suoi apprezzamenti.

La saluto cordialmente

Marco Luceri


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