Il doveroso omaggio a Jon
Fosse apre la serie di articoli pubblicati nella Vetrina di questo nuovo numero di «Hystrio». Nello specifico Laura
Bevione dialoga con Valerio Binasco, il regista più volte a
confronto con il repertorio del Premio Nobel per la Letteratura 2023; il
discorso si concentra sulle caratteristiche della scrittura, individuando
analogie e differenze con Beckett e Pinter. Si prosegue con Bat-Bottega
Amletica Testoriana, progetto formativo per attori diretto da Antonio
Latella con sede al Piccolo Teatro di Milano e al Rossini di Pesaro, come
informa Diego Vincenti. Michele Pascarella presenta lattività
artistica di Ateliersi, collettivo indipendente di Bologna attivo dal 2014 e
con sede presso lo spazio Sì, dove si realizzano produzioni come lultimo e
applaudito Il linguaggio degli oggetti.
Ad Arezzo, relaziona Roberto
Canziani, si è svolta ledizione 2023 del Festival dello Spettatore a cura
della Rete Teatrale Aretina che si è dimostrata molto attenta allanalisi della
tecnologia e della prospettiva dellinserimento dellintelligenza artificiale
nello spettacolo dal vivo. In Vetrina
Alessandro Toppi posiziona la calabrese Dracma, associazione nata nel
2005 a Vibo Valentia poi trasferitasi a Polistena; nellAuditorium di questo
centro urbano, oltre a propri progetti artistici, questo intraprendente
sodalizio organizza stagioni in cui si intersecano prosa, danza e teatro per
linfanzia. Con lintervento di Paola Abenavoli ci si sposta a Reggio
Calabria dove si è svolta la settima edizione della rassegna Ragazzi MedFest
organizzata da Spazioteatro e incentrata sul rapporto tra scienza e teatro, non
dimenticando il centenario di Calvino.
Il viaggio di Teatromondo parte da Parigi visitata da
Giuseppe Montemagno, che racconta il Festival dAutomne dal quale emerge un
programma imponente e capace di sviluppare percorsi interculturali, nonché
proporre spettacoli di prelibata modernità come Edelweiss (France Fascisme) di Sylvain Creuzevault, The Confessions di Alexander Zeldin
e Quelquun se sert de mes objects
familiers del collettivo Grand Magasin.
Irina Wolf e Claudia
Cannella si occupano della scena viennese a partire dalla compagnia
das.bernard.ensemble attiva dal 1997 e impegnata nella rivisitazione di drammi
classici contaminandoli con estratti di pellicole internazionali di culto, per
proseguire con la compagnia Nesterval e con la messinscena al Burgtheater di Drei Winter da parte di Martin Kusej
al quale spetta anche la regia del molieriano Il misantropo, mentre al Volkstheater Antonio Latella ha affrontato
il goldoniano Servitore di due padroni.
La stessa Wolf si trasferisce in Romania
per dimostrare la vivacità creativa e i lusinghieri successi di pubblico e
critica ottenuti da varie rassegne autunnali: il Festival dei Teatri Ungheresi
al Teatro Odeon di Bucarest, il Festival Internazionale dei Giovani di Spirito
a Iași e il Festival
Nazionale del Teatro Romeno svoltosi nella capitale.
A Mosca, riporta Fausto
Malcovati, anche se le sale sono affollate si registrano chiusure di teatri
e fughe di registi di fama; tuttavia non mancano allestimenti di pregio come le
cechoviane Tre sorelle per la regia
di Konstantin Bogomolov al Teatro dArte, Guerra e pace nella versione curata da lituano Rimas Tuminas.
Teatromondo si conclude al festival
Under The Radar di New York visto da Laura Caparrotti che ne evidenzia
il tratto connotativo di rassegna davanguardia di spessore internazionale.
La cura dellinteressante e
dettagliato Dossier Odin Theatret 60 compete
a Claudia Cannella e a Giuseppe Liotta, anche moderatore del dialogo con
Eugenio Barba che sviluppa riflessioni sul teatro contemporaneo e
considerazioni sullesperienza artistica e umana del celebre gruppo di ricerca
da lui stesso fondato e affermato a livello internazionale nel corso della sua
storia longeva ricostruita da Franco
Perrelli: dalliniziale Ornitofilene del 1965 agli spettacoli
leggendari (Ferai, Min fars hus), dallesperienza del
teatro da strada alle espoliazioni espressive di Talabot (1988) fino ad Albero
(2016), si anima un percorso assai fecondo nella scena del secondo Novecento. Marco
De Marinis analizza lamicizia e il rapporto artistico tra Barba e Grotowski,
individuando convergenze e divergenze nei metodi e negli obiettivi pur
condividendo linteresse, non secondario, per lantropologia.
