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Pretendenti al trono di Nureyev

Il decennale della scomparsa di Rudolf Nureyev ha esasperato i tentativi di rimpiazzarlo con un ballerino dei nostri giorni. Così i gala organizzati per l'occasione sono stati spesso presentati mettendo in risalto i legami di ciascun danzatore in palcoscenico con il genio russo. In realtà si sono visti molti giovani talenti ma quasi nessuno di loro possiede, nemmeno al semplice livello dell'interpretazione, lo stile sfaccettato, perfetto connubio di classicità accademica e di estetica contemporanea, di eleganza apollinea e virtuosismo dionisiaco, rappresentato da Nureyev.

In fondo è giusto che ogni artista trovi in sé la misura della propria unicità, lasciando a Nureyev il ruolo di ispiratore ma non quello di matrice. Suggestivamente sono stati cinque ballerini francesi non più giovanissimi, cresciuti sotto la guida del mitico maestro fino a raggiungere una profonda maturità artistica e un posto di rilievo nel panorama del balletto, che nei gala di Parigi e Montecarlo, cimentandosi in ruoli quasi dimenticati o scomparsi dal repertorio, hanno incarnato le antiche parole: "Correte quindi a darmi l'acqua fresca che sgorga dalla fonte della Memoria".

L'elenco delle vicende umane ed artistiche che li differenzia da Nureyev potrebbe essere lunghissimo e accennerò solo ad alcune. Charles Jude ha studiato a Nizza, mentre Laurent Hilaire, Kader Belarbi, Manuel Legris e Nicolas Le Riche hanno studiato alla scuola dell'Opéra di Parigi. Il primo era già étoile al momento della nomina di Nureyev a direttore della compagnia, l'ultimo era invece nel corpo di ballo al momento del passaggio di testimone tra Nureyev e Dupond. Gli altri tre sono stati nominati étoile da Nureyev stesso. Tutti possiedono caratteristiche peculiari che li rendono inconfondibili: Jude per l'esotismo, Belarbi per lo spirito di ricerca, Hilaire per il romanticismo, Legris per la leggerezza, Le Riche per le prodezze atletiche. Nessuno di loro vanta una particolare somiglianza fisica con il mito della danza.

Contrariamente a Nureyev, e con l'esclusione del solo Legris, questi danzatori hanno formato una famiglia, non riversando sulla danza un amore assoluto. Con la loro volontà di misurarsi con i ruoli interpretati da Nureyev e la loro forte presenza scenica, hanno sublimato le due serate di gala, annullando l'effetto di passerella e creando l'evento. Di più, da un loro movimento della testa, da uno sguardo, da un port de bras a tratti si scorgeva un lampo dell'arte di Nureyev, che faceva sussultare per la sorpresa e per la commozione.

La sera del 20 gennaio, nonostante un piede destro gonfio e fasciato, Nicolas Le Riche è stato un grande Armand. Tra le sue braccia di amante impetuoso la bellissima Sylvie Guillem sembrava un fiore delicato, per diventare poi un oggetto scartato con disprezzo nella furia del tradimento. Kader Belarbi ha evocato un bellissimo Re Sole sviluppando i passi brillanti e misurati di tre danze barocche (sarabanda, bourrée e giga) su musiche di Bach e accompagnandoli con l'uso stilisticamente appropriato delle braccia.

La sera del 17 marzo a Montecarlo Charles Jude, indossando non più i panni di Jago ma quelli di Otello, ha riproposto un altro balletto che Nureyev aveva molto danzato e amato per la forza drammatica sprigionata da una coreografia che gli aveva ispirato una scena del suo "Romeo e Giulietta". Quando è poi entrato in scena con il costume disegnato da Franca Squarciapino e da lui indossato per la prima volta nel dicembre del 1984 a Parigi per la nuova produzione del "Lago dei cigni" di Nureyev, è di colpo sembrato che i ballerini in scena e noi del pubblico fossimo tutti ringiovaniti, che Nureyev fosse vivo e presente in sala.

A far da ponte tra i due gala il balletto più emozionante di tutti, quei "Canti di un giovane errante" visti per la prima volta a Bruxelles nell' interpretazione di Rudolf Nureyev e Paolo Bortoluzzi e poi portati su tantissimi palcoscenici con gli spettacoli "Nureyev and Friends", con diversi partner come Lommel, Donn, Guizerix, Eliasen, Birkmeyer, Dowell, Jude, Vu An, Armand, Dupond. Il tema fortemente romantico della ricerca del proprio destino è trattato da Béjart in modo esemplare, offrendo al pubblico l'anima stessa di Nureyev. La difficoltà nel ballarlo sta nel trovare il modo di essere un unico personaggio in due, il giovane errante e la sua ombra. Riproponendo "Canti di un giovane errante" Laurent Hilaire e Manuel Legris, così spesso impegnati da Nureyev in ruoli paralleli, come il pas de six di "Napoli" o Bernard e Béranger in "Raymonda", sono stati assolutamente perfetti nel far vivere al pubblico un momento di arte suprema.

In definitiva, pur attendendo ancora la comparsa di un fenomeno della portata di Nureyev, questi due gala ci hanno mostrato che i suoi eredi sono impegnati a coltivare e trasmettere la lezione appresa dal maestro. Al leggendario ballerino russo dobbiamo riconoscere il merito di aver tracciato la via da seguire e non solo per chi lavora sulla scena: se ancora oggi il pubblico del balletto ricerca la perfezione, la grandezza, lo deve al sublime genio di Nureyev.

Susanna Sabato

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