Il volume dedicato
a Franco Zeffirelli, realizzato nel quadro delle celebrazioni per il
centenario della sua nascita, è il secondo della collana “Artisti per il Maggio Musicale” edita
da Edifir. Il libro, introdotto dal curatore Manuel Rossi, si compone di
tre sezioni principali che accompagnano il lettore in un vero e proprio viaggio
alla scoperta degli spettacoli che lartista ha messo in scena per «il massimo
teatro dopera fiorentino» (p. 7): Florentini natione, Gli spettacoli di
Franco Zeffirelli per il Maggio Musicale e Attraverso gli archivi. Lo
scenografo al lavoro.
Nella prima sezione, i contributi di Caterina
DAmico e di Luciano Alberti evidenziano il
rapporto del regista con la sua città natale, Firenze, focalizzandosi soprattutto
sugli anni della giovinezza e della formazione, sulla nascita delle sue
prospettive artistiche e sulle prime esperienze professionali, come quelle vissute
nel contesto di Radio Firenze o come quelle maturate con Luchino Visconti.
Parallelamente viene sottolineato anche il «mesto destino del nemo propheta
in patria» (p. 38) che spinse lartista ad allontanarsi da Firenze e a
lavorare «per più di 70 anni […] in giro per il mondo» (p. 28).
Nella seconda sezione vengono esaminate le
quattro rappresentazioni nate espressamente per il Maggio Musicale Fiorentino: Troilo
e Cressida del 1949, Euridice del 1960, La Lupa del 1965 e Traviata
del 1984. Il lavoro di Zeffirelli come scenografo per la messinscena del 1949, diretta
da Visconti, è analizzato da Lindita Adalberti, che, attraverso lanalisi
di alcune fonti iconografiche (conservate presso lArchivio Zeffirelli e
lArchivio Storico del Maggio Musicale Fiorentino), ripercorre le principali
tappe della ricerca documentaria e della realizzazione da parte dellartista dellimponente
impianto scenografico costruito negli spazi del Giardino di Boboli.
A seguire, i due contributi di Maria
Alberti si soffermano sui criteri registici e scenografici che hanno
portato allallestimento delle due rappresentazioni liriche del 1960 e del
1984, andate in scena rispettivamente al Giardino di Boboli e al Teatro
Comunale. Per lEuridice, lautrice pone lattenzione sullintensa ricerca
preliminare portata avanti da Zeffirelli e sul successivo lavoro di allestimento
dello spazio scenico che hanno condotto lartista verso la realizzazione della
«prima riproposta in età moderna» (p. 57) del melodramma di Jacopo Peri rappresentato
originariamente nel 1600
a Palazzo Pitti in occasione delle nozze di Maria de Medici con Enrico IV: un
lavoro che ha consentito al regista di «suscitare nel pubblico moderno
sensazioni analoghe a quelle» (p. 66) vissute dagli spettatori seicenteschi.
Alberti analizza poi la Traviata
fiorentina, la quarta di nove versioni realizzate da Zeffirelli e per la quale
lartista ha curato regia, scenografia e costumi. Lo studio di questo
spettacolo si focalizza sulle singolarità registiche di unedizione considerata
dallartista stesso come
«definitiva» (p. 86), sottolineando da una parte linnovativa scelta di
proporre agli spettatori un inizio che anticipa il finale (conservata invariata
in tutte le versioni successive), dallaltra lutilizzo di alcuni espedienti
tecnici che avvicinano la pièce a una «versione filmica» (p. 86) dellopera
realizzata dallartista nel 1983. Lo spettacolo, infatti, è denso di cambi di
scena a sipario aperto e di alcuni movimenti relativi a «fondali, quinte,
lampadari e arredi» (p. 87) che sembrano proprio richiamare un linguaggio dispirazione cinematografica.
La rappresentazione del 1965, La Lupa,
infine, è analizzata da Diego Fortini. Il contributo si sviluppa
attraverso due considerazioni parallele: da una parte la messa in evidenza delle
scelte adottate da Zeffirelli per realizzare un realistico scorcio siciliano
caratterizzato da «colori scuri, bruni, bruciati dal sole» (p. 76) e dallaltra
una focalizzazione sulla collaborazione con la Casa dArte Cerratelli che
realizzò i costumi disegnati da Anna Anni, i quali contribuirono,
«immersi nella realistica, fotografica, e coinvolgente scenografia […], al
successo di questa produzione» (p. 75).
La terza sezione del volume, curata da Caterina
DAmico e da Manuel Rossi, offre unampia panoramica su una mirata selezione di
fonti iconografiche relative ai quattro spettacoli sopra citati e a Romeo e
Giulietta del 1965, La fille du régiment del 1985, La Bohéme
del 1987 e Pagliacci del 2009, messi in scena per lente teatrale
fiorentino. Attraverso le fotografie, gli schizzi, i bozzetti per le scene e i disegni
tecnici proposti, il lettore può non solo apprezzare la qualità artistica di
ogni documento, ma anche comprendere le modalità, la cura, la tecnica con cui
Zeffirelli realizzava ogni suo spettacolo.
La
pubblicazione si chiude con unappendice che riassume le occasioni che hanno
visto Zeffirelli impegnato nella sua città natale e uninteressante intervista allartista
a opera di Franco Manfriani «tratta dal programma di sala redatto in
occasione delle recite di Pagliacci al Teatro Comunale di Firenze» (p.
163) in cui Zeffirelli parla del suo rapporto con Firenze e degli spettacoli
messi in scena per il Maggio Musicale Fiorentino, da Troilo e Cressida (1949) agli stessi Pagliacci (2009).
di Serena Giardiello
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