Le doti di Barba come maestro e
pedagogo si riconoscono, spiega Gerardo Guccini, nellambito
dellesperienza dellInternational School of Theatre Antropology (Ista) da lui
stesso fondata nel 1979 e diretta con passione e competenze trasmesse a gruppi,
registi e attori come Gabriele Vacis e Marco Paolini. Else
Marie Laukvik, Iben Nagel Rasmussen, Roberta Carreri e Julia
Varley sono le interpreti più famose dellOdin, alle quali Laura Caretti
dedica un articolo in cui, oltre a ricordare le performances più importanti,
raccoglie le loro testimonianze circa il lavoro sullattore seguito da Barba.
Giuseppe Liotta si sofferma su Torgeir
Wethal, attore fedele al maestro dal 1964 al 2010, anno della sua
scomparsa, soprattutto protagonista di molti spettacoli leggendari da Ornitofile allultimo Ego Faust del 2000.
Si enuclea, dal contatto con
lOdin Teatret, il Teatro di Pontedera avviato nel 1971 dal regista Roberto
Bucci soprattutto a seguito di un viaggio a Holstebro, come doverosamente
sottolinea Laura Caretti, dove avvia i primi contatti con lo stesso Barba. Le
pratiche teatrali e le linee guida tracciate dallOdin sono diventate
autentiche lezioni per molti artisti dagli anni Sessanta a oggi, secondo quanto
emerge dal dettagliato contributo di Michele Pascarella che riferisce le
principali esperienze del cosiddetto “Terzo Teatro”, dal Teatro Tascabile al
Teatro dei Venti fino a ErosAntEros. Preziosa è la testimonianza di Francesca
Romana Rietti, collaboratrice assieme a Valentina Tibaldi, degli
Odin Teatret Archives ideati e diretti da Mirella Schino; analogamente Franco
Ungaro presenta nel dettaglio il Living Archive Floating Islands contenuto
in sei sale nella Biblioteca Bernardini di Lecce.
Rapide e agevoli schede curate da
Laura Bevione inquadrano dieci spettacoli dellOdin in un arco
cronologico compreso tra gli anni Settanta e oggi, indispensabili per cogliere
i passaggi nodali, artistici e letterari. Nello specifico sono: Ferai (1969), Min fars hus (1972), Le
ceneri di Brecht (1980), Talabot
(1988), Kaosmos (1991), Ur-Hamlet (2006), La vita cronica (2011), Ave
Maria (2012) e Tebe al tempo della
febbre gialla (2022).
Nella sezione Ritratti della rivista milanese si legge
unintervista di Carmelo A. Zapparrata a Adriano Bolognini,
giovane e talentuoso coreografo napoletano al quale si è rivolto la direttrice Eleonora
Abbagnano per una partitura per il Corpo di ballo dellOpera di Roma;
lartista spiega le caratteristiche della sua poetica e del processo creativo
che ha prodotto altri spettacoli di successo quali Rua da Saudade, White Room
e Dinna. Matteo Brighenti si
occupa dei ventanni di attività di Teatro Sotterraneo, gruppo rappresentato
dal drammaturgo Daniele Villa, autore di testi molto interattivi con il
pubblico, come lultimo Langelo della
Storia, vincitore del Premio Ubu.
In Nati ieri Mario Bianchi colloca Niccolò Fettarappa Sandri,
giovane autore interprete di testi ironici e pungenti che bersagliano la
società contemporanea, come il fortunato Apocalisse tascabile nonché titolo
dellomonimo volume pubblicato da Ronzoni in cui si raccolgono anche Solo quando lavoro sono felice e La sparanoia.
La consueta e corposa sezione
delle Critiche ordina le tante
recensioni degli spettacoli teatrali secondo criteri regionali. Seguono le
sezioni riservate a Lirica e Danza, mentre nella ricca Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa
Camaldo raccolgono le schede relative alle novità editoriali italiane
legate alla cultura dello spettacolo. Il testo teatrale pubblicato in versione
integrale è Spezzata. Rapsodia (per
intercessione del Silenzio) di Fabio Pisano. Infine, le tante e
utili informazioni de la società teatrale
sono offerte da Roberto Rizzente.
di Massimo Bertoldi
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