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Theaterheute, Nr. 11, November 2023


72 pp., euro 18,50
ISSN ISSN 0040 5507

Il numero di novembre di «Theaterheute» si apre con lo spazio riservato alle Aufführungen, ossia le recensioni delle principali produzioni dei maggiori teatri dell’area tedesca. Si inizia con il Deutsches Theater di Berlino che ha allestito Baracke, novità della regista Claudia Bossard: il dramma della violenza interna a una famiglia diventa metafora di una condizione sociale riscontrabile anche nella Germania contemporanea, come interpretato in scena da Jeremy Mockridge, Janek Maudrich, Andri Schenardi, Lisa Birke Balzer. Anche la compagnia del Berliner Ensemble si è concentrata su un testo inedito: Es kann doch nur doch besser werden di Sibylle Berg, che intreccia una bizzarra storia d’amore nel mondo dell’intelligenza artificiale; pubblicato in versione integrale nella sezione Das Stück di questo numero della rivista berlinese, il testo, affidato alla regia di Max Lindemann, è recitato da Lili Epply, Amelie Willberg, Meo Wulf e Perra Inmunda.

Si mantiene crudele e spietato lo shakespeariano Richard III. Nella rielaborazione del regista Michel Decar la vicenda, ambientata nella nostra contemporaneità, assume colori grotteschi e sinistri, secondo quanto hanno esibito sul palcoscenico dello Staatstheater di Hannover Irene Kugler, Cino Diavid, Lukas Holzhausen e Stella Hilb impegnata nel ruolo del titolo.

Due sono gli allestimenti di particolare importanza artistica offerti dal Deutsches Schauspielhaus di Amburgo: Antropolis I: Prolog/Dionysos dalle Baccanti euripidee di Roland Schimmelpfennig per la regia di Karin Beier, alla guida di una qualificata compagnia da cui emergono Mehmet Ateşçi, Kristof van Boven, Maximilian Scheidt e Carlo Ljubek; e Antropolis II: Laios, che lo stesso drammaturgo e la stessa regista hanno affidato alle competenze espressive di Lina Beckmann, Goya Brunnert, Julia Wieninger, Michael Wittenborn.

Si distingue per pregio culturale il programma del Thalia Theater di Amburgo grazie a Dantons Tod Reloaded del regista iraniano Mahin Sadro che, coadiuvato da Amir Reza Koohestani, adatta la celebre opera di Georg Büchner evocata nel titolo al racconto di una rivoluzione femminista nell’Iran odierno; tra gli attori si notano Oliver Mallison, Pauline Rénevier, Neda Rahmaniane e Stefan Stern. Meine geniale Freundin, testo ricavato dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante e adattato da Iga Ganczarczyk per la messinscena curata da Ewelina Marciak, è incentrato sulla vita di due donne nella Napoli degli anni Ottanta tormentata dalla politica corrotta, dalla droga e dalla camorra.

Aufführungen prosegue con uno sguardo indirizzato alla scena zurighese, concentrandosi su due spettacoli in visione allo Schauspielhaus. Der Junge aus der letzten Reihe è un testo di Juan Mayorga il cui protagonista, uno studente autore di scritti di contestazione alla famiglia, riesce ad affascinare a tal punto un suo insegnante, che da complice diventa vittima dell’allievo. Guidato dalla regia di Christiane Jatahy, nel ruolo del protagonista si è distinto Silas Lio Glanzmann. Spicca anche il brechtiano Leben des Galilei diretto da Nicolas Stemann, con un taglio aderente al testo e capace di focalizzare l’attenzione sul dibattito relativo all’autonomia della ricerca scientifica; Maximilian Reichert, Karin Pfammatter, Sebastian Rudolph e Alicia Aumüller ne sono gli attori principali.

Il nome di Brecht ritorna allo Schauspielhaus di Essen per effetto della messinscena di Der gute Mensch von Sezuan – Die Ware Liebe del regista israeliano Sapir Heller, che attualizza l’opera soffermandosi sul consumismo globale; Christopher Heisler, Philipp Noack, Sümeyra Yilmaz e Samantha Ritzinger risultano essere gli interpreti principali. Nel cartellone dello stesso teatro si leggono i titoli di altri due allestimenti: Doktormutter Faust di Fatma Aydemir, una riscrittura del Faust goethiano in chiave femminista e consegnato alla regia di Salen Kara, che si avvale della partecipazione di Silvia Weiskopf e Bettina Engelhardt; e Rausch, ricavato dall’omonimo e gettonato film di Thomas Vinterberg e Tobias Lindholm, che racconta le crisi di mezza età vissute da quattro insegnanti; alla lucida regia dell’esperto Armin Petras corrispondono le prove assai pregevoli di Torsten Kindermann, Stefan Diekmann, Mathias Znidarec e Mansur Ajang.

La sezione Akteure è occupata dal profilo artistico di Andreas Beck, attore di punta del Volkstheater di Vienna applaudito soprattutto in Der Theatermacher di Thomas Bernhard e in Die Politiker di Wolfram Lotz, entrambi consegnati alla regia di Kay Voges.

Non sono mancate, come si apprende in Festivals, proposte performative di elevato spessore artistico alla Rührtriennale curata da Barbara Frei e dislocata in diverse sedi (Bochum, Dortmund, Duisburg, Essen). In merito, gli esempi sono offerti da Étude for a bell di Florentina Holzinger con il collettivo The Third Room, la passeggiata letteraria Raubbaufolgelyrik Bochum di Stefan Wartenberg, l’accattivante Ein Sommernachtstraum di Shakespeare per mano della stessa Frei e La posibilidad de la ternura/Die Möglichkeit von Zärtlichkeit di Marco Layera nella versione di Theater Company La Re-sentida da lui stesso diretto.

Sostenuto dal moto prescelto The Bright Side of Darkness, il festival teatrale theATRIUM di Klaipeda in Lituania ha ospitato, oltre a registi locali, una buona rappresentanza di Ucraina e Russia come Dmitry Krymov, regista esule e pronto a raccontare in un’intervista la negazione della libertà in ambito culturale e teatrale in vigore nel suo paese.

In Theatergeschichte si pubblica un estratto dal libro di Jan Lazardzig, Wissenschaft aus Gefolgschaft. Der Fall Knudsen und die Anfänge der Theaterwissenschaft (Verbrechen, 2023). Il lavoro affronta la funzione politica e sociale della disciplina teatrale dalla Repubblica di Weimar alla Repubblica Federale Tedesca.



di Massimo Bertoldi


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