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Bruno Pizzul in pensione. I commenti dei nostri lettori

Non condivido

Mi si permetta di dire che non condivido affatto: anche le partite più noiose, grazie al commento di Pizzul, risultavano imprevedibili.

La differenza fra Pizzul ed altri non sta solo nell'esperienza accumulata, ma anche nella forte personalità e nella preparazione lessicale (non per niente, Bruno è laureato in Giurisprudenza). Volete dirmi che non eravate anche voi affascinati dai neologismi di Pizzul?! Dove le lasciate le "ripartenze", le azioni di rimessa", i momenti "defatiganti" ed i "bella l'idea, ma cattiva la finalizzazione"?

Cordiali saluti

Alessandro Errigo

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Stiamo scherzando?

Salve. Mi scuso per il ritardo, ma leggo solo ora (più di un anno dopo), peraltro con sommo disappunto, il pessimo e poco gradevole articolo di commiato riguardo la defenestrazione di Bruno Pizzul da massimo commentatore delle partite di calcio della Rai. Un sollievo che sia andato via? Finalmente finite le sue noiosissime e soporifere telecronache? Ci "intristiva" dal 1969???

Ma, dico, stiamo scherzando? Che le telecronache di Brunone fossero l'unico motivo di interesse per seguire partite altrimenti inguardabili nessuno lo ha sottolineato? Che il suo tono commovente, quasi tenero, nell'esultare ad ogni gol azzurro fosse fonte inestinguibile di risate per milioni e milioni di italiani, "a posteriori", nessuno lo ha notato? Che la Rai continui a stipendiarlo per fargli fare il Fazzuoli dei vini, sostituendolo nelle telecronache con abilissimi e stimatissimi commentatori "politically correct" come il mite Cerqueti ed il glaciale Bizzotto, piuttosto che fargli fare il suo lavoro di cronista non fa girare le scatoline a nessuno?

Da quando Pizzul non c'è più il calcio in tv è cambiato. Di sicuro, ha perso e non ci ha guadagnato. O, per lo meno, ci hanno rimesso gli sportivi veri, quelli a cui non interessa che l'arbitro Froehlich adori le passeggiate di sci di fondo (Bizzotto, sì, proprio lui) o che nel bel mezzo di una veloce ripartenza di Totti qualcuno ricordi che nell'88 fu storica una sua partita nel campionato allievi contro la Lazio in cui militava un certo Nesta (Cerqueti, e chi se no); quelli che non vedevano l'ora di ascoltarlo commentare squadre africane o giocatori dell'est europeo dai nomi neanche tanto improbi per ridere a crepapelle dei suoi strafalcioni (Mbouh trasformato in Mboh-Mboh, Adepoju in Adepuggiù, Belodedici in Belodedic, Smicer in Smizer); quelli che ancora oggi non possono fare a meno di correre nella toilette per liberarsi immantinente della pipì, impossibile da trattenere appena si riascoltano pezzi magici dei mondiali Usa '94 ("Roberto... scialta... eeee... seeegna... grandissimo gol di Roberto Baggio, nghé nghé") o Giappone-Corea '02 ("Va Vieri, Vieri, Vieri, gooooooooooooooooool").

Tenetevi le serafiche telecronache del "cyborg" Bizzotto, o quelle ancora più patetiche dello "squalo" Cerqueti (altro che alternanza, il politicamente corretto Gianni è diventato er commentatore numero uno...). Io, se non c'è Pizzul, tolgo l'audio. Preferisco che a parlare, una volta di più, siano le immagini. Quelle che solo Brunone sapeva accompagnare, e rendere esilaranti, con un tocco di voce.

"Gentili signori e signore all'ascolto, buonasera".
Chapeau, signor Pizzul

Rino Dazzo


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Il critico risponde


Caro amico,

lei ragiona bene, col senno di poi. A un anno di distanza, anch'io quasi quasi (vedendo chi è venuto dopo) rimpiango Pizzul: che comunque, per me, è un mistero. Si vede più ora che è in pensione di quando era in Servizio Permanente Effettivo. Gli fanno anche fare le telecronache di patetiche corse di vecchietti a "Scommettiamo che". Il che porta subito a due domande angosciose:

1) quanto costa all'abbonato ogni suo intervento in video, visto che probabilmente glielo pagheranno a contratto;

2) come può, un professionista serio, abbassarsi a tanto. Nessuna delle domande avrà risposta. E comunque, per quanto concerne i suoi successori, dia un'occhiata a quanto ne ho detto a suo tempo: la serie dei miei interventi è lì a testimoniarlo.

Buona visione

Roberto Fedi

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