Anche in questo numero di
«Theaterheute» si presenta assai corposa e dettagliata la sezione Aufführungen,
in cui si raccolgono le recensioni delle principali produzioni teatrali
dellarea tedesca.
Primeggia il prestigioso Deutsches
Theater di Berlino nella nuova direzione di Iris Laufenberg che affida
ad Alexander Eisenach, anche autore del testo, la regia di Welltall Erde Menschen, racconto di un
incontro tra una ragazza (Sarah Franke) che vive in un pianeta popolato
esclusivamente da donne e un ingegnere specializzato in viaggi interstellari.
Nella complicata storia sentimentale di Baracke
di Rainald Goetz si intrecciano percorsi storici novecenteschi
prevalentemente incentrati sulla narrazione del terrorismo di destra, come
interpretato in scena da Jeremy Mockridge, Lisa Birke Balzer,
Andri Schenardi, ben diretti da Claudia Beykirch. Il testo,
pubblicato integralmente in Das Stück, è approfondito dallo stesso
autore con un intervento mirato soprattutto a illustrare le caratteristiche dei
personaggi in rapporto al linguaggio.
Sempre al Deutsches Theater si
segnalano Prima Facie di Suzie
Miller, monologo dedicato alla faticosa carriera di unavvocatessa di
estrazione operaia in un mondo dominato dallelemento maschile e consegnato
alle competenze espressive di Mercy Dorcas Otieno guidata dalla
meticolosa regia di Andràs Dömötör. Ci si proietta in discorsi oltre la
morte accompagnati da visioni legate allimmortalità con Der geflügelte Froschgott, un testo di Ingrid Lausund
diretto da FX Mayr e recitato con abilità da Bernd Moss, Regine
Zimmermann, Johanna Baader. Infine la messinscena di Der Auftrag/Psiche 17 di Heiner
Müller alimenta riflessioni sulla mancanza di utopia nel pensiero
contemporaneo; a Komi Mizrajim Togbonou e a Julia Gräfer spettano
i ruoli dei protagonisti come definito dalla regia di Jan-Christoph Gockel.
Arricchisce il panorama teatrale
quanto offre la sena berlinese a partire dalla Volksbühne con la produzione di Fantômas del regista René Pollesch,
in cui si parla dei disagi degli artisti trasformisti intesi quali segni di
esistenze turbate, come esibito sul palcoscenico da Campbell Caspary, Benny
Claessens e Martin Wuttke.
Due sono gli spettacoli proposti dal
Maxim Gorki Theater: Im Menschen muss
alles herrlich sein, dallomonimo romanzo di Sasha Marianna Salzmann
e secondo la regia di Sebastian Nübling, è incentrato sulla ricaduta del
crollo dellUnione Sovietica nella vita di due amiche, interpretate da Çiğdem Teke
e Anastasia Gubareva, che lasciarono lUcraina negli anni Novanta; Mothers – A Song for Wartime di Marta
Gòrnicka raccoglie le testimonianze di donne ucraine e bielorusse fuggite
da guerre e persecuzioni e ora trapiantate in Polonia.
Die
Dreigroschenoper di Brecht-Weill,
nella rielaborazione drammaturgica di Elisabeth Hauptmann e grazie alla
regia di Volker Lösch, costituisce il fiore allocchiello dello
Staatsschauspiel di Dresda impreziosito dalla coinvolgente esibizione di Henriette
Hölzer nel ruolo di Polly, affiancata da Sven Hönig, Jannis Roth,
Jannik Hinsch, Anna-Katharina Muck, partecipi di uno spettacolo
brioso e vigoroso. Mentre Ajax di Thomas Freyer intreccia la guerra di Troia con il nostro presente
creando un significativo collegamento tra Aiace e la figura di un padre
tedesco; la regia di Jan Gehler si avvale della partecipazione di due
pregevoli attori quali Oliver Simon e Christine Hoppe.
Anche la programmazione dello
Schauspielhaus di Amburgo presenta due allestimenti di grande rilievo artistico.
Im Namen der Brise si basa
sullaccorpamento drammaturgico delle poesie di Emily Dickinson ideato
dal regista Christoph Marthaler che si ispira al teatro da camera; assai
applaudita è risultata la prova artistica di Samuel Weiss, Fee Aviv
Dubois, Sasha Rau e Josefine Israel. Si è fatta apprezzare
linstallazione Das 13. Jahr di SIGNA
in un capannone industriale (regia di Signa Köstler, con Julie Stüven
e Jolina Schick).
Aufführungen termina allo Schauspielhaus di Bochum dove Johan Simons
ha allestito Brüder Karamasow dal
romanzo di Dostoevskij per la dura di oltre sette ore che hanno
impegnato non poco attori di grandi doti performative quali Steven Scharf,
Pierre Bokma, Dominik Dos-Reis e Oliver Moller. In occasione dei centocinquantanni
della nascita di Max Reinhardt, Peter W. Marx presenta un
esauriente profilo artistico del grande regista sottolineando le spinte
innovative offerto allo sviluppo del teatro tedesco ed europeo del suo tempo ed
evidenziando lapertura al coinvolgimento, con finalità anche pedagogiche, di
un pubblico popolare alla fruizione di un repertorio basato sulle opere
classiche e su Shakespeare.
Le pagine di Bücher
raccolgono recensioni di libri pubblicati nel corso del 2023, anche legati al
mondo dello spettacolo. Nello specifico si tratta di: Hans Heider, Ernst Jandl (1925-2000), Berlin,
Mentzler; Valery Tscheplonowa, Das
Pferd im Brunnen, Berlin, Rohwolt; Olga Bach, Kinder der Stadt, Köln, Kiepenheuer & Witsch; Briefe im Exil. Max Reinhardt – Helene
Thimig. 1937-1943, a cura di Edda Furich e Sibylle Zehle,
Salzburg, Residenz; Klaus Thaler, Eine
Puppe packt aus, Berlin, Theater der Zeit; Clemens J. Setz, Monde vor der Landung, Berlin,
Suhrkamp/Insel; Steffen Mau-Thomas Lux-Linus Westheuer, Triggerpunkte. Konsens und Konflikt in der Gegenwartsgesellschaft, Berlin,
Suhrkamp.
di Massimo Bertoldi
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