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Franco Zeffirelli al Maggio Musicale Fiorentino

A cura di Manuel Rossi

Firenze, Edifir, 2023, 166 pp., 35,00 euro
ISBN 978-88-9280-176-9

Il volume dedicato a Franco Zeffirelli, realizzato nel quadro delle celebrazioni per il centenario della sua nascita, è il secondo della collana “Artisti per il Maggio Musicale” edita da Edifir. Il libro, introdotto dal curatore Manuel Rossi, si compone di tre sezioni principali che accompagnano il lettore in un vero e proprio viaggio alla scoperta degli spettacoli che l’artista ha messo in scena per «il massimo teatro d’opera fiorentino» (p. 7): Florentini natione, Gli spettacoli di Franco Zeffirelli per il Maggio Musicale e Attraverso gli archivi. Lo scenografo al lavoro.

Nella prima sezione, i contributi di Caterina D’Amico e di Luciano Alberti evidenziano il rapporto del regista con la sua città natale, Firenze, focalizzandosi soprattutto sugli anni della giovinezza e della formazione, sulla nascita delle sue prospettive artistiche e sulle prime esperienze professionali, come quelle vissute nel contesto di Radio Firenze o come quelle maturate con Luchino Visconti. Parallelamente viene sottolineato anche il «mesto destino del nemo propheta in patria» (p. 38) che spinse l’artista ad allontanarsi da Firenze e a lavorare «per più di 70 anni […] in giro per il mondo» (p. 28).

 

Nella seconda sezione vengono esaminate le quattro rappresentazioni nate espressamente per il Maggio Musicale Fiorentino: Troilo e Cressida del 1949, Euridice del 1960, La Lupa del 1965 e Traviata del 1984. Il lavoro di Zeffirelli come scenografo per la messinscena del 1949, diretta da Visconti, è analizzato da Lindita Adalberti, che, attraverso l’analisi di alcune fonti iconografiche (conservate presso l’Archivio Zeffirelli e l’Archivio Storico del Maggio Musicale Fiorentino), ripercorre le principali tappe della ricerca documentaria e della realizzazione da parte dell’artista dell’imponente impianto scenografico costruito negli spazi del Giardino di Boboli.

 

A seguire, i due contributi di Maria Alberti si soffermano sui criteri registici e scenografici che hanno portato all’allestimento delle due rappresentazioni liriche del 1960 e del 1984, andate in scena rispettivamente al Giardino di Boboli e al Teatro Comunale. Per l’Euridice, l’autrice pone l’attenzione sull’intensa ricerca preliminare portata avanti da Zeffirelli e sul successivo lavoro di allestimento dello spazio scenico che hanno condotto l’artista verso la realizzazione della «prima riproposta in età moderna» (p. 57) del melodramma di Jacopo Peri rappresentato originariamente nel 1600 a Palazzo Pitti in occasione delle nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV: un lavoro che ha consentito al regista di «suscitare nel pubblico moderno sensazioni analoghe a quelle» (p. 66) vissute dagli spettatori seicenteschi.

 

Alberti analizza poi la Traviata fiorentina, la quarta di nove versioni realizzate da Zeffirelli e per la quale l’artista ha curato regia, scenografia e costumi. Lo studio di questo spettacolo si focalizza sulle singolarità registiche di un’edizione considerata dall’artista stesso come «definitiva» (p. 86), sottolineando da una parte l’innovativa scelta di proporre agli spettatori un inizio che anticipa il finale (conservata invariata in tutte le versioni successive), dall’altra l’utilizzo di alcuni espedienti tecnici che avvicinano la pièce a una «versione filmica» (p. 86) dell’opera realizzata dall’artista nel 1983. Lo spettacolo, infatti, è denso di cambi di scena a sipario aperto e di alcuni movimenti relativi a «fondali, quinte, lampadari e arredi» (p. 87) che sembrano proprio richiamare un linguaggio d’ispirazione cinematografica.

La rappresentazione del 1965, La Lupa, infine, è analizzata da Diego Fortini. Il contributo si sviluppa attraverso due considerazioni parallele: da una parte la messa in evidenza delle scelte adottate da Zeffirelli per realizzare un realistico scorcio siciliano caratterizzato da «colori scuri, bruni, bruciati dal sole» (p. 76) e dall’altra una focalizzazione sulla collaborazione con la Casa d’Arte Cerratelli che realizzò i costumi disegnati da Anna Anni, i quali contribuirono, «immersi nella realistica, fotografica, e coinvolgente scenografia […], al successo di questa produzione» (p. 75).

 

La terza sezione del volume, curata da Caterina D’Amico e da Manuel Rossi, offre un’ampia panoramica su una mirata selezione di fonti iconografiche relative ai quattro spettacoli sopra citati e a Romeo e Giulietta del 1965, La fille du régiment del 1985, La Bohéme del 1987 e Pagliacci del 2009, messi in scena per l’ente teatrale fiorentino. Attraverso le fotografie, gli schizzi, i bozzetti per le scene e i disegni tecnici proposti, il lettore può non solo apprezzare la qualità artistica di ogni documento, ma anche comprendere le modalità, la cura, la tecnica con cui Zeffirelli realizzava ogni suo spettacolo.

La pubblicazione si chiude con un’appendice che riassume le occasioni che hanno visto Zeffirelli impegnato nella sua città natale e un’interessante intervista all’artista a opera di Franco Manfriani «tratta dal programma di sala redatto in occasione delle recite di Pagliacci al Teatro Comunale di Firenze» (p. 163) in cui Zeffirelli parla del suo rapporto con Firenze e degli spettacoli messi in scena per il Maggio Musicale Fiorentino, da Troilo e Cressida (1949) agli stessi Pagliacci (2009).



di Serena Giardiello


Franco Zeffirelli al Maggio Musicale Fiorentino

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